365 giorni, Libroarbitrio

I NUOVI GIUSTI – Giuseppe Conte

in Wroclaw, Poland

Il medico tra i contagiati senza l’equipaggiamento dovuto
l’infermiere che per chi muore ha un sorriso come ultimo saluto
il vecchio solo chiuso in casa che beve un bicchiere di vino
la ragazza piena di piercing che fa la spesa al vicino
chi a una coda lascia in silenzio chi gli passi qualcuno davanti
chi prega il proprio Dio per tutti, prossimi o distanti
chi ha pietà della Madre Terra, in questa deserta primavera
chi legge per consolarsi Whitman e Borges ogni sera
chi pensa che alla fine tutto dovrà essere rivoltato
chi giudica il culto idolatrico del profitto un reato
chi continua a lavorare umilmente amando quello che fa
Francesco sotto la pioggia con Cristo in piazza San Pietro,
loro sono i nuovi giusti, di un tempo così tetro.

 

Può la poesia dialogare con il presente?
Sa dare voce a un oggi fatto di solitudine, dolore e speranza?

Questa la domanda posta da la Lettura,
l’inedito sopra è la risposta del poeta Giuseppe Conte

365 giorni, Libroarbitrio

A UN SEMAFORO – di Gianluca Pavia

poesia Pavia

Era un semaforo.
E’ stato a un semaforo su via Ostiense
di quelli dove il bangladino si digievolve 
in supersayan di settordicesimo livello,
e ti ha già venduto tutto, anche la tua macchina
e lo stronzo col suv ti taglia la strada
perfino così, praticamente da fermo
e governo ladro, se piove
governo ladro e fascista a 5 stelle
piove merda a catinelle.
E’ stato a un semaforo sull’Ostiense
di quelli che durano un’eternità,
quanto Le quattro stagioni di Vivaldi
– o una 4 stagioni del pizzaiolo egiziano
a lievitazione naturale dei miei coglioni –
e i pischelli di Libetta escono marci dall’after
ed è ancora rosso,
e il Papa rappa l’Angelus per avvicinare i giovani
e il Gazometro prende fuoco
ed è ancora rosso acceso,
e Optimus Prime è diventato vegano
il rosso del semaforo un Kandinsky monotono
– arancione meccanico, 20:01
odissea nel traffico romano – .
Quando la spia della riserva è accesa
dal Pleistocene, il tuo diesel era ancora un T-Rex
e gli harleysti picchiano stronzi fighetti su T-Max
i piccioni ti prendono di mira
e una blogger, nella Micra
– truccandosi nel retrovisore –
tampona il suv di prima
e fanno il CID come fosse amore
e passano altri 9 mesi, al semaforo
per dare luce verde, gialla e rossa
a un figlio terrapiattista,
radicalchic e trapper.
E’ stato a quel semaforo sull’Ostiense,
adesso verde,
marcia in folle freno a mano tirato
il mondo tutto un clacson
a questo semaforo sull’Ostiense
ho capito che senza di te
non riesco ad andare avanti.

Ci vediamo sabato 15 presso la Biblioteca Longhena
per Presentazione del libro “Black-out” di Gianluca Pavia
Chi non viene può restarsene al semaforo

365 giorni, Libroarbitrio

“Ditele l’assenza” Mariasole Ariot

pozzanghera di luce

Ditele la fame, ditele che la bocca è il centro di una testa, ditele che se piange è per pudore, ditele lo sputo, ditele che il cielo senza occhi non ha ragione, ditele che una parola è matura quando è grave, ditele che grido, ditele che hanno forato il cranio con un punteruolo, ditele che passano le voci, ditele che non passa, ditele che i bambini hanno lo sguardo torvo, ditele che non guardo, ditele che le maglie della terra sono strette, ditele che non usciamo, ditele che usciremo, ditele che l’uomo ha una gabbia sulla testa, ditele della cornea, datele una retina, ditele il sangue sui tappeti, ditele che non avrò figli, ditele che ha innaffiato fiori finti, ditele che non fingo, ditele che i pianeti quando non cadono è perché cedono, ditele che nel pozzo non cadano bambini, ditele di non cadere, ditele che il radicale è un frutto senza seme, ditele dei confini mancati, ditele che se non sono – Sono l’altro, ditele della rincorsa dei coltelli, ditele della camera nera, ditele che un luogo non fa territorio, ditele che i territori sono reti, ditele della ragnatela, ditele che il mio scheletro ha la forma di una mosca, ditele dei ragni. Ditele che non ho pertugi, ditele che il consiglio è : evaporare, ditele che un foro non è un passaggio, ditele che non passa, ditele che hanno cartografato il vuoto, ditele che la fedeltà non si misura in giuramenti, ditele che sono infedele, ditele che la parola è un segno, ditele che ci parliamo, ditele che vedo, ditele che l’uomo ha creato bocche ovunque, ditele che sono una buca, ditele che non ho un fondo, ditele dell’universo osservabile, ditele che se ho taciuto è per gravità, ditele che non ho mai taciuto, ditele che il principio di reazione ha fallito, ditele che è falso, ditele che ho fame, ditele che è freddo, ditele che piange, ditele che un uomo è un bambino in verticale, ditele che cado, non ditele niente, ditele della sbarra piantata sulla schiena, ditele che la verità è una menzogna, ditele che mento.

365 giorni, Libroarbitrio

Il Mostro Allegro delle feste …

-Signor Grinch le porto l’invito per fare il Mostro Allegro delle feste…lo so che lei odia il Natale, ma se fosse tutto un malinteso? Insomma anch’io ho dei dubbi sullo spirito natalizio…

VI AUGURO A TUTTI BUON NATALE!

Lié