Roma 30 luglio 2013
Vidi nella nave dall’aspetto guerriero,
vessilli al vento e vele spiegate,
trascinata da pura follia
lanciarsi contro un imperturbabile iceberg:
ma non lo scosse,
benché nella sua esaltazione
si inabissasse.
L’urto scaraventò grandine di ghiaccio
cupa a tonnellate e sfondò la tolda:
ma quella valanga fu tutto,
nulla si mosse,
solo il relitto che affondava.
Dagli speroni delle pallide creste
né il picco più sottile e fragile
né un prisma precipitò nel deserto
delle gole di verde cristallo.
Le stalattiti nelle grotte o nelle miniere
non vibrarono quando la nave attonita affondò.
Non un fremito scosse i gabbiani
che in bianca nuvola ruotavano lontani
attorno a un picco dai fianchi nevosi
e neppure gli uccelli vicini
che sfioravano i banchi bassi di ghiaccio
e le rive di cristallo rabbrividirono.
Per l’urto nessun fremito scosse alla base
il blocco delle orride guglie.
Le torri minate dalle onde
restarono al loro posto,
il grande blocco incombeva.
Le foche lucide,
sonnecchianti sui viscidi scogli,
non scapparono quando,
rovesciata per forza d’inerzia,
dalla cima più alta la nave sussultò
e s’inabissò nel vuoto.
Montagna inanimata, pensai,
così gelida, così vasta!
Offuscata dalla tua umidità mortale
esali ancora il tuo fiato stillante
e alla deriva ti dissolvi,
nata per la morte!
Benché tu sia pesante
come chi a stento si muove
in uno stentato, goffo, lento bighellonare,
quelli che in te s’imbattono
ti deplorano e si inabissano
a sondare il tuo fondo precipizio.
Ma non svegliano il viscido lumacone che striscia
lungo la morta indifferenza delle tue pareti.
Narratore e poeta statunitense, Herman Melville, iniziò la sua lunga teoria di viaggi dopo essersi imbarcato come marinaio semplice su un mercantile adibito al trasporto di emigranti e diretto a Liverpool.
Si sposò, ebbe quattro figli, collaborò con importanti riviste letterarie e nel 1851 diede alle stampe il suo capolavoro, Moby Dick.
Nel 1857 pubblicò il suo ultimo romanzo Il truffatore di fiducia, e la conclusione della sua carriera di narratore aprì la strada alla poesia, attività a cui dedicò gli ultimi quindici anni della sua vita ove visse appartato e quasi dimenticato da chi ne aveva elogiato le doti di narratore.
Morì a New York nel 1891.
A domani
LL