Le stelle
a una a una
nel cielo freddo della sera
si affacciano.
Al di là del valico
una città fortificata
e stormi di aquiloni.
Senso di debolezza,
un lampo luminoso:
dalle barche giungono voci
di fantasmi che chiamano.
365 giorni
Sul sentiero di montagna
qualcosa di grazioso,
un ciuffo di violette.
Nobile è colui
che non dai lampi capisce
la vanità delle cose!
Eccomi, sono un uomo
che mangia il suo riso
seduto tra i convolvoli.
Di tanto in tanto le nubi
concedono riposo
a noi che guardiamo la luna.
Se a un peperone
mettete le ali
ecco una libellula rossa.
(Alba nel bosco L.L.)
Stagno antico!
Una rana salta dentro,
il suono dell’acqua.
La primavera fugge via
gli uccelli piangono, sono lacrime
gli occhi dei pesci.
Le cicale cantano,
certo non sanno
che presto moriranno.
Che lampi!
Il grido degli aironi
trafigge il buio.
Finita la pioggia
pallidi alzarono la corolla
i crisantemi.
Inverno desolato,
sulla terra di un solo colore
il suono del vento.
Sopra un ramo secco
si posa un corvo,
crepuscolo d’autunno.
Roma 1 aprile 2014
Le stelle
a una a una
nel cielo freddo si affacciano.
Al di là del valico
una città fortificata
e stormi di aquiloni.
Notte d’autunno:
mi pongo domande e risposte.
Senso di debolezza.
Un lampo luminoso:
dalle barche giungono voci
di fantasmi che chiamano.
Che profumo dolce!
Ma quale fiore lo emana?
Bosco d’estate.
Inizio autunno:
lo scroscio della pioggia estiva
continua nella notte.
Tutto è buio intorno:
i ciliegi in fiore nella notte,
la porta del tempio.
A domani
Lié Larousse
Roma 23 febbraio 2014
Sono in fiore le azalee
nel villaggio lontano tra i monti.
Riso bianco bollito.
E’ notte, l’orchidea
nasconde nel profumo
lo splendore del suo fiore.
La giornata di ieri è passata,
quella di oggi se ne va.
Così la primavera si allontana.
Rugiada bianca.
Una goccia per ogni spina
di rosa canina.
Sopra le foglie cadute
rumore di passi lontani
di colui che aspetto.
Più sola ancora
dell’anno scorso.
Crepuscolo autunnale.
Cade una pioggia lieve,
senza rumore, sul muschio.
Quanti ricordi del passato!
Yosa Buson nacque da una famiglia contadina a Kema, nella provincia di Settsu, nel 1715.
Ancora molto giovane si stabilì a Edo, dove frequentò una scuola di poesia e imparò a comporre Haiku da prestigiosi maestri. Nello stesso periodo studiò anche presso una scuola di pittura dove approfondì le sue conoscenze sulla storia dell’arte orientale e acquisì una propria tecnica grafica. Per alcuni anni praticò la pittura come attività primaria, poi la sua produzione artistica si intensificò anche nella poesia, che divenne specchio della sua sensibilità visiva e coloristica.
Assieme a Basho, Issa e Shiki, Yosa Buson è concordemente ritenuto uno dei più grandi maestri dell’Haiku, per la sua funzione innovativa e riformatrice.
I temi tipici di questo genere poetico, la natura e gli oggetti, furono da lui ripresi con l’inedita introduzione di elementi autobiografici e sentimentali, e trasformati in simboli.
A domani
Lié Larousse
Roma 1 gennaio 2014
Nel cielo d’autunno,
un crisantemo selvatico
perde i petali.
Lui, una parola
io, una parola,
buio l’autunno.
Nel crisantemo sfiorito,
non resta forse
qualche cosa?
Nel grande vuoto
volteggiano
fiori di magnolia!
Una farfalla infreddolita
vola in cerca
della sua anima.
Guardo i tesori
del tempio montano:
piovono fiori.
***
Al sorgere del giorno
la Luna carezza il suo Sole,
poi si accomoda nascosta nell’etere per osservarlo risplendere,
e pur se appaiono le nubi
e pur se la pioggia tenta di scalfirlo
lei sempre è lì
dal cielo ascosa
ad’ammirarlo.
LL
Buon primo giorno dell’anno a tutti voi
con il suo giorno
e la sua notte
la sua Luna
il suo Sole.
A domani
Lié Larousse
Roma 3 agosto 2013
Con occhi invidiosi
insegui la farfalla
uccellino in gabbia!
“La nostra casa”:
freschezza
di queste parole.
E’ in fiore il susino,
l’usignolo canta
ma io sono sola!
Paese di montagna:
la luna piena autunnale
entra nella mia zuppa.
Gocce di pioggia cadono
qua e là
zanzare variegate!
Quando morirò
fai la guardia alla mia tomba
piccolo grillo.
Tra i fiori del tè
i passerotti
giocano a nascondino.
L’uccellino prepara il nido.
Non sa che taglieranno
l’albero.
Kobayashi Issa
Originario di Kashiwabara, Issa considerato uno dei maggiori poeti giapponesi.
Rimasto orfano a quindici anni andò a vivere a Edo, l’attuale Tokyo,per apprendere l’arte dell’haiku.
Dopo alcuni anni prese a girovagare per il paese facendo visita a illustri poeti e traendo dai nuovi ambienti conosciuti motivi di ispirazione per le sue composizioni.
Si sposò, ma nel giro di pochi anni, uno alla volta, gli morirono i quattro figli e la moglie.
Si risposò, ma il matrimonio fu un fallimento.
Fu colpito da una grave malattia e un incendio gli bruciò la casa.
L’opera più nota di Issa, La mia primavera, è un “haibun”, cioè una sequenza di haikai alternati a brani in prosa, che rispecchiano fatti ed emozioni della sua vita.
A domani
LL
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