365 giorni, Libroarbitrio

Il tempo bambino – Simona Baldelli

Warwick Goble water babies

“In camera ho trovato questo.” Gli mostrò un pupazzo di stoffa, dal quale pendevano tristemente  i fili di alcune cucitrice slabbrate. “E’ tuo?” gli chiese.
Era l’orsacchiotto che gli aveva dato la bambina nel parco. “No” le risposte.
“E’ di quell’altra?”
“Nemmeno.”
Lei lasciò cadere a terra il pupazzo.  “Ti piacciono le bambine, vero?”
La domanda era semplice e diretta. Fece un passo in dietro. “Mi piaci tu, Regina.”
“Io pensavo di essere l’unica.” La voce di lei era piena di profonda tristezza.
“Ma tu sei unica te lo giuro.”
Sollevò una mano. “Non fa niente, tanto lo so che non è così” e prese a girare per la stanza.
La piccola figura si confuse fra le ombre dei mobili dello studio . L’unica cosa che riusciva a distinguere era la macchia scura dei capelli. Aveva ragione lei, era davvero minuta per la sua età . Vista di spalle gli ricordava moltissimo la bambina della pubblicità , scesa finalmente dallo schermo e giunta in quella stanza, alla ricerca della carta igienica soffice. Oppure avrebbe potuto essere la strabica, o la bambina del parco che gli aveva regalato l’orsacchiotto. Cercò nella penombra la sagoma del pupazzo. Era rimasto accanto lo stipite, lo lambiva una lingua di luce che si insinuava da sotto la porta. Aveva la pancina all’aria, ed i fili penzolanti erano una ragnatela che lo imprigionava al suolo. Sembrava chiedergli di essere salvato. Era lo stesso gioco che faceva da piccolo. Adagiava il fantoccio a terra, fingeva di legarlo con lo spago che penzolava dalle cuciture e poi si accucciava sul letto. Aspettava ore intere che qualcuno venisse a liberarlo o a portare via il prigioniero, come aveva letto in un libro che c’era un uomo che viaggiava attraverso il mondo diventando di volta in volta grande come un gigante o più minuscolo di un bambino.
Ma né grandi né piccoli venivano a soccorrerlo.

 

365 giorni, Libroarbitrio

Edoardo Sanguineti da “Triperuno”

Roma 6 gennaio 2014

Edoardo Sanguineti

Piangi piangi, che ti compero una lunga spada blu di plastica, un frigorifero
Bosch in miniatura, un salvadanaio di terra cotta, un quaderno
con tredici righe, un’azione della Montecatini:

                                                                                            piangi piangi, che ti compero
una piccola maschera antigas, un flacone di sciroppo ricostituente,
un robot, un catechismo con illustrazioni a colori, una carta geografica
con bandiere vittoriose:

                                                      piangi piangi, che ti compero un grosso capidoglio
di gomma piuma, un albero di Natale, un pirata con una gamba
di legno, un coltello a serramanico, una bella scheggia di una bella
bomba a mano:

                                piangi piangi, che ti compero tanti francobolli,
dell’Algeria francese, tanti succhi di frutta, tante teste di legno,
tante teste di moro, tante teste di morto:

                                                                                       oh ridi ridi, che ti compero
un fratellino: che così tu lo chiami per nome: che così tu lo chiami
Michele.

Sono versi profondamente e amaramente polemici.
Nella nostra società dei consumi tutto è ridotto a livello di oggetto, di merce: e, così, grottescamente si mescolano i giocattoli, gli elettrodomestici, le medicine, il catechismo, le allusioni alla tragica guerra di liberazione dell’Algeria. L’unico acquisto vero, al termine della filastrocca accusatrice e demistificante, sarà un fratellino: e per questo regalo, il bimbo, è invitato finalmente a ridere.

***

Abbraccia tuo figlio

di un abbraccio caldo e sincero

lui dimenticherà dei giochi

di lagnarsi per un capriccio

e non ci sarà più bisogno del lupo nero 

per attirare la sua attenzione

di  babbo Natale

che giustifichi la tua richiesta d’amore.

LL

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Freud e “il complesso di Edipo”

Roma 28 settembre 2013

Che cosa determina la psicologia degli esseri umani?

Il complesso di Edipo

Nel complesso di Edipo, di certo la più popolare fra le dottrine psicoanalitiche, Freud sintetizza la sua rivoluzionaria visione dell’infanzia.

Il bambino non è quell’essere puro e asessuato descritto dalla tradizione; se pur del tutto inconsciamente anche il fanciullo, come l’adulto, è dominato dall’istinto sessuale. 

Anzi, più precisamente, il bambino vive una sessualità “perversa”, ossia egocentrica, fissata negli oggetti d’amore e totalmente “desiderante”, ossia indifferente al principio di realtà.

L’oggetto dell’amore infantile  è in particolare la madre, l’oggetto della sua gelosia il padre, il cui posto egli vorrebbe occupare.

Freud scorse nell’antica tragedia di Edipo un mito fortemente rivelatore dei meccanismi dell’inconscio: nella storia di Edipo, che sposa senza saperlo la madre dopo aver ucciso il padre, anche in questo caso senza piena consapevolezza del proprio atto, è contenuta una fantasia inconscia attraverso cui ogni bambino è destinato a passare.

Dice Freud:

“Come Edipo, viviamo inconsapevoli dei desideri, offensivi per la morale, che ci sono stati imposti dalla natura, e dopo la loro rivelazione noi tutti vorremmo distogliere lo sguardo dalle scene della nostra infanzia”.

A domani

LL