365 giorni, Libroarbitrio

Fra cronaca e favola: la costruzione del Decameron

Roma 21 febbraio 2012

Il genere della novella

La disposizione del Boccaccio al racconto, che si era manifestata nelle forme  del romanzo cortese, del poema epico e dell’idillio bucolico, sfociò qualche anno dopo il suo ritorno a Firenze in un grande impegno narrativo. Tale è il Decameron, il cui titolo grecizzante designa un’opera compiuta in dieci giorni, quanti ne impiega una brigata di giovani per raccontare cento novelle. La nuova opera, che non era un romanzo, ma una raccolta di novelle, valorizzava un genere minore rispetto alla più tipica narrativa cortese ed all’epica classica e medievale. Il genere della novella aveva trovato tuttavia notevole fortuna nell’uso della conversazione e dell’intrattenimento piacevole presso le corti signorili e nei ritrovi del mondo borghese, come nella pratica della predicazione, che accoglieva sempre più largamente l’esempio favolistico e quello storico o aneddotico per rendere persuasivo l’insegnamento morale. Alcuni autorevoli modelli, come  le Metamorfosi  di Apuleio, un romanzo in prosa  della tarda latinità  che Boccaccio  conobbe  e apprezzò, la tradizione novellistica orientale confluita  nelle Mille  e una notte, assai diffusa nel Medioevo, inserivano le novelle in uno schema particolare, attribuendo loro la funzione di pausa distensiva e piacevole su uno sfondo tragico che si trasformava in un pretesto.

A domani

LL