365 giorni, Libroarbitrio

CHI CI HA UCCISO? – Gianluca Pavia

Diego Rivera

Non sono state le notti brave

ad ucciderci

né le cattive compagnie.

Innocui

i metalli pesanti

e le polveri sottili,

la musica a tutto volume

e i drink con troppi volumi.

Assolvi pure

le percezioni alterate

di umori altalenanti

in giorni come montagne russe

di un vuoto siderale

alla bocca dello stomaco.

E’ stata la macchina strizza-fegato

a fotterci,

l’accettare apatici

una nuova riforma

una nuova guerra

un nuovo nemico,

il porgere una guancia dopo l’altra

finché

non siamo rimasti in mutande

e abbiamo offerto le chiappe.

Ha fatto male, all’inizio

ma almeno siamo ancora vivi

per svegliarci alle 7

per lavorare per pagare

affitto, bollette e parabola satellitare

multe, carta igienica e un bel funerale.

Adesso dimmi,

siamo ancora vivi?

G.P.
DuediRipicca
#DiegoRivera

365 giorni, Libroarbitrio

LA VITA E’ UNA GUERRA – Gianluca Pavia

roberto-ferri

La vita è una guerra
ogni risveglio, un raid nevrotico
ingoi polvere al gusto di napalm
e lo stomaco brucia
asfissiando pensieri
in un campo di grano
minato dalle convenzioni.

Siamo solo kamikaze
senza addestramento.
Siamo solo vittime
del fuoco amico.
Siamo solo pedine
su un atlante di filigrana.

Prigionieri
della resa incondizionata
ad impulsi compulsivi,
ossessivi,
ossessionati
da bombardamenti neuronali
fin dentro la trincea,
fin dentro la fossa.

A volte
premo la canna in gola
ferro freddo su palato caldo
sarebbe facile
il grilletto è sensibile
un poco più vigliacco
e ritingerei le pareti
di sangue e cervello
e vane speranze.

A volte marco visita
diserto
passo al nemico
quello seduto sulla riva
acquattato nella giungla
quello che non vive
per morire
quello che muore
per iniziare a vivere.

365 giorni, Libroarbitrio

“La ragazza che giocava con il fuoco” Stieg Larsson

falena

Quello era il nocciolo del problema.
Non esisteva praticamente nessun dubbio che una strega come Lisbeth Salander avesse fatto in tempo a procurarsi un certo numero di nemici nel corso degli anni.
L’avvocato Bjurman aveva però un grosso vantaggio.
A differenza di tutti gli altri che per un motivo o per l’altro potevano essersi arrabbiati con la ragazza, lui aveva accesso illimitato alle sue cartelle cliniche, alle relazioni degli assistenti sociali e a quelle degli psichiatri.
Era una delle poche persone in Svezia a conoscere i suoi segreti più intimi.
Ma la cartella personale che l’ufficio tutorio gli aveva fornito quando aveva accettato l’incarico di tutore della ragazza era breve e sommaria – circa quindici pagine che fornivano un’immagine generale della sua vita da adulta, un riassunto della perizia psichiatrica, la decisione del tribunale di metterla sotto tutela e la revisione contabile dell’anno precedente.
Aveva letto il sunto più e più volte.
Quindi aveva cominciato sistematicamente a raccogliere informazioni sul passato do Lisbeth.
Da avvocato sapeva molto bene come comportarsi per raccogliere informazioni negli uffici pubblici.
In qualità di suo tutore non aveva nessun problema a superare la segretezza che circondava la sua cartella clinica.
Era una delle poche persone che potevano ottenere qualsiasi documento che riguardasse Lisbeth Salander.

365 giorni, Libroarbitrio

un giorno come un altro – L.L.

passione

Opera pittorica di Roberto Ferri 

26 aprile

Sguardi che compaiono
da vicoli come cunicoli.
Mentre stanze segrete consumano
rimembranze di battaglie sconosciute.
E’ notte. E vorrei fosse presto giorno.
E’ giorno. E prego perché la notte accorra a proteggermi
oscurando. 

Dio. Non puoi salvare.
Nessuno. Da se stesso. Di se stesso.

Dio non risanerai mai i tuoi feriti.

I tuoi figli.
Io tua figlia.
Non puoi riparare un danno già compiuto da genitori egoisti, ex corrotti, persecutori, povertà, depressione o semplicemente squilibrio chimico.
Io.Non riesco ad annullare ferite psichiche, fasciare vecchie cicatrici, mandar via antichi lividi con un bacio. Non riesco a mandar via il dolore. Zittire le voci nella sua testa, nella mia, in quella della gente.
Non sarò mai in grado di salvare gli oppressori dall’opporsi a un mondo che hanno preso ad odiare. Troveranno sempre il modo di ricominciare da dove i prepotenti hanno lasciato perdere. Diventeranno loro i più prepotenti. Faranno diventare me il nemico. Io sono il nemico ora. E tu dove ti sei perso Dio? Non lo vedi che non ci riesco, che sola non ce la faccio? Non importa quanto sono convinta di aver fatto davvero ogni cosa in mio potere per dimostrare la mia indifferenza, e mentre agogno il tuo sconfinato sostegno per non morire, imparo che non potrò mai salvare un miserabile bastardo da se stesso.
E’ un muro di fuoco in continua espansione e nella sua scia si abbevera della mia acqua, si sta nutrendo di me, la mia energia, i colori stanno sbiadendo ad ogni sua sorsata, e alla fine ucciderà la mia anima.
Sarò nulla.
Non sarà soddisfatto finché non sarò miserabile quanto lui.
E a questo punto il disprezzo sarà un perpetuarsi dietro cancelli altrui, mosaici di celle senza serrature per la via d’uscita.
Una volta sconfinata lì sarà di fatto impossibile per me pattuire una tregua.
Non importa più l’età del tempo, né il male del tempo.
Non gli importa più nulla di nulla, se non.
Mangiarmi.
Spolparmi viva.
Tormentata.
Immobilizzata come un fermo immagine incrinato e intrappolato dentro un proiettore rotto.
Frustata dal suo vuoto spazio interiore d’occhi acidi al di là la tragedia, il mio stesso senso d’impotenza. Vicolo cieco. Aggrappare le mani attorno filo spinato, e percuoterlo percossa.
Infuriata per la colpa, per le stronzate idealizzate nelle mente.
Insistere resistendo alla lotta.
Inspira lentamente.
Voglia di tirare calci, schiacciargli la faccia, fracassargli la testa.
Espira.
Labbra gonfie. Le mie. Anche i denti mi fanno male.
Mi resta di succhiare caffeina e codeina da una cannuccia.
Si vaporizzeranno i lividi.
– Le ossessioni vanno uccise per farle sparire definitivamente – , m’ha sussurrato all’orecchio umettato dalla sua saliva.
Ora fisso fronde d’alberi. Platani. Appaiono molli. Riversi. Come salici ma senza pianto.
Intanto bisogna pregare per la resurrezione in un’anonima chiesetta.
Per la redenzione.
Un angelo tenebroso cadrà giù dal cielo per me.
Brillanti sogni compro messi in intossicazioni pericolose per la mia salute mentale boccioli selvatici bagnati d’acqua santa.
Amen.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Il Leone va alla guerra” Jean de La Fontaine

mondo1

Volendo Re Leon scendere in guerra,
dirama un bando a tutti gli animali,
che vengan da ogni parte della terra
ciascun nelle sue fogge naturali.
L’elefante, oltre al combattere,
a portar l’artiglieria
e i foraggi è valentissimo.
Gran maestra in strategia
è la volpe, e sa la scimmia
il nemico gabellar,
salta l’orso ed è terribile
le fortezze ad assaltar.
Volevano i ministri mandar via
gli asini sciocchi e i timidi leprotti,
ma non volle il Leone a tutti i patti.
“L’asino” disse “a fare da trombetta
ha una voce più forte della mia,
e la lepre sarà nostra staffetta.”

Il Leone capì, da saggio,
che si può cavar vantaggio
da qualunque attività.
Nulla è inutile a chi sa.

365 giorni, Libroarbitrio

ARCHILOCO

Cuore, mio cuore, miscuglio d’insolubili guai,
torna a galla e a chi ti tratta male tieni testa,
sistemati nei covi dei nemici e non mollare.
Se vinci, in pubblico non gloriarti,
se perdi, in casa a piangere non ti isolare.
Se va bene godi, se va male soffri, ma non troppo.
Impara infine  questa musica della vita.

Archiloco

pentagramma

E far parte di un tondo che gira su angoli quadrati e il nero è il buio fondo di spigoli concavi
dove morire è cosa dolce
come note dipinte sulle linee rette di un pentagramma

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Alda Merini “E’ un filosofo puro il poeta”

Roma 24 settembre 2013

Alda Merini

Lirica antica

Caro, dammi parole di fiducia
per te, mio uomo, l’unico che amassi
in lunghi anni di stupido terrore,
fa che le mie mani m’escano dal buio
incantesimo amaro che non frutta…
Sono gioielli, vedi le mie mani,
sono un linguaggio per l’amore vivo
ma una fosca catena le ha ben chiuse
ben legate a un ceppo. Amore mio
ho sognato di te come si sogna
della rosa e del vento,
sei purissimo, vivo, un equilibrio
astrale, ma io sono nella notte
e non posso ospitarti. Io vorrei
che tu gustassi i pascoli che in dono
ho sortiti da Dio, ma la paura
mi trattiene nemica; oso parole,
solamente parole e se tu ascolti
fiducioso il mio canto, veramente
so che ti esalterai delle mie pene.

E’ un filosofo puro il poeta, che va sulle montagne a cogliere l’ultima stella.

Alda Merini 

A domani

LL