365 giorni, Libroarbitrio, UN RACCONTO A SETTIMANA

– APERTA LETTERA – per #unraccontoasettimana – Rubrica letteraria di 2dR

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Caro amico scrive te, così distrae po’ me.
Conosce io anche canzone, famosa molto e bella.
Tu chiama può me Z, e scrive te perché te e gente tua paura me, e gente mia.
Dice che viene lontano, noi, mondo altro. Neanche lontano troppo, dice me, angolo dietro!
Dice che puzza noi, ma vede vuole te situazione uguale.
Dice ruba noi lavoro, e parla no bene lingua. Scappa terra nostra, e noi terra nostra ama casa come, solo fame per, e fame cosa brutta. Ha mai fame da muore sembra? No, sa no tu fame vera cosa è. E morte anche no. Confusi noi anche su questo, tu sa. E sì, parla bene no, noi, malattia nostra colpa è, fare finta sa no tu.
No, ebola no, scabbia no anche. Malattia nuova, strana, e paura noi voi come. Diversi tanto fine alla no, dice me.
Voi rinchiude gente mia, studia, problema noi chiama. Aiuto chiede: Europa, Uniti Stati, ma sa nessuno aiuta come, e guerra fa. Spara noi, mostro noi chiama, dio senza chiama. Dio, forse, noi mette in situazione questa, me sa no. Soluzione no sa, ma, dice noi, vive può insieme. Noi cibo vuole solo, e pace. Pace per riposa noi tanto vuole. Te non sa vuole quanto riposo fine senza. Possibile no, così cerca noi cibo, notte di, strade buie per, solo vive per. E tu disgusta se mangia noi cervello di topo, o cane, o miao. Ripugna te, igiene no dice te. Prelibatezza dice noi, e te ringrazia anche no mangia noi cervello voi. Gente brava noi, onesta, se anche a pezzi cade. Malattia colpa è, e tu aiuta no studia malattia, aiuto da dice, ma parla solo e agisce mai. Prima avvocati, dottori, casalinghe noi voi come, adesso scappa solo, nasconde, paura. E fame, fame da muore, o quasi.
Noi molesta no figlio te, ruba no lavoro, casa, donna. Piace a noi donna nostra, vostra no: tanto parla, e cose fa, viva troppo è.
Diritti chiede solo noi, rispetta differenza noi, riconosce altro vivente essere come, o quasi.
Noi vuole sposa, figli, dignità. Tanto, troppo è? Cammina alta testa, vuole, insulti senza, paura fa senza.
Avere te no paura, noi uomo nero no è, vampiro no è, mannaro lupo no è. Altro sì, ma paura diverso solo te ha.
Pensa te, forse domani me come è, può sa no. Domani forse fame te ha, aiuta bisogno te ha, orgoglio te ha più no, me come.
Aiuto vuole dà noi, fa può tante cose: pompiere, fuoco male fa no, noi, o poliziotto, rischio corre no noi. O cavia anche animale invece. Buoni animali, carini, no male fa, usa può noi, tutto disposti noi. Dice me, noi uguale è: carne stessa, ama uguale, ride, piange uguale, muore uguale. Forse no questo, ma resto uguale. Allora perché vive no in pace?
A vive diritto no uguale?
Perché differenze mette via no, e vive cerca insieme, problemi senza, paura senza, violenza senza, carne per vermi chiama noi senza? Cosa brutta questa, male fa noi. Cose queste chiede me e gente mia. Pensa, chiede te, su cose queste, e sapere fa noi se ok è. Trova noi dove sa, aspetta noi e saluti porge te, ma mano stringe no, paura stacca noi. Spiritosi noi anche, vede te?
Aspetta risposta me, e giornata buona augura te. Saluti cordiali, Z, presidente movimento diritti morti viventi.

P.S., zombie chiama piace no noi, politico corretto no. Diversamente vivo, meglio è.

 

Estratto dal libro Poker d’incubi,
scritto da Gianluca Pavia & Lié Larousse,
firmato DuediRipicca.
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365 giorni, Libroarbitrio

DIARIO INTERIORE di SARA TEODORI

Giorno 24/08/2018

Sara Teodori - Fotografia di Sara Teodori

Peter Pan, l’Ombra e la Malattia

Vi ricordate di Peter Pan, quel buffo ragazzino che viveva sull’isola che non c’è, combatteva pirati e aveva un seguito di bimbi sperduti a coprirgli le spalle?

Quel buffo ragazzino aveva anche un’altra caratteristica:
cercava disperatamente la sua ombra.

Ma cosa rappresentava davvero l’ombra per Peter Pan?
(Pan dal Dio Pan, dio della natura istintuale e selvaggia, ma questa è un’altra storia)
.
È una domanda che dovremmo porci, perché è una questione che ci riguarda direttamente.

Cos’è l’ombra e perché è così importante?

Carl Gustav Jung la definiva come la somma di tutte le realtà rifiutate, quelle che l’uomo non vede o non vuol vedere e che rimangono quindi inconsce. Ma dov’è il pericolo in questo non vedere?
Il pericolo è che non riconoscendo l’ombra, quindi il negativo, l’inferiore, il “male” in noi, lo proiettiamo all’esterno, sugli altri, vincolando noi stessi in uno status di luce perfetta e il resto del mondo in tutto ciò che non ci piace, con il risultato di creare divisione e dualità.

Secondo questo principio
ciò che ci infastidisce del fuori
è ciò che ci infastidisce del dentro.

Attribuiamo all’ombra tutto quello che non ci piace del mondo senza capire che l’ombra è tutto ciò di cui ha bisogno il nostro mondo interiore per sanarsi.
Ed è qui che arriviamo al rapporto dell’ombra con la malattia.

Cos’è la malattia?
La malattia è un alleato. La malattia è il Lucifero che porta la luce nell’ombra.
La malattia ha questo scopo: farci integrare la nostra ombra, riportarci ad un sano stadio di unità, uscendo dalla dualità.

Ed ecco che i sintomi non sono altro che sveglie, sono il grillo parlante che vuole farci arrivare dritti a scuola, sono amici che a volte sussurrano e a volte gridano nelle orecchie che è tempo di guardare dentro, di accettare quell’ombra dentro di noi e di smetterla di vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro.

Ma quanto è più semplice guardare quella pagliuzza nell’altro? Giudicarla, deriderla e gongolarsi della propria perfezione? È più semplice sì, ma se pensiamo a quanta attenzione e quanta energia spendiamo nello spingere quest’ombra al di fuori, nel combatterla, nel fargli una guerra!
Non sarebbe molto più semplice aprirle le porte e lasciarla entrare?
Lasciare che diventi cosciente e non abbia più bisogno di farci ammalare per farci capire chi siamo?
La malattia ci rende onesti, materializza attraverso i sintomi quelle parti che a tutti i costi neghiamo. E se continuiamo a negare alzerà il tiro, sempre di più. Vale lo stesso per gli incidenti e le situazioni in cui ci ritroviamo nostro malgrado. Quando ci ritroviamo a dire, ma perché proprio a me? Perché mi è accaduta questa cosa? Perché ho incontrato questa persona? Cosa ho fatto di male per meritarmi questo? E’ proprio in questi casi che dovete gioire e ringraziare! Avete la possibilità di osservare tutto ciò che vi manca, avete la possibilità di evolvere!

 E la risposta giusta è :
“E’ successo a me perché doveva succedere proprio a me!”

Tornando a Peter Pan. Se vi ricordate lui cercava la sua ombra, voleva a tutti i costi rincollarla a sé per poter finalmente tornare a volare. E forse è proprio quello che dovremmo fare tutti, perché siamo tutti malati, anche chi non crede di esserlo, poiché siamo duali e siamo tutti incompleti.

E allora su,
prendiamo un po’ di ago e filo e rincolliamoci l’ombra! Farà male all’inizio, ma ne varrà la pena.

 

Testo e fotografie,
dal DIARIO INTERIORE
di Sara Teodori

 

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