365 giorni, Libroarbitrio

Immanuel Kant e il “procedimento critico”

Roma 30 maggio 2013

Sfogliando alcune pagine di un testo di studio, anche questa volta, mi sono imbattuta in una frase che per me ha dello straordinario, fantastico e meraviglioso. Di seguito la riporto:

La vita del più importante filosofo dell’era moderna (forse di tutti i tempi) fu straordinariamente priva di avvenimenti.

Ma di chi? Stiamo parlando di Immanuel Kant.

A questo punto non possiamo non continuare a leggere con stupefacente emozione la normalissima vita di un essere straordinario.

Kant nasce in una famiglia borghese devota ai pietisti quindi ricevette un’educazione rigorosamente religiosa.

Dal 1741 frequentò gli studi universitari in filosofia, matematica e la fisica di Newton. Le ristrettezze economiche lo portano ad abbandonare gli studi ed a lavorare presso nobili famiglie come precettore.

Nel 1756 ottiene la libera docenza e un modesto incarico di professore a konigsberg la sua città natale.

Qui decide di rimanerci definitivamente rifiutando anche incarichi molto prestigiosi, per attendere con serenità agli studi e all’insegnamento.

Per la stessa ragione, dopo attenta riflessione, decide di rimanere celibe.

Negli ultimi anni di vita soffrì di disturbi celebrali che gli impedirono di scrivere.

Vuota di avvenimenti mondani, la vita di Kant fu però densa di scoperte, crisi, intuizioni e svolte intellettuali; attraversando un percorso che iniziò sul piano della ricerca scientifica (sul modello del sapere newtoniano), si confrontò poi con le tesi scettiche di Hume, per arrivare in fine all’intuizione del procedimento critico .

Un percorso che lo stesso Kant descrisse come una specie di romanzo filosofico, ossia come il traumatico passaggio da un sonno dogmatico alla scoperta di una grande luce.

Per riassumere non c’è  bisogno di vivere avvenimenti straordinari o catastrofici, la luce è già dentro di noi, dobbiamo solo svegliarsi dal grande sonno.

Ovviamente mio opinabile parere.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Jean Jacques Rousseau:l’uomo nato libero è dappertutto in catene.

Roma 10 maggio 2013

Nato a Ginevra da una famiglia piccolo borghese, studiò come autodidatta durante una giovinezza disordinata ed errabonda.

Nel 1742 si trasferì a Parigi e iniziò a guadagnarsi da vivere facendo il copista i musica. In questo periodo entrò in contatto con l’ambiente degli Illuministi e in particolare con Diderot e d’Alembert: per loro curò gli articoli musicali della grande Enciclopedia.

Incapace di stabilire legami umani soddisfacenti, finì con il rompere ogni rapporto con gli Illuministi.

Nel 1762, costretto a fuggire dalla Francia perché sospettato di ostilità al regime, si rifugiò in  Inghilterra dove trovò ospitalità per un certo periodo presso Davide Hume.

Presto anche il rapporto con il filosofo inglese si ruppe e Rousseau dovette ritornare a Parigi.

Trascorse la sua vita in solitudine completando le sue  memorie I sogni di un viandante solitario.

Si può dunque d’egli dire che certo fu un illuminista ma che abbracciava già molti dei canoni romantici dell’epoca futura, nonché anticonformista, inquieto e individualista al tal punto che molte dicerie accompagnano ancora oggi il suo nome e non solo, molte delle sue produzioni letterarie e scientifiche sono diversamente interpretate.

Per alcuni rappresenta il teorico ispiratore della rivoluzione francese, per altri l’autore di una critica globale alla società moderna, per altri ancora il nostalgico sognatore di una perduta innocenza primitiva dell’umanità.

Tuttavia ciò su cui tutti sono d’accordo è il riconoscergli il merito dell’aver dato inizio allo studio della  storia della pedagogia moderna con l’Emilio o Dell’educazione 1762.

A domani

LL

 

Testo di lettura:
Antologia illustrata di Filosofia
Demetra Editore