Castiglione della Pescaia 15 agosto 2013
Grazia Deledda nacque a Nuoro nel 1871.
Fu lei stessa a provvedere alla sua formazione culturale studiando la Bibbia e i grandi romanzi europei dell’Ottocento.
Cominciò la carriera di scrittrice pubblicando racconti su periodici femminili.
A ventiquattro anni uscì il suo primo romanzo , nel quale già emergono gli aspetti fondamentali della sua narrativa: l’impegno morale, l’approfondimento psicologico dei caratteri, il peso della fatalità nelle vicende umane.
Il paesaggio della sua terra natale, la Sardegna, costituì lo sfondo di tutti i suoi racconti, fornendole atmosfere e sensazioni.
La Deledda diede alle sue narrazioni uno sfondo regionale definito, sulla strada che era stata segnata dal Verga.
Ma mentre quest’ultimo aveva scelto la fedele aderenza alla realtà storica come principio fondamentale della sua letteratura, la Deledda accolse nella sua opera anche quel patrimonio di miti e di leggende che costituivano la tradizione orale della sua regione.
Storie tramandate di generazione in generazione, personaggi entrati a far parte della leggenda, figure più mitiche che reali: sono questi gli elementi di una cultura contadina di cui l’autrice fu custode attenta.
Anche il suo stile è segnato da una scelta di tal genere: nel suo linguaggio è avvertibile la presenza della lingua sarda, che di quella cultura era il naturale veicolo d’espressione.
Grazia Deledda ottenne il premio Nobel per la letteratura nel 1926 e morì a Roma nel 1936.
A domani
LL
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