Roma 30 gennaio 2013
Il Pauperismo
I movimenti ereticali rappresentavano la presa di coscienza da parte del laicato del proprio diritto ad assumere direttamente il governo della vita spirituale, e il rifiuto di affidarlo a “specialisti” quali erano gli ecclesiastici. Questa insofferenza verso la separazione e la supremazia del clero non troverà sfogo in un organico movimento eversivo e serpeggerà, soffocata e frammentaria, senza creare una nuova prospettiva religiosa, nell’atteggiamento antiecclesiastico di molta parte della cultura italiana. E’ comune a questi movimenti l’ideale “pauperistico” e la critica dell’avarizia del clero, temi che rimarranno profondamente radicati nella riflessione morale anche al di fuori del movimento eretico, all’interno del mondo cattolico. Si viene a formare sotto la spinta ereticale anche il diffuso concetto dell’ipocrisia ecclesiastica, cioè la convinzione della contraddittoria presenza, nel clero, di una predicazione o un insegnamento fondati su princìpi evangelici contro una vita immischiata negli interessi mondani. Di qui talora l’immagine della chiesa come potenza demoniaca piuttosto che custode della santità e rappresentante terrena della divinità.
San Francesco
Un merito indiscusso nella promozione della letteratura volgare ha il “movimento francescano”, proprio perché esso si rivolse inizialmente ad un pubblico nuovo, di non letterati, per diffondere un tipo nuovo di religiosità, rifondato sulla semplicità e umiltà del messaggio evangelico. Si manifestò infatti l’esigenza di adeguare il linguaggio della predicazione ad ascoltatori non educati al virtuosismo retorico della scuola, di offrire modelli di vita simili a quello contenuto nella storia dell’Antico Testamento, di fornire alla devozione dei fedeli forme di preghiera vicine all’esperienza della lirica popolare.
La predicazione francescana si liberò degli schemi dell’oratoria scolastica e del discorso dottrinale; l'”agiografia” puntando sulla vita di San Francesco, che inizia dalla testimonianza del suo Testamento e dal racconto dei suoi primi compagni, recuperò i modi della narrazione evangelica; l’inno sacro si conformò secondo la linearità, umile ma sublime, della prosa ritmica dei salmi biblici o secondo i modi ritmici della ballata popolare.
Di questi generi solo l’ultimo trova nel Duecento un notevole sviluppo in volgare, mentre le testimonianze della predicazione e dell’ agiografia continuano ad essere trasmesse in latino, seppure talora in un latino assai semplificato nella sintassi e perfino sconvolto dal lessico volgare.
A domani
LL