365 giorni, Libroarbitrio

Un gran bel mo(n)do – Andrew Faber

 

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In un mo(n)do o nell’altro
io e te, ci si dovrà incontrare.
Con l’unica certezza che rimane
di non lasciarsi andare.
Per la voglia di fuggire via
per rispetto di chi crede ancora alla magia.
Sono un uomo che siede comodo sulla sua malinconia.
E che ogni tanto scrive
quando il mondo brucia per la troppa frenesia.
Ma che bel modo hai
di essermi, di esserci.
Ma che bel modo sei
di vivermi, di viverci.
Ma tu lo sai come si fa a rimanere soli tra la gente ?
Quando ad ascoltare non ce la fai più.
Intendo dire, soli veramente.
Come si fa a superare la corrente gelida che scorre
tra ciò che è giusto fare e tutto ciò che serve per cambiare ?
A me piace sognare
soffro d’una rara malattia chiamata ipotermia neurale.
Se non penso io mi sento male.
Ma non stiamo qui a tergiversare.
Non ho più voglia di parlare.
Vieni a respirare qui con me. Vienimi a trovare.
Con una scala o una poesia per poter guardare fuori.
Ti parlerò di libertà.
Io.
Ti vestirò di fiori.

365 giorni, Libroarbitrio

“Lady Lazarus” Sylvia Plath

Fanciulla sulla roccia a Sorrento - Filippo Palizzi

Seduta su uno scoglio in Cornovaglia
dovrei pettinarmi le chiome.
Vestirmi da tigre.
Avere una relazione.
Dovremmo incontrarci nell’aria.

tratto da Attraversando l’acqua

365 giorni, Libroarbitrio

Walt Whitman “Le più belle poesie”

Roma 24 marzo 2014

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Ohimè! O vita!

Ohimè! O vita! Per queste domande sempre ricorrenti,
per la folla infinita di fedeli, per le città  piene di sciocchi,
per il mio continuo rimproverarmi (poiché che è più sciocco di me
e più infedele?),
per gli occhi invano assetati di luce, per gli oggetti perfidi,
per la lotta sempre rinnovata,
per gli scarsi risultati di tutti, per le sordine folle che vedo
attorno a me avanzare con fatica,
per gli anni inutili e vuoti  di coloro che rimangono,
con il resto di me avvinghiato,
la domanda, Ohimè! Così triste, così ricorrente – cosa c’è
di buono in tutto questo? Ohimè! O vita!

(Risposta) Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,
che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuire
con un verso.

***

Quando i lillà fiorirono l’ultima volta  nel prato davanti a casa

Quando i lillà fiorirono l’ultima volta  nel prato davanti a casa,
e la gran stella si tuffò presto nel cielo d’occidente, a notte,
io presi il lutto e sempre lo prenderò, ogni volta che torni primavera.
Primavera che sempre ritorni, certo una trinità tu mi porti,
lillà perennemente in fiore e stella che cala ad occidente,
e il pensiero di colui che amo.

O stella possente che cali a occidente!
O ombre della notte – o malinconia notte di lacrime!
O grande stella scomparsa – o nera tenebra che la nascondi!
O mani crudeli che mi trattenete impotente – o anima mia indifesa!
O nuvola severa che mi circondi e non vuoi liberare la mia anima.

Scritta alla morte di Lincoln

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Aldo Palazzeschi “Chi sono?”

Roma 5 ottobre 2013

Aldo Palazzeschi

Sono forse un poeta?

No, certo.

Non scrive che una parola, ben strana,

la penna dell’anima mia:

“follia”.

Son dunque un pittore?

Neanche.

Non ha che un colore

la tavolozza dell’anima mia:

“malinconia”.

Un musico, allora?

Nemmeno.

Non c’è che una nota

nella tastiera dell’anima mia:

“nostalgia”.

Son dunque …che cosa?

Io metto una lente

davanti al mio cuore

per farlo vedere alla gente.

Chi sono?

Il saltimbanco dell’anima mia.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Il Preromanticismo

Roma 6 giugno 2013

Come abbiamo letto ieri il neoclassicismo fu l’aspetto dominante del gusto dell’età napoleonica, ma, intrecciati con esso troviamo negli stessi neoclassici più tipici come il Monti e il Foscolo, situazioni e toni di una sensibilità assai diversa che si suol raccogliere sotto la comune denominazione  di “Preromanticismo”.

Appartengono al preromanticismo anzitutto il gusto per gli atteggiamenti malinconici, la ricerca della solitudine, l’esaltazione della tenerezza sentimentale e della capacità di commozione come segno di nobiltà e finezza di spirito.

Erano motivi che avevano avuto successo nelle letterature europee del Settecento, specie in Inghilterra e in Francia col genere “larmoyant” (lacrimevole) e l’esaltazione sentimentale del Rousseau, e che quindi si erano diffusi in tutta Europa.

Un altro avvenimento rilevatore del nascere di una nuova sensibilità era stato certamente il successo dei poemi dello pseudo-Ossian. Il fatto che ben presto essi si fossero dimostrati un falso letterario non diminuisce il significato che ebbe la loro diffusione in tutta Europa: in Italia essi furono tradotti già nel 1763 dal Cesarotti, che li preferiva all’Iliade, essi portarono nei letterati e nel pubblico la moda del primitivo, dell’orrido e del lugubre, dei paesaggi foschi, misteriosi e notturni.

Similmente, per l’influenza insieme dell’dell’ultima Arcadia notturna e lunare e di contemporanee esperienze letterarie inglesi e tedesche (la poesia sepolcrale di Young e del Gray, gli Idilli dello svizzero Gessner) si diffondeva una particolare tendenza a cogliere nel paesaggio gli aspetti malinconici in cui identificare e calare un atteggiamento di tristezza e di solitudine interiore.

Sono atteggiamenti che certo preludevano al sorgere della nuova coscienza romantica: all’interno della letteratura dell’età napoleonica essi erano però presenti come elementi di stile e ricerca di particolari contenuti, senza appoggiarsi ad una vera consapevolezza di rappresentare una svolta decisa, una nuova civiltà letteraria.

A domani

LL