365 giorni, Libroarbitrio

“Il dolore è fatto della pelle degli altri” le mancanze che abbiamo attraverso i versi di Ilaria Palomba – di Lié Larousse

Ilaria Palomba

“Ho l’impressione di lottare contro le pietre,
il futuro si spalanca negli occhi
ma le viscere sono fredde,
l’unico spazio possibile è lontano,
l’unico tempo possibile è mai,
quando sono con loro non esiste nient’altro
la mente mia è labile,
non regge gli sbalzi,
schiva l’umana presenza,
mi costringe a frasi fatte e sorrisi di circostanza
mentre dentro ancora molta terra miseramente brucia
e in ogni istante la pelle viene via.”

Waterhouse “the lady of shalott”

Sono giorni precari e difficili per quegli esseri umani come me, saturi di una realtà che soffoca e acceca tanto, tanto da impedirci a tratti di vedere anche solo uno spiraglio, un breve e stretto raggio di sole, o di luna, poco importa, la notte non abbandona mai il giorno di questi tempi, e di questi tempi il giorno ha ore infinite per concedersi presto alla notte. Così, a distanza di tre anni, irrequieta e stanca tra una correzione di romanzi e la costante dell’inquietudine ho ripreso tra le mani “MANCANZA” , raccolta poetica di Ilaria Palomba, datata 2017, e nei suoi versi è stato come ritrovare una me, non una vecchia me, ma una me di oggi, di adesso, di qui e ora.
E’ questo che sanno fare i poeti, ed è proprio questo che sa fare la poesia, a prescindere dalla loro fama, o dal successo di aforismi e citazioni, a prescindere dal numero di copie vendute, la poesia descritta dall’anima di un poeta, di una poetessa, è il viaggio che tutti noi primo o poi dobbiamo fare verso casa, seppur triste ed angosciante, seppure senza un’apparente meta, un viaggio verso il nostro “Io” che troppo abitualmente, ormai senza quasi più farci caso, nascondiamo indifferenti dietro a maschere e soliti cliché, e non dobbiamo essere noi poeti per capirlo, ma solo e semplicemente esseri umani che vivono a cuore ed occhi aperti amando noi stessi e il nostro prossimo, come fratelli e sorelle.

“Il dolore è fatto della pelle degli altri
come assaporare gli sguardi alla finestra
e chiudere le serrande per spiare dai buchi.
Purtroppo sbocciamo solo
dove dilaga una morte.”

Articolo di Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Una volta l’estate – Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi

copertina-una-volta-lestate

In questa che oggi sento sulla mia pelle essere l’epoca della rabbia e dei vinti, e osservo, e percepisco, e vivo la difficoltà che ha l’uomo di afferrare se stesso nel vortice del caos della quotidianità contro una società che lo vuole plasmato e plasmabile, e lo vedo tentare d’imporsi con principi e virtù senza però riuscire a farli davvero propri, e allora troppo stanco quando ormai tutto gli appare ormai inutile, lontano, dimenticato e opposto agli obiettivi prefissati, lo vedo abbandonarsi e inerme seguire ed inseguire le nuove mode, e presunte tali, nel flusso dell’arrendevolezza di massa, tuttavia, nel romanzo Una volta l’estate, scritto a quattro mani dagli autori Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi, scorgo un barlume di speranza in Edoardo, che, nonostante la miriade di complicazioni imposte, coraggiosamente lotta marciando controcorrente, mettendo a rischio la sua vita, ogni ideale, tutto il suo mondo, senza rimpianti né rimorsi, per riprendersi ciò che più desidera, il suo sogno, la sua complicata e pur sempre sconosciuta vita che è e sarà con l’amata Maya.”
Lié Larousse

 

Tratto da Una volta l’estate:

EDOARDO

Arrivo in camerata strusciando gli anfibi. Un muro di grugniti e rantoli notturni mi investe. Salicetti è quello che russa più di tutti in camerata. Sembra un maiale intrappolato in un gabinetto. Che strano paragone, penso buttandomi con tutti gli anfibi e la mimetica sul materasso vivo e poggiando la testa sul cubo. Il cigolio rugginoso si propaga per tutta la camerata, ma il sonno pesante dei militari in missione si può paragonare a quello dei neonati in braccio alla mamma. Che starno paragone, penso. E le lacrime fanno avanti marsc’.
Più i miei compagni di camerata russano ignari e più penso sia ingiusto. Ingiusto partire in missione con il solo obiettivo di farsi il televisore nuovo, la macchina nuova, la casa più grande.

Ilaria Palomba e Luigi Annibaldi
saranno presenti con il loro romanzo
“Una volta l’estate”
 edito da Meridiano Zero
questo pomeriggio alle 18
alla libreria Mondadori
in via Piave
Roma  
presenteranno l’opera
Paolo Restuccia e Loredana Germani

Venite a conoscerci, non mancate!

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STREGHE POST MODERNE è in libreria!

copertina Streghe post moderne

“Streghe Post Moderne
Alter Ego Edizioni
è in libreria!

“L’ESPIO DEL VENTO”,
titolo del mio scritto epistolare,
incontra l’arte pittorica di Madame Decadent,
che leggendo attraverso gli occhi delle mie parole
lo sguardo di un oltre di mondo,
ha saputo dar vita ai miei personaggi e alla loro storia
accompagnandoli con illustrazioni  dall’inconfondibile stile melanconico e disarmante.

Tutta l’antologia narra di tempi altri, mondi alterni e paralleli di vite,
concepiti dalle menti di cinque scrittrici, resi visibili dalle illustrazioni di cinque disegnatrici.

Le altre scrittrici:
Ilaria Palomba, Olivia Balzar, Flavia Ganzenua,Giorgia Mastropasqua

Le altre disegnatrici:
Raven Trieb, SurreAlix Voyage En Caravane, Eleonora Helbones, Natascia Raffio

Un mio Grazie speciale va all’Editore Danilo Bultrini
e alla scrittrice Ilaria Palomba per aver creduto e credere nelle mie doti scritturali!

Colgo l’occasione
miei cari Followers da tutto il mondo
per invitarvi alla prima delle numerose presentazioni che avrà luogo questa sera a Roma
sabato 12 marzo
ore 19:30
 al Baràbook
via dei Piceni, 23
zona San Lorenzo

Lié Larousse

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“Homo Homini Virus” romanzo di Ilaria Palomba per Meridiano Zero ad aprile nelle librerie!

Ilaria Palomba fdproductions

TRACCIA 1 – TU ODI (Rammstein – Du Hast)

In principio credevo nel corpo. In principio credevo nella salute. In principio credevo bastasse amare. Ora provo solo odio.
La parola corpo, svuotata di senso, perde la propria dignità d’essere. Tutto procede nel caos. E non credere stia parlando del niente. Il vuoto che mi pervade non ha nulla a che fare con l’assenza di materia. Al contrario, si tratta di un eccesso. Un surplus di esistenza che non sono in grado di contenere. Da ciò ne consegue, con una stringata logica del non-senso, l’odio viscerale che nutro nei confronti dei ben riusciti. Non ci sono Übermensch in questa storia, Bowie. Non vertiginose altezze. Non ideali. Tutto mi sovrasta. E da questa totalità sono escluso in definitiva. La protervia della comunicazione si è insinuata in me avviluppandomi. La comunicazione porta alla ribalta soltanto una parte di questa eccedenza. E in linea di massima la parte più inutile. Ciò che consola, non ferisce, non crea dubbi. L’eccedenza accolta è soltanto quella che non getta nel dubbio. Sono stato battuto da quell’eccedenza, quel residuo di realtà che non posso più esperire. È l’odio a tenermi in vita. Il giornalismo come l’arte, la moda come il degrado, l’estetica del nulla come l’etica dell’assoluto. Di tutto io vedo l’opposto. Non vi è più nulla al mondo in cui valga la pena credere. Certo, vi è stato un tempo in cui ho creduto. Vi è stato un tempo in cui ho amato. Vi è stato un tempo in cui ho lottato. Ma contro cosa, Bowie? Mi sono illuso. Ho creduto di vincere il fato e infine lui ha vinto me. Ora mi domandi giustificazioni teoriche per l’odio che mi nutre. Non ve ne sono. Ho provato a elaborare teorie, a estrapolare significati reconditi, a mitigare il senso d’impotenza con bieco altruismo da gregge. Ho provato a figurarmi la morale e la democrazia come strumenti per combattere i demoni. Nulla di più ingannevole, Bowie. I demoni non si combattono e non si addomesticano. Si può solo sperare di incarnarli mentre a poco a poco sbranano e devastano. Sono arrivato a Roma per cercare un lavoro, una posizione sociale, un ruolo. Ho trovato una donna. Io l’adoro. Io la venero. Io la amo. Ma lei è morta.

 

Un grazie di cuore alla scrittrice Ilaria Palomba
per avermi concesso l’incipit del suo nuovo romanzo
qui in lettura
per noi tutti!
L.L.

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“SUSHI PIN-UP” Luigi Annibaldi

Sushi Pin-up   

Senz’anima

     Un uomo fa uno starnuto così forte che dal naso gli esce l’anima. L’uomo si sente una marionetta senza burattino, giacché si sa che un uomo senz’anima è sempre sfinito, mai dritto tutto d’un pezzo e ogni occasione è buona per afflosciarsi e schiacciare un pisolino.
  L’uomo prova ad aggrapparsi alla sottana dell’anima che è ancora lì a portata di mano, ma quella è tutta sfuggente e gli svanisce dalla presa come il fumo di un camino che va fuori di casa  a mischiarsi coi profumi. L’uomo inizia a sbadigliare poi crolla in un sonno profondo. Sogna di correre dietro alla sua anima.

***

L’aggiustadifetti

    Non c’era difetto che l’aggiustadifetti non sapesse aggiustare.
Fino a quella volta in cui una multinazionale mise sul mercato una macchina aggiustadifetti per pochi dollari. Presto l’aggiustadifetti diventò disoccupato e per dispiacere si difettò. 

***

Ostacoli

   Si narra di un uomo che superava qualsiasi ostacolo incrociasse sulla sua strada. Finché un giorno incontrò un uomo come lui che andava in senso opposto.

***

Se entri nel mondo di Luigi Annibaldi potresti non uscirne più. Gli scenari che crea per estraniarsi e per avvolgere il lettore sono millimetrici e vischiosi al tempo stesso. Se scopri la sua Pin-Up, quella che vive in un piatto si sushi, potresti non controllare strane voglie. Mentre se volti pagina potresti precipitare in un cappello a cilindro e ritrovarti in una comunità di maghi che si nutrono di conigli, oppure potresti finire in una classe di 30 alunni il cui unico obiettivo sarebbe quello di defecarti in testa o beccarti il viso come uccelli impazziti. Nel mondo di Annibaldi quando, in Paradiso, un’anima subisce un torto da un’altra anima, regolerà i conti reincarnandosi nel neonato più paffuto e robusto di tutti. Se il punto di vista è quello di un cane capirai quanto è triste e dignitoso non permettere al tuo padrone di abbandonarti. Da qualunque storia comincerai a leggere sentirai nei tuoi pensieri lo sguardo curioso di uno scrittore fuori dal coro.
Con un fugace passato in Marina approda alla scrittura come ancora di salvezza per restituire alla terra ferma la sua surreale visione del mondo.
I racconti Senz’anima, L’aggiustadifetti, Ostacoli, fanno parte della sua prima raccolta Fantareale di racconti intitolata SUSHI PIN-UP, edita da  Omero Editore.
Dal suo racconto Sushi pin-up è stato tratto un omonimo cortometraggio vincitore del Festival L’Altro Corto e del Festival Campo Lungo.
Dal 2012 vive con la scrittrice Ilaria Palomba.

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“I buchi neri divorano le stelle” Ilaria Palomba

Roma 21 febbraio 2014

Ilaria Palomba

COMA
Le parole sono capaci del mondo.
Queste sillabe ne contengono le deviazioni.
Dammi dinamite di suono e spasmodici flash di vuoto.
Dammi visioni altalenanti come fruste spezzate sul dorso dei sogni.
Dammi città shock in cui siamo tutti macellati da i-phone esistenziali.
Dammi unghie esiziali da conficcare nel cranio indolente di questo tempo acre.
Dammi vanità. Bontà. Invidia. Crocifissione di vendetta sbiadita. Rivalsa di panorami trascendenti.
Dammi l’Amore Universale della macchina che tiene in vita i nostri corpi ingoiati dall’eccelsa
distanza intergalattica di questo eterno
COMA.

Nei versi di Ilaria Palomba, la vita viene presentata come caleidoscopio di emozioni allo stato puro, come estratto di bellezza, ma anche presagio di putrefazione poetizzandosi :

“Se non posso essere una stella
sarò un buco nero.
Vi deglutirò
con il peso del mio nulla”

Ricorre nel suo testo poetico un’ossessione circolare, il rischio di cadere nell’insignificanza e nel nulla, come una stella che, esaurita la sua energia, lascia dietro di sé una scia luminosa prima di cadere nel buco nero, la sua tomba.
Ilaria Palomba usa un linguaggio fatto di parole rutilanti, in cui i sentimenti interiori trovano corrispondenza in paesaggi bellissimi che ricordano il Salento (sua terra di adozione), con le sue acquemarine e tarantole nere. In un periodo storico come il nostro, in cui c’è una confusione babelica dei linguaggi che diventano sempre più volgari, dimostra una singolare dimestichezza con l’uso delle parole, che usa come tessere di un mosaico meraviglioso, dove ognuna concorre a formare una fantasmagoria onirica alata: “Le parole hanno le ali degli angeli”. Le sue parole sono come proiettili che trafiggono il lettore o, come lo sguardo di Gorgone, hanno l’effetto di pietrificare situazioni e stati d’animo. La poetessa usa le parole come la pittrice impressionista usa il pennello e dalle sue righe esplodono lapilli di lava vulcanica che provocano un big bang di emozioni allo stato puro. Ella intinge il suo pennello nella tavolozza della sua sensibilità, usando tutti i colori di cui è capace la sua anima, e sgorga acqua di risorgiva, fresco lenitivo per i suoi dolori e turbamenti giovanili. Il suo stile va al di là degli stretti confini della periferia del dire comune. Maestra di epifanie meravigliose, costruite con la luce di stelle lontane e solarità forti, Ilaria esprime una sorta di terrore per la opacità che ottunderebbe la limpida trasparenza e, con lo sguardo sempre rivolto al cielo dove sono appesi i suoi assoluti, conficcati come gelide stelle fisse, si trincera nella fortezza di una forma scintillante ed elegante, in cui non c’è posto per i cultori delle ideologie, ma solo per i cultori della bellezza, perché, Ilaria Palomba crede, come Dostojevskj nell’Idiota, che “la bellezza salverà il mondo”.

Tratto dalla raccolta poetica
I buchi neri divorano le stelle
Presentazione di Mariella Cataldo

A domani
Lié Larousse