Avrei voluto dare la mia versione di quello che accadde quella mattina. Non ne potevo più di vedere poliziotti, medici e infermieri girare per casa.
Rientrato in casa dopo avere effettuato una telefonata in giardino, il detective D’Altri chiamò il suo collega.
<< Francis, Francis, dove diavolo sei finito?>>
<<Eccomi capo, ero in cucina ad aiutare il medico e gli inservienti a portare via il cadavere della signora Jay>>
<<Povera donna, ci vorrà ancora tempo per la versione ufficiale. Sai che idea si è fatto il medico?>>
<<Certamente>> rispose fiero Francis, <<la lama del coltello è penetrata nell’addome provocando una grave emorragia. E’ morta dissanguata capo!>>
<Cazzo!>> disse il detective.
Odiavo le parolacce.
E ancor meno mi piaceva vedere il Signor Hop seduto sul divano, immobile, con gli occhi lucidi a fissare un vaso, enorme, appoggiato su un tavolino incredibilmente piccolo.
E’ sempre stato gentile con me il Signor Hop. Mi ha sempre cambiato l’acqua più volte al giorno e quando c’era il sole, ma non troppo caldo, mi metteva all’aria aperta con un bell’osso di seppia nella gabbia. Il loro figlio Jeremy invece non mi ha mai degnata di uno sguardo.
<<Tra quanto arriva il Sergente Moses con quel dannato corriere espresso?>> esclamò il detective.
<<Mi ha chiamato dieci minuti fa dicendo che stava per arrivare. Vedrà, a momenti sarà qui.>>
Il corriere era venuto quella mattina per portare un pacco indirizzato al signor Hop. Mentre la Signora Jay prendeva il portafoglio e lo posava sul mobile vicino alla porta, squillò il telefono. Non doveva essere nessuno di importante perché dopo pochi secondi riattaccò. Poi ho sentito la signora urlare, dicendo che era sicura di avere i soldi nel portafoglio e che qualcuno doveva averglieli rubati. Il corriere si spazientì molto, dicendo che non aveva tempo da perdere.
<<Lei mi ha derubato>> urlò rivolta al corriere, che intanto faceva retromarcia e uscì di casa.
<<Io non ho fatto niente, ma tornerò più tardi a prendere i soldi che mi deve. E veda di non inventare scuse!>>. Chiuse la porta violentemente e tornò in cucina. Non provò nemmeno a rincorrerlo.
Francis si accese una sigaretta. Odiavo quell’odore. Anche Jeremy ogni tanto ne fumava qualcuna, solo che le sue sanno un odore diverso, più forte.
<<Se vuole fumare, le chiedo di andare in giardino. Non sopporto l’odore del fumo.>> Erano le prime parole che sentivo pronunciare dal Signor Hop da un paio d’ore. Era stato lui a trovare sua moglie in quelle condizioni. Deve essere stato terribile. Tornava sempre a casa a mangiare a pranzo. I poliziotti hanno escluso subito fosse lui il colpevole. Io non avevo dubbi. Era rimasto tutta la mattina in ufficio, come hanno confermato i suoi colleghi a i poliziotti.
Il signor Hop si alzò, prese i miei semini da uno dei mobili del soggiorno e mi riempì la mangiatoia.
<<Sei rimasta senza semi Melina>> mentre li versava lo guardai. Mi sorrise. Era tutta mattina che facevo notare, a modo mio, alla signora Jay che avevo finito i semi. Ma lei non mi degnava di uno sguardo.
<<Sei riuscita di nuovo ad aprirti la gabbietta, devi stare attenta ad uscire!>>. Già, aveva ragione. Sono un canarino giallo in un mondo dove il resto dei volatili è grigio, marrone o nero.
Il detective D’Altri chiamò con un gesto Francis. Si misero a parlare sotto lo stipite della porta della cucina. <<Ascoltami Francis>> sussurrò <<vai a chiamare il ragazzo. Dobbiamo farci raccontare la sua versione, ora che la madre è stata portata via. Era in casa a quell’ora e può aver sentito qualcosa.>>
Passarono alcuni minuti e si sentì un trambusto provenire dalle scale. Francis lo stava, letteralmente, trascinando.
<<Come si permette! Lo lasci andare subito! E’ mio figlio! Lo lasci!>> urlò il signor Hop.
<<Detective, l’ho beccato mentre stava fumando dell’erba in camera sua>> ecco cos’era quell’odore che sentivo dalle sue sigarette.
<<Jeremy quante volte ti ho detto che non devi fumare quella roba!>> esclamò stizzito suo padre.
<< E non è tutto Detective, guardi quanti soldi stava contando!>> Francis diede al suo superiore un mucchietto di banconote colorate.
D’Altri iniziò a contarle <<Sono più di cinquecento euro! Vendi Marijuana Jeremy?>>
Il ragazzo impallidì. Forse era colpa dell’erba. <<No…. Non sono stato…. Non faccio quelle cose….>> Balbettò altre due o tre parole poi fu interrotto dal suono del campanello. Francis aprì la finestra per vedere chi aveva suonato. Forse non lo avevano avvisato che era stato inventato il citofono. Meglio così comunque, un cambio d’aria era quello che ci voleva.
<<E’ il sergente Moses, detective. Assieme al corriere espresso>>
<<Falli entrare cosa aspetti>> tuonò D’Altri.
Mentre i due nuovi arrivati percorrevano il vialetto per entrare in casa, Jeremy si accomodò vicino a suo padre.
<<Ben arrivato Sergente>> esordì il detective, <<lei è il signor?>> disse rivolgendosi al corriere.
<<Sono Osvald Pachino e faccio il corriere espresso da 12 anni presso la WPS>> tremava come una foglia.
<<Immagino sappia perché l’abbiamo portata qua>> non attese la risposta <<Francis porta un bicchiere d’acqua al nostro corriere.>>
<<Questa mattina sono venuto a fare una consegna per il signor Hop, intorno alle 10 massimo 10.30, in casa c’era sua moglie che….>> il detective lo interruppe << non può essere più preciso con l’orario? Avrà stampato la ricevuta del pagamento, spero!>>
<<E’ proprio questo il punto. La signora non aveva soldi per pagare, era convinta di averne nel portafoglio, ma era vuoto. Mi ha accusato di averli rubati mentre lei rispondeva al telefono. Ciò che ho detto mentre stavo uscendo non volevo suonasse come una minaccia.>>
<<Sia più preciso>> esclamò il sergente Moses. D’Altri lo fulminò con lo sguardo. Voleva essere lui a condurre l’interrogatorio.
<<Le ho detto che sarei tornato più tardi e di trovare i soldi. Ero arrabbiato, è vero, ma voi non sapete quanto tempo perdo in casi come questi. Se mi fate parlare con la signora Jay le chiederò scusa, a patto che paghi per la consegna.>>
<< La signora Jay è morta>> esclamò D’Altri.
Rimasero tutti zitti e immobili per qualche secondo.
<< Ieri sera, mentre cenavamo, avevo avvisato mia moglie che oggi sarebbe arrivato quel pacco e dopo cena le diedi i soldi per pagare il contrassegno al corriere>> intervenne il signor Hop.
<<Quanti soldi le aveva consegnato? E cosa c’è nel pacco?>> chiese D’Altri.
<<C’è un tablet della Onion, costa 500 euro.>>
D’Altri si spostò in mezzo al soggiorno, voleva essere al centro dell’attenzione.
<<Allora cerchiamo di fare il punto della situazione>> esordì il detective, <<la signora Jay aveva certamente nel portafoglio 500 euro che le erano stati consegnati ieri sera dal signor Hop. Avete cenato tutti tre assieme ieri sera?>> Il signor Hop annuì.
<<Vi dirò cosa penso: non credo che Jeremy sia in grado di spacciare; credo sia rimbambito da tutte le canne che fuma, ma non così tanto da non fare caso che nel portafoglio di sua madre è entrata una bella somma; dico bene Jeremy?>>
Il ragazzo rimase impassibile.
<<Bene, chi tace acconsente. Chissà quante cose avresti potuto fare con tutti quei soldi, vero Jeremy? Erano così tanti che avresti potuto far del male a qualcuno per averli.>>
<<Adesso basta! Lei sta accusando mio figlio ingiustamente!>> esclamò, alzandosi, il signor Hop.
<<Io non accuso nessuno, sto solo vagliando delle ipotesi! Certo che tutti quei soldi che suo figlio stava contando in camera sua……. D’altro canto è assolutamente possibile che il nostro corriere, il signor Pomodorino>>, <<si chiama Pachino>> lo corresse Moses, << mi scusi, il Signor Pachino, nell’istante in cui la signora Jay si è allontanata per rispondere al telefono, notando quelle banconote che uscivano dal portafoglio si sia preso la briga e il gusto di “prelevare” una bella somma a spese altrui, e poi quando la signora se ne è accorta…….>>
Era il secondo discorso che lasciava in sospeso. Chissà, magari era il suo metodo per incentivare i delinquenti a finire la frase e dichiararsi colpevoli. Di certo quella volta non funzionò.
<<Ho solo una colpa, quella di essere stato poco cortese con la signora, ma non ho rubato e soprattutto non ho ucciso nessuno!>> cercò di scandire bene quelle ultime parole.
<<Di una cosa sono certo>> riprese a parlare D’Altri, <<in questa stanza c’è chi ha ucciso la signora Jay>>.
L’atmosfera era molto tesa. Iniziai a colpire col becco la mia gabbietta.
<<Proprio adesso deve farsi il becco quel canarino?>> esclamò infastidito il detective.
Squillò il cellulare del detective che lo estrasse dalla tasca della giacca e rispose <<Salve dottor Scalpel, come dice? Beh, si, se non sbaglio la signora stava preparando il pranzo. Attenda un attimo che la metto in viva voce. Ha ragione, mi rendo conto che non dovrei, aspetti mi faccia spiegare, abbiamo i sospettati in soggiorno… bene sono felice che abbia capito, attenda un attimo… ecco ora la sentono tutti>> mise il telefono sul tavolino, vicino al divano e annunciò chi stava per parlare.
<<Buongiorno a tutti, in qualità di medico legale vi comunico che la signora Jay è morta per dissanguamento dovuto alla penetrazione di un coltello da cucina nella parete addominale fino allo stomaco, provocando una emorragia molto estesa. Questo evento ha provocato in primis la perdita di coscienza e conseguentemente la morte.>> Il dottore prese fiato.
<<Ci sono due particolari che mi hanno incuriosito, ma prima ditemi, cos’è questo rumore che sento, simile ad un ticchettio?>>.
<<E’ il canarino che sbatte il becco sulla gabbia>> spiegò Moses.
<< Interessante. Il primo è della cipolla sotto le unghie. Se la stava tagliando poco prima di essere colpita è probabile che abbia avuto la vista annebbiata e non si sia accorta dell’arrivo del suo assassino. Il secondo particolare curioso sono dei segni simili a dei graffi appena sopra la fronte, vicino all’attaccatura dei capelli. Ah quasi dimenticavo, c’era una piuma gialla infilata tra i capelli>>.
Ho avuto la percezione che si siano tutti girati contemporaneamente a guardare la mia gabbietta. Rimasta vuota. Ero volata sulla finestra aperta. Il detective D’Altri quasi riuscì a prendermi, ma io uscii e iniziai a volare. Che bella sensazione. L’ultima cosa che sentii fu il mio nome pronunciato dal signor Hop. Mi spiace tanto per lui. Avevo ucciso sua moglie, ma non volevo farlo. Almeno credo. Non avevo più semi nella mangiatoia e continuavo a farle notare questa mancanza fischiando e sbattendo il becco sulla gabbia. Ma lei non mi degnava di uno sguardo. Poco dopo che se ne andò il corriere, ho aperto la gabbia e le sono volata in testa. Non mi ha vista arrivare, si è dimenata e muoveva le braccia per cacciarmi, tenendo in mano quel coltello così grande. Poi è scivolata cadendo in avanti, colpendo il forno con la testa mentre la mano che teneva il coltello rimase sotto il suo corpo, finendo col ferirsi da sola. Mi spiace signor Hop, mi spiace davvero. Le vorrò bene per sempre. Anche se, per un canarino giallo in un mondo di volatili poco colorati, sempre, durerà poco!
Racconto “Lo strano caso della signora Jay” scritto da Roberto Perina
scelto da DuediRipicca
per la rubrica “I Lunedì di LuccAutori”
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