365 giorni, Libroarbitrio

La guerra dell’abbandono nessuno – L.L.

il carettere di un uomo è il suo destino (Eraclito)

L’abbandono è per sempre

mica tutto il resto

lo sfruttamento o odio

come il bene o amore

sono passeggeri

vanno e vengono

alterati dall’intento del tempo

da qualche goccio dall’alcol di troppo

sostanze psicotrope

e platonici viaggi d’oblio

ma soprattutto

finiscono,

improvvisamente

prima o poi

nel mentre

tra il batticuore

dopo lo schizzo

finiscono,

sono per tutti

e sulla bocca di tutti,

addirittura vanno inscenati

per essere compresi,

forse s’assomigliano pure,

ma l’abbandono

nemmeno lo si vede arrivare

si confonde zitto zitto tra la gente

non è nessuno

né di nessuno

armato invisibile

per combattere la guerra del per sempre

non se ne va

così non si finisce mai

di essere abbandonati

e non somiglia a nient’altro

che non a sé stesso.

365 giorni, Libroarbitrio

Lettere – Jorge Luis Borges

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L’alba vana mi coglie sull’angolo deserto di una strada; sono sopravvissuto alla notte.
Le notti sono onde altere: onde di tenebra blu, dalle cime incombenti, cariche d’ogni sfumatura del bottino abissale, di cose incredibili e desiderabili.

Le notti offrono sempre misteriosi regali e rifiuti, cose metà cedute, metà trattenute, gioie con un emisfero cupo. È così che si comportano le notti, te lo  giuro.
I flutti, quella volta, mi hanno lasciato i soliti relitti, i consueti detriti:qualche amico aborrito per parlare, musica per i sogni, e il fumo di ceneri amare. Cose del tutto inutili per un cuore affamato.
La grande ondata ha portato te.
Parole, parole qualsiasi, la tua risata; e tu così pigramente, così incessantemente presente quando non ci sei. Abbiamo parlato di te. 
L’alba disastrosa mi coglie in una strada deserta della mia città.
Il tuo profilo che si volta e si allontana, i suoni che compongono il tuo nome, la cadenza della tua risata: ecco gli splendenti giocattoli che mi hai lasciato.
Li osservo nella luce nascente, li perdo, li ritrovo; li descrivo ai pochi cani randagi, alle poche stelle randagie dell’alba.
La tua vita ricca e oscura…
Devo raggiungerti in qualche maniera: metto via gli splendenti giocattoli che mi hai lasciato, voglio il tuo sguardo nascosto, il tuo vero sorriso, quel sorriso beffardo e solitario che il tuo impassibile specchio conosce.

365 giorni, Libroarbitrio

“La corda”

 

Le virgole possono cambiare il senso di una frase,
fino a trasformarla in una completamente diversa.

Amore