365 giorni, Libroarbitrio

Commerciante di petrolio

Natalia Drepina Photography

Carta straccia.
Nella bocca.
Mastica l’attenti!
Struscia lezzo ombra nell’ora buia appesta cervella d’incredulità.
Fetore di benzina ride forte.
Eppure non ridesta il sonno di nessuno se non mio quest’incubo.
Ha indietreggiato nell’ordine della notte e del comando appena impartito.
Al mattino la sindrome del vano ricordo incendia le ceneri rimasugli del mio cuore.
Figuratevi quanta speranza che fosse covo di antiche rimembranze e non la realtà.

E invece.

Nella scatola delle parole.
In stampatello.
Su carta straccia.
STAI A SCHERZA CO ME?
Lurida calligrafia sbiadita da saliva rattrappita dal freddo.
Chiusa in un pugno Click sul pulsante di partenza.
Si carica d’energia la scatola, ma, d’improvviso dai contatti interni non ha parole.
Chiusa in un pugno Click sul pulsante di partenza.
Si carica d’energia la scatola, ma, nulla, danneggiata, inutilizzabile.
E tutte le mie di parole restano lì, col mio di terrore qui.
Segregate.
Sole.
Senza di me loro, ed io senza di loro, non sono nessuno.
Di nuovo sono Nessuno.
Falso sei, questo non è un gioco scherzoso?
Qui non ci sono balocchi nudi in piccole scatole con cerchi rotanti
E l’indifferenza ai miei timori del venditore e dei suoi amici accattoni mi si avversa contro in fragorose risate.
Non posso dar loro torto.
Additata stupida incapace d’intendere il più delle volte sedata.
E poi non si può credere a ciò che non si vede pur se l’evidente è agli occhi.
Meglio far finta di nulla.
Riparare la scatola quanto prima.
Riparare la ragione quanto prima.
E far passare tanto tempo.
Come sempre.
E il tanto è passato tra il cinque e il sei  d’un paio di mesi.
Ed ho riparato di nuovo oggi dopo un paio di giorni.
Questa la seconda volta per la mia scatola di parole e.
Vero.
Questo non è un gioco per niente scherzoso.
Vedrai commerciante di petrolio quanta bravura sarà la mia….

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

Cosa.Casa L.L.

natalia-drepina-photography-5

voglio lasciare ogni Cosa
tutte quelle Cosa che non servono proprio a niente
– devo fare questa Cosa
– aspetta non ho capito hai detto Cosa?
– vali meno di questa Cosa
– devo avere quella Cosa
– questa Cosa è mia!
infinità di Cosa d’abbandonare all’istante
e correre al capezzale
di quegli uomini e di quelle donne
– quelli lì, sì quelli lì, li vedete!
che la vita sta abbandonando
e ascoltare loro ogni ricordo
e raccontare loro più di un sorriso
più di un pianto
accompagnandoli nella morte
che non si sentano soli
– alla fine uno può essere d’improvviso figlio e ad un figlio corrisponde un genitore!
e io voglio esserlo
ed appropriarmi del loro amore
di quello che un padre e una madre devono
morire di dolore con loro
perché forse questa è l’unica morte che conosco
l’unica praticabile sul colpo
restando inermi
in attesa
che arrivi il cambio del paziente genitore
nuovo padre nuova madre nuovo figlio nuova morte
e mai mai mai mai mai
avere una Casa vuota dove far ritorno.

L.L.