.una macchia grigia
questa nuvola sopra la testa
trafficano macchine e persone da queste parti
vite e telai fatti a pezzi
come i binari della stazione interrotti
e il sole indispettito ci deraglia attraverso
e il mio cuore vacuo non gli ha chiesto un passaggio per caso
ed ha iniziato pure a piovere, poco, ma piove
e una minuscola goccia mi si è incastrata nei capelli
me li spezza, me li tira, all’indietro
e vedo il sole fare a cazzotti col brutto tempo
che a brutto muso mi si sbatte contro, m’acceca
siamo tutti buoni e cattivi al contempo
quel vecchio che guarda urla ma nessuno lo sta a sentire
e questa goccia è diventata un nubifragio
m’infradicia i piedi e i pensieri
ed io
io vorrei solo chiudere gli occhi un momento
e magari tenerli chiusi per un po’
ma non è adesso il momento
adesso
adesso è il momento che sto cadendo
ho già inciampato da giorni
e sono ormai a questo punto
sono qui ed ora tu mi vedi
mi vedi spalancare gli occhi sull’inevitabile
sbattere le braccia per l’aria
contorcere le gambe
i polsi piegarsi alle ginocchia piegate
in un attimo sono faccia a terra
e non puoi più fare in tempo
e non devi fare in tempo
non devi sorreggermi e non farmi cadere
anzi, lascia
lascia che io cada
di faccia
sbucciandomi le mani dentro
che ormai più di questo male, non posso farmi
ma ti chiedo, ti prego
stai qui, in questo punto, con me
e ridi, fatti una bella risata
di quelle che fai che mi fanno ridere tanto
siediti qui, in questo punto bagnato di terra, accanto a me
e sempre ridendo prendimi per le spalle
che le mani come il cuore l’ho frantumate sull’asfalto
e aiutami, adesso, a mettermi in piedi, adesso
che le gambe mi pare non reggano più.
Tag: Pioggia
il sole, una bella ragazza e l’aria fresca – Jack Benny
Datemi
una bella giornata di sole,
un po’ d’aria fresca ed una bella ragazza e
potete tenervi la giornata di sole
e l’aria fresca.
L’ULTIMA VOLTA – DuediRipicca
Pioveva fino a poco fa,
ora anche il vento s’è calmato
soffia appena sulla sabbia
respira sulle case
e questa domenica
a starla a guardare da qui
ricorda
quando da bambino t’affacciavi
dal balcone guardavi giù
la strada
senza un’anima in giro
solo tu e solo
musica di campane poco vicine
che non ispirano nessuna pace né religione,
il solito ubriaco impreca e smanaccia
a voce grossa e con gli occhi annacquati
attende
altra pioggia
perché c’è sempre
un momento di altra pioggia di domenica
come ci sono sempre ragazzini coi palloni
cani, gatti e donne randagie,
sudore a colare dalle tempie di qualche disgraziato,
di macchine quasi nessuna,
un cuore da qualche parte a battere duro
e intanto cerchi di ricordare
dove hai perso il tuo, l’ultima volta
mentre giri l’ennesima sigaretta
sputando avanzi di tabacco
tra scoli di birra e carta straccia.
Viaggio di una bambina Astronauta – Lié Larousse
.così bello
guardatelo
l’aria sua spossata
rallenta il respiro
così vero
intona colori come canzoni
non ti fa sentire solo mai
con i suoi veli di nuvole
nasconde tenebre
verità tristi
felicissime bugie
che a volte lava via
semplicemente piovendo
o con fredde folate di vento
scompiglia capelli
e quando il sole è allo Zenit
gli occhi bagnando,
il cielo
e la sua luce.
Lié Larousse
OTTUNDIMENTO – Lindze
Sono le nove del mattino.
Fuori il tempo fa quello che vuole,
fra pioggia e freddo improvviso.
Lui tenta di far finta di nulla.
E’ il suo giorno di riposo
così, solo, stappa una bionda.
Gira per casa come un cane
alla corda, ogni tanto
scarabocchia due righe
su un foglio.
Rolla una sigaretta,
la fuma
la bottiglia di birra finisce.
Scrive altre righe e tenta
di far rientrare in sé
quel maledetto senso
di solitudine,
di non pensare
all’autunno che assedia
la sua stanza.
Si gira una canna.
Cucina qualcosa,
tanto per fare.
Un uovo al tegame
e una bottiglia di rosso.
Mentre beve si gode
il dolce naufragio
verso il mare
mai burrascoso
dell’ottundimento,
si gode lo stordimento
che smussa il dolore.
Poi siede sul divano
con la bottiglia di vino,
di lato il foglio,
continua a scrivere,
la canna
accompagna il suo bere.
E mentre scrive pensa
che sarebbe bello
vedere gente
se solo gente ci fosse,
sarebbe bello
amare
se solo ancora l’amore si trovasse.
E continua a stordirsi.
Un bicchiere di Whisky
mezzo pieno che Lui
percepisce mezzo vuoto.
Guarda fuori,
dalla finestra
una pioggia feroce
si scaglia contro il vetro.
Qui il posacenere poggiato sul davanzale
e la canna
e il suo fumo è un esile filo grigio
che lotta per non scomparire nell’aria,
per mantenere una qualche coerenza.
Pensa seriamente
a come faccia la gente
a restare lucida
e mentre vi riflette
si scola l’ultimo
goccio di Whisky.
Guarda ancora
quel tenue
filamento grigio
che sinuoso
proviene dallo spinello,
e sa
che la sua vita
non è poi così diversa
da quello sfumare nel nulla.
“Bambina sotto il lampione” Silvana Gay
Io fumo per la luna,
la piccola luna che cala a Ponente.
Le mando nuvole lievi,
che mai saranno pioggia.
Fumo per il lampione,
che mi accende i capelli
e li allunga nell’ombra.
Fumo per la notte,
che non mi dimentichi nei sogni.
Fumo per disperdere l’ardore
delle labbra inquiete.
E anche perché
l’orrore è grande.
E va bruciato.
“Amorino” Isabella Santacroce
Dal diario di Annetta Stevenson
Minster Lovell, 14 novembre 1911, ore 19,09
L’amore, allargata solitudine.
Se solo, ancora lo ripeto per sempre.
Se solo, d’improvviso come un lampo, io gioia divenissi, allora, non più il terrore parlerebbe: ammutolito.
In questi giorni d’abbagliante dolore, accecata dalle grida cammino sbandando, incontro all’amore che invento, tra apparizioni di cuori.
Perché il dolore se di strazio le sue membra riveste, allora, affinché non uccida chi tremando lo stringe, in lontananza compare l’amore, e ha braccia che chiamano, dicono vieni da me, raggiungimi attraversando una bufera di sangue, perché io sono qui, per tenerti.
E tu, seppure già quasi morto, allora lo guardi, e riprendi a rivivere, per riuscire a sfiorarlo.
Già senti il calore sciogliere il freddo, guarirti, e attraversi quella bufera di sangue, che a ogni passo si trasforma, in apparizioni di cuori.
E io so che è terrore la vita, anche senza dolore è terrore. La vita è terrore, non altro, è terrore. La vita è terrore, anche quella innocente, pulita, di luce, è terrore. La vita è terrore.
E io so che non esiste nessuna salvezza, nessuno si salva, neppure i giusti, i virtuosi, gli impeccabili, gli incolpevoli, e neppure Dio, Gesù Cristo, i santi, le vergini e i martiri, perché è terrore la vita, non altro, è terrore che guarda, impassibile.
E allora non è vero, che se d’improvviso come un lampo, io gioia divenissi, non più il terrore parlerebbe: ammutolito. Non è vero, parlerebbe come sempre, nel silenzio, guardandomi impassibile.
Se solo io non sapessi, non gli occhi, non questa sensibilità, non queste ossa. Se solo io non capissi, nessun lirismo, non questa poesia che mi squarcia. Se solo, non questo terrore, la vita.
Alexander, tu sei l’amore che invento in questi giorni d’abbagliante dolore, e nel terrore verso di te cammino sbandando, in un’allargata solitudine.
Alexander, le tue braccia mi stanno parlando, al termine di una bufera di sangue.
Acqua di L.L.
La vedevo dalla lontananza avvicinarsi.
Una nube gravida d’acqua se ne venne oscillando
in groppa al soffio dei venti,
e per tutta la notte si riversò a flutti e a rovesci,
calpestando braccia fragili d’aria satura
finché fece tracimare sangue dalle labbra delle cicatrici lese.
Quando si dilapidò,
il cielo con le sue stelle del mattino
sembrava un pascolo per destrieri dove correre a briglia sciolta,
sembrava un bosco di fiori selvatici roridi di rugiada
con dischiusi nel mezzo boccioli d’odorosa camomilla.
Sembrava mare erboso su cui dolce fluttuava il cammino del cigno.
Sembrava musica melodiosa ancora mai dipinta.
L.L.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.