365 giorni, Libroarbitrio

. volevo abbassare le armi e invece dovrò spararmi. – Lié Larousse

Takato Yamamoto

 

.della confusione mentale
te che ne sai?
quando credi d’aver messo tutto in ordine
nella testa, e invece una stilettata di follia
e la sua vertigine, e il cervello si disordina
disorientato
non capisci più nulla, del nulla
te che ne sai?
quando è così vuoto da riempirti fino all’orlo
e poi quello trabocca
come il bicchiere di troppo
in una finita nottataccia di troppo
sveglio invischiato da troppo
ed è davvero tutto, troppo
troppo più grande di te
come tutte le botte, i calci, le rese, le risa, le risse,
tutto accaduto per tutto e per niente, e del tutto e del niente
te che ne sai?
E poi volevo
credimi, lasciarmi stare
e invece no
“chi muore senza lasciar alcun segno è come se non fosse nato”.

365 giorni, Libroarbitrio

Hashish – Thèophile Gautier

Henri Gervex Rolla-Madame Sabatier-lettera a Gautier

Avanzai verso la parte luminosa della sala dove  parecchie forme umane si agitavano attorno a un tavolo, e non appena la luce mi raggiunse, facendomi riconoscere, un potente evviva scosse le profondità sonore del vecchio edificio.
“E’ lui! E’ lui!”, gridarono insieme varie voci.
“Diamogli la sua parte!”
Il dottore stava in piedi accanto a un tavolo su cui c’era un vassoio carico di piattini di porcellana giapponese. Con una spatola estraeva da un vasetto di cristallo un pezzo di pasta o marmellata verdastra, grosso all’incirca come un pollice, e lo posava su ogni piattino, accanto a un cucchiaio d’argento dorato.
Il viso del dottore era raggiante di entusiasmo;  gli occhi sfavillavano, gli zigomi s’imporporavano, le vene delle tempie formavano un disegno sporgente, le narici dilatate aspiravano l’aria con forza.
“Questo vi sarà detratto dalla vostra porzione di paradiso”, mi disse porgendomi la dose che mi spettava.
Dopo che ciascuno ebbe mangiato la sua parte, fu servito il caffè alla maniera araba, cioè con il fondo e senza zucchero.
Poi ci mettemmo a tavola.
Una tale inversione negli usi culinari avrà probabilmente sorpreso il lettore; infatti non si è soliti bere il caffè prima della minestra e in genere le marmellate si mangiano all’ultimo.
La cosa merita decisamente una spiegazione.

 

 

365 giorni, Libroarbitrio

Ramnstein

uno più uno

Volete vedere il letto in fiamme?
Volete morire dalla testa ai piedi?
Volete conficcare il pugnale
nelle lenzuola?
Volete anche leccare il sangue
dalla spada?

Vedete le croci sul cuscino
Credete che l’innocenza possa baciarvi
Pensate che sarebbe difficile uccidere
Ma da dove credete che vengano tutti i morti?

Il sesso è battaglia
L’amore è guerra

dara scully

365 giorni, Libroarbitrio

“L’isola del dottor Moreau” H.G.Wells

Just-Dessert-by-Nicoletta-Ceccoli

…trovai quei gridi oltremodo irritanti; essi crebbero di profondità e d’intensità con l’avanzare del pomeriggio. In un primo momento facevano pena, ma il loro costante ripetersi finì per sconvolgere completamente il mio equilibrio. Scaraventai in un canto un volume di Orazio che stavo leggendo, e cominciai a stringere i pugni, a mordermi le labbra e a camminare su e giù per la stanza.
Dopo un po’, dovetti turarmi le orecchie con le dita. La mia angoscia a quei gridi aumentava sempre di più: essi  divennero un’espressione così raffinata di sofferenza che non potei  tollerarli più a lungo, in quella stanza chiusa. Uscii fuori, nel calore sonnolento del tardo pomeriggio, oltrepassai l’ingresso principale (notai ch’era di nuovo chiuso a chiave) e girai l’angolo del recinto.
All’aperto quei gridi risuonavano con maggior forza. Pareva che in essi tutto il dolore del mondo avesse trovata una voce. Se avessi saputo dell’esistenza di un tale dolore nella stanza accanto, senza udire nessun grido, avrei sopportato la cosa abbastanza bene, l’ho sempre pensato. E’ quando il dolore trova una voce e fa vibrare i nostri nervi che siamo sconvolti dalla compassione. Nonostante la luce fulgida del sole e il verde degli alberi che ondeggiavano nella calma brezza marina, il mondo era tutto un caos, pieno di erranti fantasmi neri e rossi, finché non fui fuori di portata da ogni voce, lontano da quel recinto.

365 giorni, Libroarbitrio

” Oh selvaggio Vento d’Occidente” Percy Bysshe Shelley

Fossi una foglia morta potresti sollevarmi,
fossi una rapida nube volerei con te,
fossi un’onda fremerei alla tua forza;
se condividessi l’impulso della tua potenza,
solo un po’ meno libero di te, vento incontrollabile!
Se come nell’infanzia ti fossi compagno
nel tuo alto vagare per i cieli,
quando era un sogno superare
il tuo rapido passo celeste,
non ti pregherei in questo mio dolente bisogno.
Sollevami come onda, come foglia, come nube.
Cado sulle spine della vita e sanguino!
Un greve peso di ore ha incatenato, incurvato
una creatura a te troppo simile:
indomita, rapida, fiera.
Fa’ di me la tua cetra, come fossi foresta;
che importa se le mie foglie cadono come le sue!
Il tumulto delle tue potenti armonie
a entrambi porgerà un canto
profondo, autunnale e dolcemente triste.
Sii dunque il mio spirito, o Spirito fiero!
Spirito impetuoso, sii me stesso!
Guida i miei morti pensieri per l’universo
come foglie appassite in cerca di nuova vita!
E con la magia di questi versi
disperdi le mie parole fra gli uomini,
come da un focolare appena spento
le faville e le ceneri!
per la terra addormentata, il mio labbro
sia tromba di profezia! Oh, Vento,
se viene l’Inverno, quanto è lontana la Primavera?

Georg Baselitz , Blauer Baum- P.M

Georg Baselitz “Albero blu”
“La verità è il quadro, ma certamente non sta nel quadro”

…Come vivere a testa in giù…

365 giorni, Libroarbitrio

Ipnosi

Roma 25 marzo 2014

 

I demoni di S.Pietroburgo 2

La notte sveglia obbliga gli animi a dimenarsi nel buio tetro che scintilla blu lingue scalpiccianti contro palati senza melodia divaricando bocche mute, sembrano volermi mordere, e invece loro vogliono dire, ma io sorda nulla ascolto scivolare dal loro fiato, e il giorno fragile è già adepto interminabile, li vedo sparpagliarsi come pecore perse, mi vedo abbracciare l’albero più maestoso che esista, e seppur io sia immobile a lui avvinghiata, le sagome di cartone ritagliate affettano la mia carne e in questo momento che la memoria è la mia padrona la mente ne fugge correndo nella casa che ho per lei creato.
L’osservo arrivare stremata sull’uscio, aprire la porta. E. Precipitare, nulla trovando.

– Poverina- , glielo dico, ve lo giuro, – Poverina-.

Avveleno il mio cuore ripetendomi se non fosse stata vita lo stesso il non voler ricordare
rimanere nel limbo di racconti altrui
e crederci.

Chi sarei allora?
Io non sarei io forse
pure se io non so chi sono?
Allora m’avveleno cercando ricordi
strizzandoli e bevendone delle mie meningi
e alla mensa della domenica prego:

O mio Dio
o mio Signore
nulla è dolore insostenibile
se in me ondeggia l’essenza dell’anima tua?

Amen

L.L.

 

365 giorni, Libroarbitrio

Roma 9 febbraio 2014

E allora mi sento invincibile e allora mi sento invincibile e non sento dolore alcuno e allora mi sento invincibile e non sento dolore alcuno e nessuno di voi mi scalfisce nessuno e allora mi sento invincibile e non sento dolore alcuno e nessuno di voi mi scalfisce nessuno e dico e scrivo nessuno sì proprio nessuno esseri effimeri non esistete neanche siete niente e allora mi sento invincibile e non sento dolore alcuno e nessuno di voi mi scalfisce nessuno e dico e scrivo nessuno perché DAITAN III è finalmente arrivato a salvarmi e allora io mi sento invincibile.

Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Elsa Morante e la sua “La storia” uno scandalo che dura da diecimila anni (seconda parte)

Roma 16 ottobre 2013

Elsa Morante

“La storia”

La vicenda si svolge a Roma, durante la seconda guerra mondiale e nei primi due anni del dopoguerra.

Ida, maestra elementare di origine ebrea, rimasta vedova vive con due figli, Nino e il piccolo Giuseppe (Useppe, nato da un occasionale rapporto con un soldato tedesco).

La donna sopporta faticosamente tutte le sofferenze della guerra: i bombardamenti, il timore per la persecuzione contro gli ebrei, la fame e la distruzione della propria casa.

Ida affronta con grande coraggio queste disgrazie, pur essendo rimasta sola con il piccolo Useppe, perché Nino, esaltato dalla propaganda fascista, si è arruolato con le camicie nere.

Dopo uno dei tanti devastanti bombardamenti Ida deve lasciare la città col bambino per recarsi in un grande rifugio a Pietralata, dove incontra molti popolani romani nelle stesse condizioni.

Nino, ritorna a casa, non solo ha abbandonato le idee fasciste, ma si è arruolato con i partigiani in lotta contro l’esercito tedesco.

Finita la guerra, il giovane non sa rassegnarsi al ritorno alla normalità e, ritenendosi tradito nelle sue speranze, continua con un piccolo gruppo una disperata lotta armata.

Resterà ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia.

Ma una nuova disgrazia attende Ida: Useppe, malato di epilessia, muore durante una crisi particolarmente acuta.

La donna, provata da tante tragedie e distrutta dal dolore, impazzisce.

A domani

LL