365 giorni, Libroarbitrio

Tutto inizia e finisce con il Circo VI

Roma 6 gennaio 2o13

Il  giullare quindi funge da gazzetta, oltre che da grezzo contenitore del sapere orale dell’epoca, nonché infine da depositario di quell’insieme di miti e leggende che sono alla radice della memoria collettiva di ogni popolo e in cui si rispecchia la coscienza della propria identità. Si può dunque dire che il giullare era un mezzo di comunicazione di massa ante litteram, svolgeva cioè le funzioni che oggi svolgono la radio, la televisione, i giornali, fornendo evasione, divertimento e conoscenza; così i testi giunti a noi  per esempio raccontano, attraverso i cantori che nel 1373 percorrevano le strade di Venezia, le notizie riguardanti la guerra tra Venezia e Padova (Ugolini 1933).

Pompeo Molmenti (1910) così cita :

  ” Per le vie si ripetevano liberi sonetti satireggianti la nobiltà, si ascoltavano poesie intorno a guerre e avvenimenti politici, come quando nel 1373 la Repubblica era in guerra con il signore di Podova e per le strade di Venezia le popolane che andavano ad putheum pro auriendo aquam , per unum pecium ad audiendum canere  unam cancionem facta de novo de paduanis “. 

Il giullare inoltre rappresenta in buona misura il polo laico della cultura del suo tempo, ponendosi come contraltare alla figura del chierico. Infine funge da elemento catalizzatore per la formazione di una lingua, di una cultura e di una coscienza nazionale comune. Si sottolinea quanto profondamente doveva agire nell’inconscio popolare l’effetto delle parole del giullare, il quale rappresentava un modello da imitare dal punto di vista linguistico, infatti, insieme al prete, egli era spesso l’unica autorità culturale con cui confrontarsi nella quotidianità, possiamo immaginare che anche quando il giullare scendeva dal palco e si sedeva a tavola con i suoi ospiti non cessasse affatto la sua opera di istruzione e di informazione. Benché già nel 1914 Ezio Levi avesse affermato: “Solo i giullari durante parecchi secoli furono la letteratura italiana”, purtroppo, ad oggi il contributo dei giullari all’elaborazione della nostra lingua deve  ancora essere messo in rilievo dalla critica letteraria.

Con questo pensiero Di Levi chiudo questa settimana di studio della letteratura giullaresca, una chiusura tra virgolette perché per un cantastorie non ci sono porte da chiudere.

Quindi a domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Tutto inizia e finisce con il Circo V

Roma 5 gennaio 2013

L’importanza letteraria dello  spettacolo dei giullari 

Oveunqua eranu iullare,

tutti currunu per iocare:

cythari cum timpani et sambuci,

tutti gianu cantando ad alta voce.

Così viene descritto con incantevole semplicità l’accorrere festoso della gente all’arrivo del giullare. Così l’incanto e la magia avvolgevano lo spettacolo del giullare, la sua esibizione sul palco di legno da lui stesso allestito era un evento colmo di valenze mitiche ed emotive, ma era anche occasione di apprendimento e di conoscenza. I giullari infatti propagavano idee e notizie degli altri paesi; gli avvenimenti storici e di cronaca che essi narravano erano spesso l’unica occasione per mettersi al corrente di quanto avveniva fuori dell’ambito limitato delle proprie mura: il giullare si fa strumento di circolazione delle mode, dei costumi e di pensiero, talvolta anche diventando veicolo di eresia o di idee politiche comunque sovvertitrici. Infatti il re di Francia Carlo VI dovette nel 1395 emanare un editto da cui si evince chiaramente che nei canti dei giullari si trattavano argomenti scottanti e politicamente delicati:

Tratto da un manoscritto dell’epoca, testo francese tradotto in italiano, Gautier  1878

” Noi proibiamo a tutti i dettatori, autori di detti e di canzoni e a tutti gli altri menestrelli e ripetitori di detti che non facciano, dicano, né cantino, né in piazza né altrove, alcun detto, rima o canzone che faccia menzione del Papa, del Re nostro signore, dei signori di Francia,  e a riguardo di coloro cui tocca la cura dell’unione della Chiesa (…) sotto pena (…) di essere messi in prigione due mesi a pane ed acqua”.

Anche in Italia poteva avvenire che i giullari, per passione o interesse, fossero politicamente schierati.

Editto emanato nel 1252 dal podestà di San Gimignano, dove si mette in guardia chiunque dal cantare sui Guelfi e Ghibellini:

” Quod nulla persona castri et curtis S Gem, canere debeat aliquas cantiones inter (…) Guelfis et Ghibillinis.” 

E’ probabile che proprio questa pericolosità politica fosse alla base delle molte persecuzioni ed interdizioni che hanno accompagnato lo svolgersi delle loro vicende lungo il corso dei secoli. E’ comunque grazie a questa funzione di professionista dell’informazione (funzione esplicitamente ammessa nel manoscritto duecentesco della Biblioteca Nazionale di Parigi lat. 14859 ), oltreché dell’intrattenimento, che la sua presenza nelle corti è gradita e richiesta: il migliore, e spesso l’unico, modo per sapere cosa accadeva in luoghi lontani era quello di chiederlo a chi da lontano proveniva.

A domani

LL