365 giorni, Libroarbitrio

.è tutta una farsa. – Lié Larousse

Carlo Monopoli #SketchOnTheRoad

.dimmi, perché
un uomo come te
deve essere tanto infelice e disperato
ma scaltro e geniale
da stordire una giornataccia con un sorriso
regalare una parola buona ad un amico
ubriacarti di vita e fica
e poi?
senza nemmeno voltarti darti le spalle
e nascondere a te stesso
quanto fa male
riempirsi la testa di parole
che non dicono niente
e di versi diversi
e poi?
impossibili, 
e d’appuntare tutti
per questa vita sola.

Lié Larousse

Ringrazio l’artista Carlo Monopoli per #SketchOnTheRoad

365 giorni, Libroarbitrio

TRACCE – Gianluca Pavia

 

La traccia che lasciamo
dietro di noi,
la nostra impronta,
è fatta solo di sangue
e sperma?
Macerie e buste di plastica?
Tutto quello che abbandoniamo
quando ci vengono a prendere
è solo morte in potenza,
come un vizio è dipendenza
e ogni bacio uno schiaffo?
Resteranno solo foto
e ricordi sbiaditi,
magari qualche buona parola
come commiato?
E se ne lasciassi a fiumi,
di parole,
neanche poi tanto buone?
Se tutto il mio patrimonio
fosso inchiostro
e carezze
e graffi?
Sopravvivrei, forse
alla nebbia degli anni
e al segno degli inverni,
nelle sfumature di un quadro
piuttosto vago
che, comunque,
non renderebbe giustizia
all’insieme completo.

Gianluca Pavia
DuediRipicca
R. Magritte

365 giorni, Libroarbitrio

La Penna – Raymond Carver

La penna

La penna che diceva la verità
è finita in lavatrice, per tutta
ricompensa. Ne è uscita
un’ora dopo ed è stata buttata
nell’asciugatrice insieme ai jeans
e a una camicia da cowboy. Sono passati
giorni e se ne è stata buona buona
sulla scrivania sotto la finestra. Posata lì,
credendo d’essere finita.
Senza neanche un’opinione
che potesse dire sua. Non aveva più voglia
di andare avanti, anche se le sarebbe piaciuto.
Ma una mattina, un’ora o poco più
prima dell’alba, è risorta
e ha scritto:
“I campi umidi dormono sotto la luna”.
Poi s’è fermata di nuovo.
La sua utilità in questa vita
chiaramente giunta al termine.

Lui l’ha scrollata e l’ha anche sbattuta
sulla scrivania. Poi ci ha fatto una croce
sopra, o quasi.
Eppure, ancora una volta, con gran
fatica, la penna ha chiamato a raccolta
le sue ultime risorse. Ed ecco cosa ha scritto:
“Una brezza leggera e, oltre la finestra,
alberi a nuoto nell’aria dorata dell’alba”.

Lui ha tentato di scrivere qualche altra cosa
ma non c’era più verso. La penna
ha smesso per sempre di funzionare.
Ben presto è finita
nella stufa insieme a tanti altri
rifiuti. E tempo dopo
è stata un’altra penna,
una penna senza particolari distinzioni
e che non era stata ancora messa
alla prova, a scrivere senza difficoltà:
“L’oscurità s’addensa tra i rami.
Resta in casa. Stattene tranquillo.”

365 giorni, Libroarbitrio

CRIMINI CONDOMINIALI e altri piccoli orrori consumati in ambito domestico – Gino Falorni

di ossa di scheletri

Quel tipo mi aveva contattato per una valutazione della casa. Non mi piacque da subito. Aveva la faccia ossuta, pallida. Da brividi.
<<Prego, accomodati>> mi disse con voce sottile.
Anche la casa era inquietante. Con le finestre tutte chiuse e i mobili vecchi. E poi sporca, umida, tutta avvolta nella penombra. La prima stanza nella quale mi condusse fu quella da letto. Mentre prendevo nervosamente appunti lui si posizionò alla mia destra, vicino l’armadio. Stette tutto il tempo a guardarmi in silenzio, con un ghigno malefico.
<<Ma i miei scheletri nell’armadio non vuoi vederli?>> mi disse poi, di colpo, mentre uscivo per passare in un’altra stanza.
Ciò che vidi quando girai la testa mi atterrì. Nell’armadio, accatastati ordinatamente uno sopra l’altro, come tanti vestiti, decine e decine di scheletri e teschi umani.. Non ricordo quanto forte gridai. Ricordo solo che come un fulmine uscii da lì, e che scendendo un’angosciante risata  iniziò a riecheggiare per tutta la tromba delle scale.

***

Sono circa tre mesi che ho comprato quella casa in nuda proprietà, e da quel giorno, ogni mattina, ho preso l’abitudine di fare un salto in chiesa. Cinque minuti. Giusto il tempo di accendere un cero e raccomandarmi al Signore di far morire al più presto la novantenne che ci abita dentro.

***

Me la passavo molto male. Non avevo un  soldo, non lavoravo, non pagavo l’affitto da mesi e non mangiavo da giorni. Una mattina, verso l’ora di pranzo, mentre stavo sul bancone, in preda a dolorosissimi crampi allo stomaco, a valutare seriamente l’idea di buttarmi giù, scorsi in un vaso attaccato alla ringhiera, pieno solo di terra secca, cinque piccole uova. Non ci pensai due volte. Le presi, andai in cucina e e me le feci strapazzate in padella. Ma la fortuna quel giorno non finì lì. Più tardi vidi poggiarsi sullo stesso vaso la responsabile della gustosa covata. Una bella, grassoccia femmina di piccione. Per catturarla dovetti far ricorso a tutta la mia velocità e abilità. Dopo averla uccisa e  spiumata bene ma la feci in padella. Con quel po’ d’olio, quel po’ di sale e quel rancido spicchio d’aglio che mi restavano.

***

Per me la precisione è alla base della vita. Odio i disordinati e gli approssimativi. E il mio vicino di posto auto purtroppo lo era. Quando parcheggiava la macchina sconfinava puntualmente con le ruote sinistre nel mio rettangolo di parcheggio. Vi giuro, gliel’ho fatto presente in maniera civile non so quante volte, ma le mie parole da un orecchio gli entravano e dall’altro gli uscivano. Non intendevo ucciderlo, sia chiaro. Con quel pugno volevo solo colpirgli, al massimo fratturargli, lo zigomo. Purtroppo però ho sbagliato mira e gli ho centrato fatalmente la tempia destra. Quella è stata anche l’unica volta in vita mia che sono stato impreciso.

365 giorni, Libroarbitrio

“Sul far della sera” Tristan Tzara

Yuu Sakai - Horizon

colora gli uccelli con l’inchiostro, cambia la guardia alla luna

– andiamo a prendere i maggiolini

mettiamoli in una scatola

– andiamo al ruscello

facciamo vasi d’argilla

– andiamo alla fontana e ti bacerò

– andiamo nel parco comunale

fino al canto del gallo

che si scandalizzi la città

– oppure adagiamoci nel soppalco della stalla

dove ti punge il fieno e senti le mucche ruminare

e poi è desiderio di vitelli

partiamo, partiamo.

365 giorni, Libroarbitrio

Cenere di latte L.L.

LiéLibre

Se solo tu mi volessi donerei alle tue mani le mie ossa da spezzare fragili ramoscelli e divenire soffio cenere candida del tuo verso.
Se solo tu mi volessi avvicinerei la tua bocca ai miei seni da eclissare tramonti di luna e divenire latteo succo per abbeverartene schizzo d’inchiostro perlaceo.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Il sabato del villaggio” Giacomo Leopardi

la bimba del bosco

La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno;
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni nell’età piú bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giú da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dí del suo riposo.

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi al chiarir dell’alba.(…)