365 giorni, Libroarbitrio

La Congrega dei Rozzi

Roma 15 marzo 2013

La congrega dei rozzi di Siena

La Congrega si occupa di scrivere opere drammatiche e di allestire spettacoli. I loro testi sono rielaborazioni del dramma pastorale  e della farsa rusticale, già ampiamente codificate dalla cultura alta. Sono però ricchi di contenuti di protesta e di contestazioni anticittadine e danno voce al mondo contadino e alle sue rivendicazioni.

Questi elementi vanno rapportati alle finalità comiche e al ceto dei membri della Congrega, artigiani che elaborano strategie di sopravvivenza, ora a favore dell’aristocrazia, ora del contado. Questa è la tendenza della prima fase della storia della Congrega dei Rozzi, fondata a Siena nel 1531 caratterizzata dagli avvenimenti che misero sotto assedio la città da parte dei fiorentini.

Con il passaggio sotto il dominio dei Medici scemano il potere e l’importanza politica  dei ceti che hanno dato vita alla Congrega e la sua funzione si modifica. Nel corso del Seicento l’associazione diventa Accademia coinvolgendo tra le sue attività ed annoverando fra i suoi membri anche letterati. Ottiene negli anni a seguire il “saloncino”, un locale posto al di sopra dell’Opera metropolitana.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

L’evoluzione del linguaggio VII

Roma 19 gennaio 2013

Letterati ed illetterati

L’evolversi delle lingue volgari non va posto in relazione con un presunto declino della tradizione latina, ma con un momento  di risveglio generale della società. Nell’ambiente dei chierici dotti, divenuti più numerosi e pur sempre costituenti una èlite ristretta, questa ripresa della vita sociale produce quel rinnovamento e incremento che si è detto, mentre nell’ambiente  dei non letterati favorisce la circolazione di una quantità di opere, il cui veicolo non può essere che quello della tradizione orale.

La scarsezza dei testi volgari conosciuti fino al secolo XII dipende soprattutto dal fatto che i “letterati”, coloro che padroneggiano la scrittura, avevano a disposizione uno strumento perfetto e maturo di espressione letteraria, il latino. Le composizioni in volgare, poiché destinate soltanto all’uso di chi le recitava, non avevano pubblico di “lettori” che potesse sollecitare la diffusione scritta di esse; onde si ritrovano frammentariamente e sporadicamente in testi scritti. E del resto  ioculatores ossia i giullari, che recitavano canti epici al popolo convenuto per le fiere o i pellegrinaggi, erano spesso analfabeti.

Ma non esiste propriamente antagonismo fra latino e volgare, a parte l’ovvia riluttanza dei dotti ad usare il volgare, e l’impossibilità da parte dei non dotti di fruire della vasta produzione scritta latina. Anzi, quando la poesia volgare, prima trasmessa oralmente, venne trascritta e divenne letteratura (e ciò avvenne prevalentemente nell’ambiente feudale, dove chierici cortigiani operavano spesso per commissione della donna dell’aristocrazia presso cui vivevano), non poté che subire il filtro della cultura appresa nelle scuole ecclesiastiche, dove il latino era l’esclusivo strumento linguistico. Si spiega così come la sorgente letteratura volgare  sia debitrice alla tradizione della scuola latina, che con il suo risveglio ha addirittura agevolato la nascita della letteratura volgare.

A domani.

LL