Roma 8 aprile 2013
Il Foscolo, il Leopardi e il Carducci in una tradizione che è insieme riflessione e coscienza di tecnica letteraria e di interesse di poeti e scrittori, videro il Chiabrera e il Testi come creatori di quelle novità di stile, di linguaggio e di forme metriche che la letteratura italiana doveva continuare nel Settecento e, in un certo modo, sino alla loro poesia stessa.
Il classicismo, il nome cioè e la categoria sotto la quale si raccolgono questi due autori, è stato una ricerca, più inquieta nelle forme che non nello spirito, di strutture nuove e corrispondentemente di temi, se non sempre di sentimenti e di contenuti nuovi.
Il Chiabrera, ammirato dal Marino, viene ricordato con riconoscente esaltazione dal Testi nell’avvertenza alle sue poesie come “il primo a correre questo arringo della pindarica imitazione, riportandone plauso sempre grandissimo, ma non mai maggiore del merito”.
La posizione di questi due scrittori rispetto al mondo classico, pur diversa dal Marino, non è più quella umanistica né quella rinascimentale: le grandi letterature moderne si equiparano a quelle classiche e quella italiana si colloca in una rete di relazioni e di sollecitazioni con gli stranieri contemporanei e con gli antichi.
A domani
LL
Testo di lettura
La letteratura italiana, Il Seicento
Editore: Iniziative Speciali De Agostini