365 giorni, Libroarbitrio

La guerra dell’abbandono nessuno – L.L.

il carettere di un uomo è il suo destino (Eraclito)

L’abbandono è per sempre

mica tutto il resto

lo sfruttamento o odio

come il bene o amore

sono passeggeri

vanno e vengono

alterati dall’intento del tempo

da qualche goccio dall’alcol di troppo

sostanze psicotrope

e platonici viaggi d’oblio

ma soprattutto

finiscono,

improvvisamente

prima o poi

nel mentre

tra il batticuore

dopo lo schizzo

finiscono,

sono per tutti

e sulla bocca di tutti,

addirittura vanno inscenati

per essere compresi,

forse s’assomigliano pure,

ma l’abbandono

nemmeno lo si vede arrivare

si confonde zitto zitto tra la gente

non è nessuno

né di nessuno

armato invisibile

per combattere la guerra del per sempre

non se ne va

così non si finisce mai

di essere abbandonati

e non somiglia a nient’altro

che non a sé stesso.

365 giorni, Libroarbitrio

Capire l’impostore – Javier Cercas

L. foto scattata da Ed 2001

Dell’ingenua ma ragionevole fiducia nella dignità umana.

Chi di noi non è un commediante?
Chi potrebbe negare che la vita quotidiana di ciascuno sia un mix inestricabile di recita e autenticità, di messinscena e adesione sincera alle cose?

Il punto è un altro.

Quando è caduto il velo dell’impostura cosa è rimasto?

365 giorni, Libroarbitrio

Il coraggio d’avere paura – Alessandro Parronchi

Libellula e grano

noi mossi di luce dietro il chiaro vetro.
paesaggi dipinti
sono così belli, che rimasi intento
a seguire i loro contorni
variati e, – mi piacerebbe
percorrerli, perdermi
con te per quelle strade!

il pensiero nemico,
ho conosciuto
solo brevi dirupi,
coste solitarie, piccole finestre su
aperte campagne.

si muore, anche da vivi, a tante cose.
ed ora quando s’apre in mezzo al verde
sentiero ignoto,
una come te, paese
che respira nel silenzio,
vivo intorno alle case,
e un brivido mi prende
se mai il piede tenta l’erba fluttuante.

365 giorni, Libroarbitrio

“Io sono uno” Luigi Tenco

J.Ruther

Io sono uno
che parla troppo poco,
questo è vero
ma nel mondo c’è già tanta gente
che parla, parla, parla sempre
che pretende di farsi sentire
e non ha niente da dire.

Io sono uno
che non nasconde le sue idee,
questo è vero
perché non mi piacciono quelli
che vogliono andar d’accordo con tutti
e che cambiano ogni volta bandiera
per tirare a campare.

Io sono uno
che parla troppo poco,
questo è vero…

365 giorni, Libroarbitrio

“Poema alla mia montagna” Marina I. Cvetaeva

Benoit Courti

Smarriti sotto l’irruenza.
Come? Ancora non lo si capisce!
Io porpora pertinace delle labbra,
tu le tue ciglia (se da me ti fossi lasciato baciare)
– come tacche,
e il dente dorato d’una stella.
Non è inganno la passione, e non invenzione!
E non mente – soltanto non indugiare!
Oh, se fossimo venuti a questo mondo
come plebaglia dell’amore!
Oh, se tutto fosse semplice e alla buona:
Semplicemente – un colle, un poggio…
Si dice – con la vertigine dell’abisso
misurano il livello delle montagne.
Fra mucchi di erica colore del miele,
fra isole di pazienti conifere…
(La quota del delirio è sopra il livello
della vita)
– Prendimi! Tua…

365 giorni, Libroarbitrio

“E tu che hai nella bocca le dolcezze” Muhammad

Muhammad internet point

E tu che hai nella bocca le dolcezze
uno dei tuoi malati ti domanda,
che dalla bocca tua ne beva un sorso.

Quando sarà per lui l’ora del sonno,
ché ai tuoi quegli occhi suoi tolsero il sonno?

Quanta guerra per te, notte su notte,
e quanti assalti disperati. Quanti per me
i desideri di te, gli sgomenti.

Concedo a me di svegliarti, nemica.
Che il tuo cuore morto lo voglia, ti concedi.

Attenta, anima mia, che un’altra a lui interessa
ed uguale sarà un’altra volta ancora
darti uguale dolore. Attenta, attenta.

Tu che passi di qui e ti siedi
per far passare il tempo sorridi felice
e lo attendi lui che non arriva mai.

Io se lascerò che amore apra la porta
strapperò cuore dal petto; e sarò come te
innamorato del nulla, e tu che hai nella bocca le dolcezze
sopportala la verità ora.

365 giorni, Libroarbitrio

“La ragazza che giocava con il fuoco” Stieg Larsson

falena

Quello era il nocciolo del problema.
Non esisteva praticamente nessun dubbio che una strega come Lisbeth Salander avesse fatto in tempo a procurarsi un certo numero di nemici nel corso degli anni.
L’avvocato Bjurman aveva però un grosso vantaggio.
A differenza di tutti gli altri che per un motivo o per l’altro potevano essersi arrabbiati con la ragazza, lui aveva accesso illimitato alle sue cartelle cliniche, alle relazioni degli assistenti sociali e a quelle degli psichiatri.
Era una delle poche persone in Svezia a conoscere i suoi segreti più intimi.
Ma la cartella personale che l’ufficio tutorio gli aveva fornito quando aveva accettato l’incarico di tutore della ragazza era breve e sommaria – circa quindici pagine che fornivano un’immagine generale della sua vita da adulta, un riassunto della perizia psichiatrica, la decisione del tribunale di metterla sotto tutela e la revisione contabile dell’anno precedente.
Aveva letto il sunto più e più volte.
Quindi aveva cominciato sistematicamente a raccogliere informazioni sul passato do Lisbeth.
Da avvocato sapeva molto bene come comportarsi per raccogliere informazioni negli uffici pubblici.
In qualità di suo tutore non aveva nessun problema a superare la segretezza che circondava la sua cartella clinica.
Era una delle poche persone che potevano ottenere qualsiasi documento che riguardasse Lisbeth Salander.

365 giorni, Libroarbitrio

un giorno come un altro – L.L.

passione

Opera pittorica di Roberto Ferri 

26 aprile

Sguardi che compaiono
da vicoli come cunicoli.
Mentre stanze segrete consumano
rimembranze di battaglie sconosciute.
E’ notte. E vorrei fosse presto giorno.
E’ giorno. E prego perché la notte accorra a proteggermi
oscurando. 

Dio. Non puoi salvare.
Nessuno. Da se stesso. Di se stesso.

Dio non risanerai mai i tuoi feriti.

I tuoi figli.
Io tua figlia.
Non puoi riparare un danno già compiuto da genitori egoisti, ex corrotti, persecutori, povertà, depressione o semplicemente squilibrio chimico.
Io.Non riesco ad annullare ferite psichiche, fasciare vecchie cicatrici, mandar via antichi lividi con un bacio. Non riesco a mandar via il dolore. Zittire le voci nella sua testa, nella mia, in quella della gente.
Non sarò mai in grado di salvare gli oppressori dall’opporsi a un mondo che hanno preso ad odiare. Troveranno sempre il modo di ricominciare da dove i prepotenti hanno lasciato perdere. Diventeranno loro i più prepotenti. Faranno diventare me il nemico. Io sono il nemico ora. E tu dove ti sei perso Dio? Non lo vedi che non ci riesco, che sola non ce la faccio? Non importa quanto sono convinta di aver fatto davvero ogni cosa in mio potere per dimostrare la mia indifferenza, e mentre agogno il tuo sconfinato sostegno per non morire, imparo che non potrò mai salvare un miserabile bastardo da se stesso.
E’ un muro di fuoco in continua espansione e nella sua scia si abbevera della mia acqua, si sta nutrendo di me, la mia energia, i colori stanno sbiadendo ad ogni sua sorsata, e alla fine ucciderà la mia anima.
Sarò nulla.
Non sarà soddisfatto finché non sarò miserabile quanto lui.
E a questo punto il disprezzo sarà un perpetuarsi dietro cancelli altrui, mosaici di celle senza serrature per la via d’uscita.
Una volta sconfinata lì sarà di fatto impossibile per me pattuire una tregua.
Non importa più l’età del tempo, né il male del tempo.
Non gli importa più nulla di nulla, se non.
Mangiarmi.
Spolparmi viva.
Tormentata.
Immobilizzata come un fermo immagine incrinato e intrappolato dentro un proiettore rotto.
Frustata dal suo vuoto spazio interiore d’occhi acidi al di là la tragedia, il mio stesso senso d’impotenza. Vicolo cieco. Aggrappare le mani attorno filo spinato, e percuoterlo percossa.
Infuriata per la colpa, per le stronzate idealizzate nelle mente.
Insistere resistendo alla lotta.
Inspira lentamente.
Voglia di tirare calci, schiacciargli la faccia, fracassargli la testa.
Espira.
Labbra gonfie. Le mie. Anche i denti mi fanno male.
Mi resta di succhiare caffeina e codeina da una cannuccia.
Si vaporizzeranno i lividi.
– Le ossessioni vanno uccise per farle sparire definitivamente – , m’ha sussurrato all’orecchio umettato dalla sua saliva.
Ora fisso fronde d’alberi. Platani. Appaiono molli. Riversi. Come salici ma senza pianto.
Intanto bisogna pregare per la resurrezione in un’anonima chiesetta.
Per la redenzione.
Un angelo tenebroso cadrà giù dal cielo per me.
Brillanti sogni compro messi in intossicazioni pericolose per la mia salute mentale boccioli selvatici bagnati d’acqua santa.
Amen.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Testo a fronte” Pascal Riou

foglia

Spesso rientrando la notte, l’Orsa
sopra il cammino,
la sua grande casseruola che scivola lungo le ore
sul piano celeste
– poi, perduto, nascosto nel folto degli alberi
l’ammasso delle Pleiadi
come un fuoco dentro una bruma distante.
Sì può sempre, la testa imbottita di sistemi,
non sollevarla troppo
e irridere i secoli che camminarono
guidati dalle stelle – ma è miseria
quando la meraviglia ritorna ogni notte,
miseria simile a non vedere più l’autunno
che avanza con i suoi stracci reali
nel mormorio di ali intorpidite,
che avanza, disfacendoci, un pezzo alla volta,
dei giochi di scena e dei fasti del sapere
e lasciandoci, l’anima quasi nuda,
per certo a brandelli e straripante di vuoto.