una luce
accecante
oscurità
dei miei occhi nei miei occhi
brilli
365 giorni
…Bugia ciò che dice
bugia ciò che da
bugia ciò fa
bugia la bugia
bugia la verità
bugia quello che cuoce sotto all’oscurità
bugia l’amore
bugia il sapore
bugia ciò che manda
bugia comanda
bugia la tristezza quando comincia
bugia non si va.
Bugia, bugia
La bugia…
Bugia non si cancella
bugia non si dimentica
bugia, la bugia.
Bugia quando arriva
bugia mai se ne va
bugia la bugia
bugia la verità.
Tutto è bugia in questo mondo.
Tutto è bugia anche la verità.
Tutto è bugia io mi dico.
Tutto è bugia, perché lo sarà?
Mentira lo que dice
Mentira lo que da
Mentira lo que hace
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Mentira lo que cuece bajo la oscuridad
Mentira el amor
Mentira el sabor
Mentira la que manda
Mentira comanda
Mentira la tristeza cuando empieza
Mentira no se va
Mentira, Mentira
La Mentira…
Mentira no se borra
Mentira no se olvida
Mentira, la mentira
Mentira cuando llega
Mentira nunca se va
Mentira la mentira
Mentira la verdad
Todo es mentira en este mundo
Todo es mentira la verdad
Todo es mentira yo me digo
Todo es mentira ¿Por qué será?
Le conclusioni a cui arrivò interrogando Adriana furono in certo modo positive.
Il misticismo della figlia era di qualità spiritualmente alta, cioè scientificamente pregevole.
Il “cliché” cristiano era xxx da buoni archetipi.
Adriana era preda di una regressione reale, che solo la sua cultura, che distingue la schizofrenia dei santi da quella dei matti, impediva che divenisse un sintomo preoccupante.
Essa riviveva la “ripetizione” al di fuori della coscienza che essa ne aveva come lettrice del miglior San Paolo mistico…
Roma 24 febbraio 2014
“Appena cominciava ad albeggiare, chiudevamo le massicce imposte dell’antica casa, poi accendevamo due candele intensamente aromatiche, che spandevano intorno una luminosità fioca e spettrale.
Indotti da quel debole chiarore, consegnavamo le nostre anime ai sogni: leggendo, scrivendo oppure conversando, sinché il grande orologio non ci annunciava l’avvento dell’Oscurità vera.
Allora uscivamo sottobraccio a passeggiare lungo le strade, proseguendo con i ragionamenti del giorno oppure limitandoci a girovagare senza meta fino alle ore piccole, cercando, tra le luminosità e le tenebre della città gremita, l’intensa eccitazione della mente che l’osservazione silenziosa sa suscitare.”
da, I delitti della Rue Morgue, Demetra 1993
A domani
Lié Larousse
Roma 24 agosto 2013
Questo termine fu introdotto in origine con intento dispregiativo, quale sinonimo di oscurità e incomprensibilità, per definire un movimento poetico storicamente compreso tra le due guerre mondiali e connotato da una forte polemica contro l’ultima tradizione ottocentesca e una spregiudicata istanza di rinnovamento.
Oggi Ermetismo ha assunto il significato di pratica della poesia come atto puro, come esercizio assoluto di linguaggio, senza preoccupazioni strutturali, metriche, tecniche di comunicabilità e chiarezza.
Ermetismo è credere che non esiste altra realtà oltre a quella interiore del poeta, oltre quella della parola metafisica, assoluta, che traduce l’illuminazione lirica.
Ermetismo è poesia in cui la parola perde ogni contenuto di socialità, di tradizione, di cultura per divenire pura metafora.
A domani
LL
Roma 25 marzo 2013
Il romanzo a chiave nel Seicento era un modo per affrontare la realtà, mascherandola e smascherandola insieme, in quest’epoca di particolari successioni storiche politiche: ma il gioco delle maschere e dei labirinti, il moltiplicarsi di un personaggio in altri che lo riflettono era un atteggiamento letterario che si scindeva all’allegoria e come appena detto affamato di situazioni e necessità politiche che poi andavano riproducendosi in abili poetiche successioni di racconti.
La lingua latina non era soltanto l’espressione di una certa cultura, dell’erudizione, della teologia e della Chiesa, ma era anche l’espressione di una forma di propaganda pubblicistica. L’uso di un linguaggio abbastanza conosciuto da essere un elemento della realtà contemporanea, ma insieme abbastanza raro e convenzionale per essere elemento di stilizzazione e di fissazione, può prestarsi opportunamente a rendere il processo allegorico del romanzo a chiave.
L’opera più letterariamente complessa ed ambiziosa dell’autore italiano Gian Vittorio Rossi è l’ Eudemia. Portato ad uno spiccato senso dell’analisi psicologica, la sua produzione si basa sullo studio dei personaggi,di ritratti di ambienti e di caratteri.
Nato a Roma nel 1577, dottore in legge nel 1596, Gian Vittorio Rossi, si dedicò per molta della sua vita allo studio e alle dotte amicizie. Col suo latino sicuro ed elegante, pieno di nostalgia umanistica veniva riflettendo sulla sua esperienza religiosa che lo portò al servizio del cardinale Andrea Perretti per diciotto anni. Janus Nicius Erythraeus così prese a farsi chiamare, riproponeva le sue riflessioni culturali e del mondo contemporaneo in lavori di scrittura, di fatti meravigliosi e miracolosi, vere e proprie opere letterarie come la Pinacotheca, Omiliae, Documenta sacra ex evangeliis, Exempla virtutum et vitiorum, ed Epistulae.
In continua osservazione privilegiando la dotta satira, compone nel 1664 un romanzo latino l’Eudemia, dove il motivo di un viaggio e di un approdo in terra sconosciuta serve per una ricostruzione reale e fantastica della Roma contemporanea, in essa l’autore avversa la moda degli scrittori contemporanei rievocando ed invocando l’antica chiarezza: egli si meraviglia che si debba espressamente cercare l’oscurità e rintracciare la vera dottrina e il vero valore nella presunta docta obscuritas.
A domani
LL
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