365 giorni, Libroarbitrio

La novella Rosso Malpelo di Giovanni Verga

Roma 14 agosto 2013

Rosso Malpelo Verga

Questa novella sviluppa i motivi fondamentali dell’arte verghiana: l’attenzione al mondo degli umili, perseguitati e vittime  del sopruso dei più forti, la visione pessimistica del mondo, il procedimento assolutamente  oggettivo  della narrazione, la scelta  di un linguaggio popolare che tende a ricreare i modi del parlato, l’abolizione della figura del narratore.

lo studio della teoria evoluzionistica, secondo la quale sopravvivono in natura solo gli individui  più forti  che riescono a imporsi sugli altri, e la consapevolezza  che negli strati più bassi della società umana si manifestano  con più evidenza  le leggi fondamentali della vita, condussero il Verga  all’elaborazione di questa storia esemplare.

Rosso Malpelo  è un ragazzo infelice,  precocemente indurito dal lavoro in miniera, dalla miseria e dai soprusi subiti dagli adulti.

Non avendo conosciuto l’affetto, se non quello  del padre morto  in miniera, non è capace di esprimere  i suoi sentimenti.

Ciò che ripropone nel rapporto con gli altri  è la dura legge dell’accettazione  della violenza  da parte dei più forti  e dell’oppressione   dei più deboli.

Il destino gli riserba la stessa condanna  subita dal padre, la morte in miniera, che non ne restituirà nemmeno il corpo.

Nel racconto è avvertibile la profonda pietà dell’autore nei confronti del suo personaggio, il cui comportamento, anche quando assume un atteggiamento brutale non suscita nel lettore né disgusto né antipatia.

Giudicato cattivo dai cattivi, Malpelo assume una sua eroica  e orgogliosa  dignità che non lo salva dal proprio destino  ma gli assegna per contrasto, una dimensione di vera umanità.

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Giovanni Verga : la narrativa verista

Roma 13 agosto 2013

Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840.

Dopo aver frequentato  la scuola di don Antonio Abate, un fervente patriota, entrò nel corpo della Guardia Nazionale istituito dopo l’arrivo di Garibaldi in Sicilia  e fondò varie riviste politiche e letterarie.

A venticinque anni volle uscire dal chiuso ambiente della provincia catanese e si trasferì prima a Firenze e poi a Milano.

Qui entrò in contatto con intellettuali e nobildonne e rappresentò questo ambiente  in numerose opere narrative e teatrali.

Dal 1874 in poi Verga abbandonò le figure di artisti infelici e donne dell’alta società che popolavano i suoi primi romanzi per volgere la sua attenzione verso personaggi più umili.

La realtà della Sicilia contadina di fine Ottocento divenne quindi protagonista delle sue opere.

Vi rappresentò  l’umile gente del popolo, contadini, braccianti, minatori, carrettieri, pescatori, rivelando l’abbrutimento della lotta per la sopravvivenza che li chiude in un destino disperato e senza scampo.

Emerge da queste opere una visione profondamente pessimistica della vita, dominata dalla consapevolezza che la natura, la società e la storia sono governate da leggi  ingiuste  e immutabili che schiacciano impietosamente  i deboli e li relegano al ruolo di “vinti”.

Al cambiamento  dei temi  corrisponde  un cambiamento  del modello narrativo: la figura del narratore  scompare per lasciar spazio  a una rappresentazione assolutamente oggettiva.

I personaggi si raccontano da soli, parlano direttamente attraverso una prosa asciutta, ricca di espressioni  dialettali con frequente uso del discorso indiretto libero, cioè riportato senza virgolette e senza venire introdotto da verbi come “dire” e “pensare”.

Lo scopo  del Verga era quello di prestare il possibile aderente al reale, che doveva emergere  dalla pagina con forza autonoma.

La narrativa del Verga fu assunta a modello di tutto un movimento letterario al quale fu assegnato il nome di Verismo che diede un contributo fondamentale alla fondazione della tradizione narrativa realistica italiana.

Dal 1893  in poi l’autore  ritornò per periodi sempre  più lunghi  a Catania fino a soggiornarvi definitivamente.

Gran successo ebbero le opere: Storia di una capinera, Eros, I malavoglia, Mastro don Gesualdo, Novelle rusticane.

Morì nel 1922.

A domani

LL