365 giorni, Libroarbitrio

Per Roma ad occhi chiusi – Maurizio Canforini

Roma

Ogni pomeriggio al tramonto passeggio per Roma.
Mi basta chiudere gli occhi.
Oggi me ne sono andato a viale del Belvedere, l’intera città sotto ai miei piedi.
Ho visto l’arancia del Sole tramontare tra San Pietro e Monte Mario.
Fa sempre così quando si avvicina l’equinozio di primavera.
Ed oggi era già primavera.
Poi sono sceso su Viale della Trinità dei Monti, con lo sguardo rivolto alla mia destra, ad ammirare la quiete dei palazzi di Via Margutta.
La scalinata lo scesa lentamente, mani in tasca, fischiettando.
A metà strada già ho cominciato a sentire il sommesso gorgoglio della Barcaccia.
L’ho raggiunta e c’ho girato intorno.
Forse solo la risacca del mare riesce a rilassarmi più del gorgoglio di una fontana romana. A quel punto mi sono lanciato a girare a zonzo, calibrando ogni singolo passo, gustandomi ogni singolo scorcio. A via della Scrofa mi è venuta sete e così mi sono divertito a far zampillare la fontanella che sta all’angolo con via dei Portoghesi: è una di quelle col getto più potente, arriva fin quasi al marciapiede opposto.
Ho bevuto come da bambino dopo tre ore passate a giocare a pallone sotto casa.
Viso bagnato e sguardo sorridente, ho proseguito verso Piazza San Luigi dei Francesi, quindi ho svoltato a destra e meno di tre minuti dopo mi sono ritrovato a Piazza Navona. Arrivarci mentre fa scuro è come essere alla Scala di Milano dieci secondi prima del buio in sala: elettrizzante.
Soddisfatto, mi sono sdraiato sulla panchina che si trova esattamente tra la chiesa di Sant’Agnese in Agone e la Fontana dei Quattro Fiumi.
A quel punto, se qualcuno avesse scattato una foto dall’alto, avrebbe visto il ritratto di un uomo libero e felice.


“Per Roma ad occhi chiusi”

breve racconto di un sogno pindarico in quarantena
di Maurizio Canforini,
scrittore, attore e autore teatrale
365 giorni, Libroarbitrio

“Soffocare” Chuck Palahniuk

Soffocare - cervelli

Nell’estate del 1642, a Plymouth, nel Massachusetts, un adolescente fu accusato di aver sodomizzato una cavalla, una mucca, due capre, cinque pecore, due vitelli e un tacchino. E’ una storia vera, sta scritta sui libri. In osservanza alla legge biblica contenuta nel Levitico, dopo aver confessato, il ragazzo fu costretto ad assistere alla macellazione di ognuno di quegli animali. Dopodiché venne ucciso, e il suo corpo fu buttato insieme alle altre carcasse in una fossa comune priva di lapide.
Ma all’epoca non avevano ancora inventato la terapia di gruppo per sessodipendenti.
La fase quattro di quel ragazzo deve aver scoperto gli altarini di un’intera fattoria.
Chiedo: “ci sono domande?”
Gli alunni di quarta elementare mi guardano e tacciono. Una bambina in seconda fila dice: “Cosa vuol dire sodomizzare?”.
Le dico: chiedilo alla maestra.
Ogni mezz’ora devo spiegare all’ennesima mandria di bambini di quarta elementare una serie di stronzate di cui non frega niente a nessuno, tipo come si fa ad accendere un fuoco. A intagliare una mela a forma di testa di bambola. A ricavare l’inchiostro dalle noci nere. Come se fosse roba che gli serve per accedere a un buon college.
Oltre a deformare le povere galline, i bambini di quarta elementare portano sempre qualche microbo. Non c’è da sorprendersi se Denny ha costantemente il naso che cola e la tosse. Pidocchi, verme solitario, clamidia, tigna…Sul serio, queste scolaresche in gita sono una versione in miniatura dei cavalieri dell’Apocalisse.