Oggi, di cinque anni fa, io e lo scrittore Gianluca Pavia vincevamo i premi letterari Tell Book Your Story e il Premio delle Due Rocche – Teatro sull’Acqua, a scegliere i nostri racconti fu Dacia Maraini, che li lesse con accuratezza e ci consigliò di continuare a scrivere a quattro mani. E io piansi di felicità da sola nell’ascensore dell’albergo, e ve lo giuro, non per la nostra doppia vittoria di cui sono fierissima, che poi non vi descrivo la gioia che avevo in corpo solo al pensiero di vedere dal vivo Dacia Maraini, ma perché a colazione, mentre tutti erano indaffarati in faccende di caffelatte e uova sode, io stavo creando dietro di me una fila indecente perché volevo farmi un semplicissimo tè ma, la grandiosità del luogo dove ero ospitata aveva imposto anche la grandiosità di un’infernale macchina di bevande calde espresse che, io, non riuscivo proprio a capire come far funzionare.
Sapete come è andata a finire?
Al mio fianco si avvicinò Lei, che sorridendomi con dolcezza mi disse “Ragazza delle formiche posso aiutarla?”
-Vorrei solo un tè,- mormorai, allora Lei, con calma e decisione, cliccò tasti e numeri e dalla macchina infernale uscì il mio tè, bollente e pure zuccherato alla perfezione.
Mi invitò a sedere al suo tavolino ed iniziammo una conversazione veloce per i pochi minuti a disposizione che aveva, parlammo dei grandi scrittori contemporanei, della mia scrittura, di quella di Gianluca, ci diede dei consigli, ci firmò le nostre copie dei libri dedicandoci tante buone parole, e infine mi salutò sorridente e delicata.
Ecco, in ascensore cinque anni fa, ed ora oggi, penso ancora che questo è un giorno di vita felice che ricorderò per sempre, “persempre sempre”.
Tag: Lago Maggiore
Lié, ti dici Lié “Moi Moi” Albin de la Simone & Emiliana Torrini
Ecco Lié, ti dici Lié. Il lago e le sue acque dolci apparenti inerti. Buio cielo con quella trama di luna che lo macchia di rossoarancio, che impunita cola vernice d’astro notturno irrompendo di luce scarlatta tanta fermezza.
Ecco Lié, ti dici Lié. Quante volte hai desiderato questa calma dove sola morire accerchiata dal silenzio dei cigni che dormono coi lunghi colli intrecciati ai loro compagni?
E allora fai piano Lié, ti dici Lié, che nessuno s’accorga del tuo camminare verso la riva immobile sui ciottoli scalpiccianti.
Togli le scarpe Lié, ti dici Lié.
Ridono le labbra alla rotondità dei sassi al contatto con la pianta nuda dei piedi. Uno raccoglilo nella tasca del jeans. Quante volte di fronte al mare hai avuto di quel suo oscillare timore, delle sue onde che ti rigettavano sulla sua costa come a non volerti. Quante volte hai desiderato che al loro posto ci fossero le acque placide dei laghi?
E adesso eccone uno davanti ai tuoi occhi Lié, ti dici Lié.
Sì! E siamo solo tu ed io Lié, dico a Lié.
Inspiro forte l’odore dell’aria di mezzanotte: ha il sapore di pietre umide, del vento freddo dei monti del nord, di biscotto secco inzuppato nel vino del Trameno, di benzina persa dai serbatoi della barche nel porto attraccate, di papiro di lago, eppure.
No Lié, ti dici Lié, adesso che ci sei non pensarci.
Ma Lié, dico a Lié, io voglio assaporare il gusto del granello di sabbia rovente di mezzogiorno, del sale sciolto in acqua di mare, giocare con le conchiglie, far correre le dita tra le spighe del grano bruno, mangiare lo zucchero sul burro, impiastrarmi le dita coi colori. Io desidero…
Smettila Lié!, ti dici Lié. Non lo senti il lago che ti chiama? Non lo senti agitarsi dal suo fondo letto? Guarda anche la luna t’affianca combattiva stanotte, con la sua lingua di rosso più oscuro bagliore, dimmi l’hai mai vista così prima? Guardala t’indica il percorso stendendosi tappeto ai tuoi piedi.
Sì. Hai ragione Lié, dico a Lié.
– Ehi tu! Tutto bene? Con chi parli? S’avvicina la voce di un uomo.
– Sì tutto bene! Solo, ragionavo a voce alta.
Meglio sbrigarsi e tornare in albergo Lié, dico a Lié.
Sì meglio, tanto ormai non siamo più nemmeno sole. Le scarpe. Infila le scarpe Lié, ti dici Lié.
Bagnate le mie guance…
L.L.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.