365 giorni, Libroarbitrio

Il buon pastore

Paolo Troilo

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.

Su pascoli erbosi mi fa riposare
ad acque tranquille mi conduce.

Rinfranca l’anima mia
mi guida per il giusto cammino
per amore  del suo nome.

Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me
il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

Davanti a me prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici .
Cospargi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

Felicità e grazia mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita…

 

365 giorni, Libroarbitrio

Il Decadentismo

Roma 6 settembre 2013

Decadentismo

Con tale termine ci si riferisce, in senso lato, a un movimento di pensiero tipico dell’Europa di fine Ottocento, che, partendo dalla coscienza della decadenza di un mondo e di una cultura, espresse la propria reazione a essi in varie e articolate forme artistiche.

Iniziato in Francia soprattutto con la poesia simbolista, si manifestò come opposizione al naturalismo e alla compostezza classica della poesia del Parnaso, attraverso l’ansia del nuovo e il disdegno per l’antico, l’esaltazione della stravaganza e del mistero, la sfiducia nella possibilità della conoscenza razionale e l’intuizione mistica, la scoperta dell’inconscio e la folgorazione della poesia.

In Italia assunse i caratteri di un sensuale, talvolta esasperato, estetismo.

Tipici rappresentanti in poesia ne furono D’Annunzio, che esaltò la vita come puro ritmo e fece delle sue liriche una musica di sensazioni ora intime e segrete ora violente, e Pascoli, che nella poetica del “fanciullino” espresse con simbolismo una visione della vita come mistero.

Il senso di un mondo di forme e di ideali ormai finiti, la stanchezza spirituale e l’insicurezza permearono di sé anche la letteratura del primo Novecento, come dimostrarono la poesia crepuscolare di Gozzano e Corazzini, la prosa di Fogazzaro e il teatro di Pirandello.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’Onomatopea

Roma 29 agosto 2013

L’onomatopea è una parola o una frase che riproduce suoni e rumori di cose e versi di animali.

Molto usata da Pascoli nelle sue poesie, così come nella lirica La mia sera il “gre gre” di rane, il “don don” delle campane, ma anche la parola “dormi”, più volte ripetuta  nell’ultima strofa, che , con la sua sillaba iniziale “do”, fa da eco al “don don” .

Un altro  dell’esempio di onomatopea pascoliana, da Il vecchio castagno, riproduce lo scoppiettio del fuoco:

O fiamma allegra, che scricchioli e schiocchi,

scaldano i mesti vecchi, i bimbi savi,

da noi li avesti cioccatelle e ciocchi!

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

La Sinestesia

Roma 23 agosto 2013

La sinestesia è un procedimento linguistico che consiste nell’accostare termini appartenenti a sfere sensoriali diverse, all’interno di un’unica immagine.

Sono andata nel bosco

nel mattino ricco di luce

vagamente per te sperando cogliere

dalla musica tenera dell’aria

qualche fresco sussurro di parole,

ed ecco ti porto invece

solo un poco di fragole rosse,

profumano e brillano,

per la tua gioia, o amato.

Sibilla Aleramo

Nella poesia di Sibilla Aleramo sono sinestesie le espressioni “fresco sussurro” e “musica tenera”.

In entrambe una sensazione tattile (fresco e tenera) è unita a una percezione acustica (sussurro e musica).

La sinestesia è uno stilema tipico della poesia simbolista  e della poesia ermetica italiana.

Alcune sinestesie famose :

Quasimodo: urlo nero della madre

Pascoli: pigolio di stelle

Montale: fredde luci parlano

A domani

LL