365 giorni, Libroarbitrio

Kobayashi Issa “La mia primavera”

Roma 3 agosto 2013

Kobayashi Issa

Con occhi invidiosi
insegui la farfalla
uccellino in gabbia!

“La nostra casa”:
freschezza
di queste parole.

E’ in fiore il susino,
l’usignolo canta
ma io sono sola!

Paese di montagna:
la luna piena autunnale
entra nella mia zuppa.

Gocce di pioggia cadono
qua e là
zanzare variegate!

Quando morirò
fai la guardia alla mia tomba
piccolo grillo.

Tra i fiori del tè
i passerotti
giocano a nascondino.

L’uccellino prepara il nido.
Non sa che taglieranno
l’albero.

Kobayashi Issa 

Originario di Kashiwabara, Issa considerato uno dei maggiori poeti giapponesi.

Rimasto orfano a quindici anni andò a vivere a Edo, l’attuale Tokyo,per apprendere l’arte dell’haiku.

Dopo alcuni anni prese a girovagare per il paese facendo visita a illustri poeti e traendo dai nuovi ambienti conosciuti motivi di ispirazione per le sue composizioni.

Si sposò, ma nel giro di pochi anni, uno alla volta, gli morirono i quattro figli e la moglie.

Si risposò, ma il matrimonio fu un fallimento.

Fu colpito da una grave malattia e un incendio gli bruciò la casa.

L’opera più nota di Issa, La mia primavera, è un “haibun”, cioè una sequenza di haikai  alternati a brani in prosa, che rispecchiano fatti ed emozioni della sua vita.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Emily Dickinson: “Richiamata”

Roma 18 giugno 2013

“Scelsi per me la più piccola stanza…”

Così inizia il percorso di vita  e di scrittura di Emily Dickinson presso Homestead di Amherst, il villaggio del Massachussetts dove trascorrerà l’intera vita, priva di eventi significativi come da studi biografici riportati ad oggi.

Ma è veramente così?

A trentadue anni decide d’intraprendere il suo “isolamento d’elezione” proprio nella piccola stanza da lei scelta della casa.

Possiamo legger in molte delle biografie ad Ella dedicate che tale scelta sia stata la conseguenza dell’allontanamento dell’amato Reverendo Charles Wadsworth nella lontana California così da indurre Emily a scegliere “la veste bianca” e una sorta di monacazione che suggellasse una verginità votata a quell’impossibile amore.

In alcune biografie edite in America si azzarda la tesi che Emily soffrisse di una grave malattia nervosa e che i parenti l’abbiano costretta alla reclusione.

La verità è che, indifferentemente se malata o innamorata, raggiunta la maturità Emily decide di dedicarsi instancabilmente all’attività di Poeta.

Si cingerà di libri e poesia estraniandosi dal mondo fuori quello fatto di esseri umani, ciò non significa che sia egoismo nei confronti della reale umanità semplicemente lei ha a che fare con altro.

In quella stanza nascono scritti come “Emily-Nessuno”, “Imperatrice del Calvario”, e “Sposa del Terrore” .

Per Emily la vita è una lunga attesa di un Evento, che però non si compierà nell’arco della vita: un matrimonio singolare, con un “manieroso pretendete” già amico da tanti anni – che si era già “dichiarato” in modi sibillini.

E’ il canto a fare compagnia ad Emily, le lettere alle cugine Fanny e Loo fino all’ultima dove scrive solo due parole:

Called back – Richiamata

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

La comicità dialettale nella poesia II parte

Roma 20 aprile 2013

“Io canto quanto belle, e vertolose

so’ le Vaiasse de chesta cetate;

e quanto iocarelle, e broccolose

massema quanno sogno ‘nnamorate…

Ma non faccio li vierze ‘ntoscanese

azzò mme ‘ntenna onnuno a sto paiese.”

La Vaiasseida, come abbiamo già letto nei post precedenti, racconta le vicende e i costumi delle donne di servizio napoletane, parla dei loro amori, dei loro congressi e delle loro rivolte contro i padroni.

Il matrimonio di Renza, i consigli delle comari, la nascita di una bambina, intrighi di fattucchiere, tutto si riaggiusta in una gran mangiata al Cerriglio per il propizio intervento di Micco Passaro.

La misura del modello letterario e la presenza del ritmo italiano impediscono in queste prove in ottava rima nella forma del poema quella più sicura possibilità di distinzione che la prosa può offrire agli scrittori italiani.

In questo processo di riduzione dell’eroico e insieme risoluzione e integrazione del popolaresco nella cultura e negli schemi della poesia e della società neo-feudale sino agli estremi del Seicento.

A domani

LL