365 giorni, Libroarbitrio

“Gli uomini sono lo scherno degli angeli” Geoffrey Hill

Umanità

Certi giorni un’ombra filtrata
Osservo una lumaca
Scalare il lucente strapiombo
Della sua bava. Le grida,
Come arrivano, sono mie; poi
Di Dio: mia la giustizia, le ferite, l’amore,
La luce, il pane, la lordura.

Starmene qui nella mia strana
Carne mentre il Tormento satollo
Dorme, macchiato dal cibo pronto,
E’ una gioia che va oltre ogni preoccupazione
Del mondo, per una volta.
Ma ci viene ordinato di
Alzarci quando, in silenzio,
vorrei comporre la mia voce.

365 giorni, Libroarbitrio

“L’isola del dottor Moreau” H.G.Wells

Just-Dessert-by-Nicoletta-Ceccoli

…trovai quei gridi oltremodo irritanti; essi crebbero di profondità e d’intensità con l’avanzare del pomeriggio. In un primo momento facevano pena, ma il loro costante ripetersi finì per sconvolgere completamente il mio equilibrio. Scaraventai in un canto un volume di Orazio che stavo leggendo, e cominciai a stringere i pugni, a mordermi le labbra e a camminare su e giù per la stanza.
Dopo un po’, dovetti turarmi le orecchie con le dita. La mia angoscia a quei gridi aumentava sempre di più: essi  divennero un’espressione così raffinata di sofferenza che non potei  tollerarli più a lungo, in quella stanza chiusa. Uscii fuori, nel calore sonnolento del tardo pomeriggio, oltrepassai l’ingresso principale (notai ch’era di nuovo chiuso a chiave) e girai l’angolo del recinto.
All’aperto quei gridi risuonavano con maggior forza. Pareva che in essi tutto il dolore del mondo avesse trovata una voce. Se avessi saputo dell’esistenza di un tale dolore nella stanza accanto, senza udire nessun grido, avrei sopportato la cosa abbastanza bene, l’ho sempre pensato. E’ quando il dolore trova una voce e fa vibrare i nostri nervi che siamo sconvolti dalla compassione. Nonostante la luce fulgida del sole e il verde degli alberi che ondeggiavano nella calma brezza marina, il mondo era tutto un caos, pieno di erranti fantasmi neri e rossi, finché non fui fuori di portata da ogni voce, lontano da quel recinto.

365 giorni, Libroarbitrio

“Infinito il cuore in valigia grida cu-cu” L.L.

Cour

grida di Bambino e grida di Bambina grida di albatro grida di cielo grida di terra grida di piogge grida di catrame grida di sabbia grida di corteccia grida di campi grida di mari grida di pareti grida di soffitti grida di letti grida di mattonelle grida di alcolici grida di narcotici grida di fumi grida di ceneri grida di buio grida di luce grida di invasori che dilaniano la carne in grida di acqua che inonda profondità a masticare l’animo che grida polverizzandosi le ossa per sparire in grida di Bambino e grida di Bambina grida di albatro grida di cielo grida di piogge grida di catrame grida di sabbia grida di corteccia grida di campi grida di mari grida di pareti grida di soffitti grida di letti grida di mattonelle grida di alcolici grida di narcotici grida di fumi grida di ceneri grida di buio grida di luce grida di invasori che dilaniano la carne in grida di acqua che inonda profondità a masticare l’animo che grida polverizzandosi le ossa per sparire in grida di Bambino e grida di Bambina grida di albatro grida di cielo grida di terra grida di piogge grida di catrame grida di sabbia grida di corteccia grida di campi grida di mari grida di pareti grida di soffitti grida di letti grida di mattonelle grida di alcolici grida di narcotici grida di fumi grida di ceneri grida di buio grida di luce grida di invasori che dilaniano la carne in grida di acqua che inonda profondità a masticare l’animo che grida polverizzandosi le ossa per sparire in grida di Bambino e grida di Bambina grida di albatro grida di cielo grida di terra grida di piogge grida di catrame grida di sabbia grida di corteccia grida di campi grida di mari grida di pareti grida di soffitti grida di letti grida di mattonelle grida di alcolici grida di narcotici grida di fumi grida di ceneri grida di buio grida di luce grida di invasori che dilaniano la carne in grida di acqua che inonda profondità a masticare l’animo che grida polverizzandosi le ossa per sparire in grida di Bambino e grida di Bambina …

L.L.

 

365 giorni, Libroarbitrio

“Il tamburo di latta” Gunter Grass

tamburodilatta

Si può iniziare una storia nel bel mezzo e procedendo arditamente avanti e indietro impiantare un grandissimo casino.
Si può ostentare modernità, depennare  tempi e distanze e a cose fatte proclamare che finalmente e all’ultima ora il problema spazio-tempo è stato risolto. Si può anche affermare, proprio in incipit, che oggi giorno è impossibile scrivere un romanzo, ma dopo, per così dire alle proprie spalle, scaricare un bestseller  bello grosso e ritrovarsi eletto ad ultimo romanziere possibile. Inoltre ho sentito dire che brilla per modestia chi all’inizio pretende: che non esistono più gli eroi da romanzo, perché gli individualisti non esistono più, perché l’individualità ci è scappata di mano, perché l’uomo è solo, ogni uomo solo allo stesso modo, senza alcun diritto alla solitudine individuale, e costituisce una massa solitaria senza nomi e senza eroi. Sarà così e sarà giusto così. Tuttavia per me, Oskar, e per il mio infermiere Bruno vorrei constatare che: noi due siamo eroi, eroi radicalmente diversi, lui dietro lo spioncino, io davanti allo spioncino; e quando lui apre la porta noi due, con tutta l’amicizia e la solitudine, siamo ancora  ben altro che un’anonima massa senza eroi.