Roma 11 settembre 2013
Di origini modeste, Ada Negri nacque a Lodi nel 1870 e morì a Milano nel 1945.
Lavorò per molti anni come maestra elementare, ma si dedicò anche al giornalismo e alla poesia.
Nel 1892 la pubblicazione del volumetto di poesie Fatalità, la rese improvvisamente famosa.
In un tempo di violenti contrasti sociali, l’appassionato e spontaneo slancio delle sue liriche si presentò come la voce dei poveri e dei lavoratori oppressi.
Per la prima volta con la Negri entrò entrò nella poesia il mondo delle fabbriche, delle squallide periferie cittadine e dei paesaggi industrializzati della Lombardia di fine secolo, avvolti nelle nebbie e nel fumo delle ciminiere.
Numerose furono le raccolte poetiche pubblicate dopo il successo della prima: Tempeste (1896), Maternità (1904), Dal profondo (1914), Esilio ( 1914), Il libro di Mara (1919), I canti dell’isola (1924), Vespertina (1930) e Il dono (1936).
Tali opere dapprima continuarono ad affrontare i temi sociali con la stessa passione e lo stesso spirito di protesta, poi assunsero via via un carattere più strettamente letterario, connotato da toni eccessivamente sentimentali e intimisti, a scapito dell’intensa e fresca immediatezza iniziale.
La danza della neve
Sui campi e sulle strade
silenziosa e lieve
volteggiando, la neve cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa,
poi sul terren si posa, stanca.
In mille immote forme
sui tetti e sui camini,
sui cippi e sui giardini dorme.
Tutto d’intorno è pace;
chiuso in oblìo profondo,
indifferente il mondo tace.
A domani
LL
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