.ah! se fossi io
l’innamorata tua,
non starei a pensare
al letto da rifare
i piatti la spesa
la casa da rassettare,
il cellulare le applicazioni
e il selfie con le amiche da scattare,
né giacca cravatta
o abiti da operaio ti farei indossare,
e le ore poi perderle a contare
come meglio sarebbe
questo e quello impiegare,
ma me ne starei nel letto
tutto il giorno disfatto
a farci fare dall’amore
io di te tu
tu di me io
mentre gli avanzi degli avanzi
geneticamente mutano
in frigo
ad aspettare.
Tag: letto
“Mi lasciai andare” Costantino Kavafis
Non mi contenni.
Quando labbra e pelle rammentano,
e alle mani pare di nuovo di toccare.
Mi lasciai andare fino in fondo.
Ai godimenti, per metà reali
e per metà erranti dentro il mio cervello,
mi lasciai andare nella notte chiara.
E per metà reali e per metà erranti dentro il mio cervello.
E bevvi vini forti,
di quelli che bevono i campioni del piacere.
E bevvi vini forti,
e mi lasciai andare,
per metà reale e per metà errante.
tratto da “75 Poesie inedite”,
1891, Alessandria d’Egitto
“Il Manyoshu” Shotoku Taishi
Se fosse a casa
fra le braccia di chi ama
riposerebbe, povero viandante.
Qui, lungo la strada, giace sfinito
sopra un letto d’erba.
Al periodo Nara della storia giapponese, 710 – 794 d.C. , appartiene la più bella raccolta di poesie giapponesi antiche, il Manyoshu. Si tratta di 4.496 poesie e canti popolari, il loro tema fondamentale è il “makoto”, cioè la semplicità, la schiettezza e sincerità di espressione. In Giappone, in quell’epoca, la poesia divenne il mezzo usato quotidianamente per comunicare i pensieri, i sentimenti e i desideri, anche più semplici e comuni!.
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