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365 giorni
Nella grande e antica città di Smeralda viveva un astrologo di nome Alcabizio.
Tale era la sua fama della sua bravura che re, mercanti e mendicanti
facevano la coda fuori dalla sua casa per consultarlo. Ma
non tutti i re e i mercanti ricevevano la stessa attenzione
che l’astrologo destinava ai mendicanti.
Nel silenzio della notte Alcabizio
scrutava il cielo e le stelle
per scoprirne i segreti.
Intanto di là del mare una ragazza lavorava in un supermarket.
Un taxista aspettava i clienti pensando alla prossima rata del mutuo da pagare.
Ragazzi guardavano un film di paura mangiando popcorn.
Due innamorati si baciavano al parco, masticando lo stesso chewing gum rosa.
Poliziotti vigilavano sul mondo, dopo aver bevuto un caffè lungo.
Quando la notte si faceva fonda e buia,
una fredda coperta di smog si posava sulla città silenziosa,
attraversata solo da gatti neri come la pece.
Poco prima dell’alba Alcabizio consultava gli astri delle torri di Smeralda.
E intanto cercava di capire da dove arrivasse quell’odore aspro e forte.
Di supermarket,
di taxi,
di mutuo da pagare,
di popcorn,
di chewing gum rosa,
di caffè,
di smog,
di gatti,
di pece,
che il mare portava di notte.
Quando alla fine ci arriverò –
e ci vorranno molti giorni e molte notti –
mi piace pensare che ci saranno altri in attesa
e che vorranno perfino sapere com’era.
E così mi abbandonerò al ricordo di un cielo particolare
o di una donna con un accappatoio bianco
o della volta in cui ho visto uno stretto molto angusto
dove si era svolta una famosa battaglia navale.
Poi squadernerò su un tavolo
una grande mappa del mio mondo
e spiegherò al popolo del futuro
dagli abiti sbiaditi com’era –
come le montagne si alzavano tra le valli
e questa era detta geografia,
come le navi cariche di merci percorrevano i fiumi
e questo era detto commercio,
come il popolo di questa zona rosa
si spostava in questa zona verde chiaro
e come si incendiava e uccideva chiunque trovasse
e questa era detta storia –
e loro ascolteranno, con lo sguardo gentile e in silenzio
mentre altri arriveranno ad unirsi al cerchio,
come onde che non si allontanano,
ma si muovono verso un sasso lanciato in uno stagno.
Sul sentiero di montagna
qualcosa di grazioso,
un ciuffo di violette.
Nobile è colui
che non dai lampi capisce
la vanità delle cose!
Eccomi, sono un uomo
che mangia il suo riso
seduto tra i convolvoli.
Di tanto in tanto le nubi
concedono riposo
a noi che guardiamo la luna.
Se a un peperone
mettete le ali
ecco una libellula rossa.
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