colla e legno
colla e carne
colla e bava
marionette
uomini
bestie
burattinai di voi stessi
spettacolate al buio, bravi tutti,
perché non ci provate alla luce,
del giorno. venite da me ora. no?
365 giorni
colla e legno
colla e carne
colla e bava
marionette
uomini
bestie
burattinai di voi stessi
spettacolate al buio, bravi tutti,
perché non ci provate alla luce,
del giorno. venite da me ora. no?
Si ritirava, sbiadiva,
si perdeva.
La fresca faccia di fanciullo se ne era andata,
la tenerezza degli occhi,
la dolcezza della bocca
con le sue pieghe e gli angoli come dipinti.
Era il volto di un uomo quello che vedeva,
un volto d’acciaio,
teso e immobile;
una bocca d’acciaio,
le labbra come ganasce di una tagliola;
occhi d’acciaio, dilatati,
assorti,
e la luce e il bagliore che ne emanavano
erano la luce e il bagliore dell’acciaio.
Il volto di un uomo.
noi mossi di luce dietro il chiaro vetro.
paesaggi dipinti
sono così belli, che rimasi intento
a seguire i loro contorni
variati e, – mi piacerebbe
percorrerli, perdermi
con te per quelle strade!
il pensiero nemico,
ho conosciuto
solo brevi dirupi,
coste solitarie, piccole finestre su
aperte campagne.
si muore, anche da vivi, a tante cose.
ed ora quando s’apre in mezzo al verde
sentiero ignoto,
una come te, paese
che respira nel silenzio,
vivo intorno alle case,
e un brivido mi prende
se mai il piede tenta l’erba fluttuante.
In ogni camera d’albergo incontra
ogni volta un altro io in ogni specchio.
Allora Billie Holiday alza una mano
come per scacciare velocemente la luce.
Una domenica bianca di eroina
la luna scende nel suo corpo.
Nel night club da secoli il mito
l’attende al varco.
Sente il fruscio delle ali degli angeli
mentre canta il dolore e i frutti esotici.
E ogni giorno lei diventa più sottile e molle.
Il suo corpo si fa valanga.
La sua voce si scioglie lentamente.
Poi il mondo si fa tutto muto
e azzurro.
Certi giorni un’ombra filtrata
Osservo una lumaca
Scalare il lucente strapiombo
Della sua bava. Le grida,
Come arrivano, sono mie; poi
Di Dio: mia la giustizia, le ferite, l’amore,
La luce, il pane, la lordura.
Starmene qui nella mia strana
Carne mentre il Tormento satollo
Dorme, macchiato dal cibo pronto,
E’ una gioia che va oltre ogni preoccupazione
Del mondo, per una volta.
Ma ci viene ordinato di
Alzarci quando, in silenzio,
vorrei comporre la mia voce.
Mi son sempre chiesto cosa significhi ANIMA.
Anche io ne ho una? Come posso fare per vederla o percepirla?
Pinocchio aveva il grillo parlante, una estensione visibile e palpabile della sua coscienza,
una presenza tangibile e non eterea.
Ma allora, anima o coscienza?
Nelle notti insonni, regnate dal completo SILENZIO, cerco spesso di ascoltare chissà che cosa,
una voce, una sensazione, qualcosa… vedere in tutta quella oscurità una LUCE che mi mostri chi sono,
da dove vengo ma, soprattutto dove sto andando.
Non ho mai scorto nulla.
Nulla fino a che ho incontrato lei.
Dentro i nostri corpi, avvinghiati da un’INTESA ancestrale, c’è sempre stato qualcosa “in più”,
che superava la semplice carne, il semplice respiro.
Tutto è diventato superfluo dopo aver incontrato il suo SGUARDO.
Chi sono? Dove vado? Cosa faccio? Anima o coscienza?
Domande sempre più lontane e delle quali non mi importa più così tanto avere una risposta,
perché io, ora ho già tutto:
Lei.
La mia anima?
Lei.
La mia coscienza?
Lei.
La mia direzione?
Lei.
La più bella e semplice distrazione da me stesso e dalle mie domande senza risposta.
Lei.
tratto dal web, sito di: https://marcellomeo.wordpress.com
Tristi angeli di marmo
covano come galline
su nidi erbosi
dove nulla si schiude.
Gli angeli si potrebbero definire volgari
o spietati,
a seconda dell’angolazione della macchina fotografica
Ogni volta, naturalmente, raccolgo un fiore o due
e lo infilo nella Bibbia dell’albergo
come souvenir.
Sono umana anch’io, come te.
Coloro che sono i favoriti delle stelle
si vantino di pubblici onori e titoli superbi
mentre io, cui fortuna simili trionfi nega,
gioisco in disparte di ciò che più onoro
tu sei tutta la mia arte, e innalzi
in alto sapere la mia rozza ignoranza,
e come può mancare alla mia Musa l’invenzione
finché tu respiri poeta, tu che versi nelle mie rime
te stesso, dolce argomento, troppo eccellente
per essere ripetuto da pagine volgari?
Oh ringrazia te stesso se qualcosa in me
scopri degno della tua attenzione;
chi è così muto da non saper scriver di te
quando tu stesso dai luce all’invenzione?