365 giorni, Libroarbitrio

mickeymouse03- Andrea Mauri

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La chat mi conosce come mickeymouse03. È merito della Storia se ho scelto questo nick. Al liceo mi piacevano le lezioni sulla seconda guerra mondiale. La scintilla con Topolino scoccò quando mi imbattei in un libro che raccontava come persino Hitler trascorreva il tempo libero seguendo le avventure di Mickey Mouse. Era appassionato del cartone animato e non se ne perdeva nemmeno un episodio. In quello stesso libro scoprii inoltre che la parola d’ordine che avrebbe dato inizio allo sbarco in Normandia era proprio Mickey Mouse. Mi sentii orgoglioso di portare lo stesso nome di un animale che sarebbe passato alla storia. Rappresentava la mia rivincita. Per essere basso e con le orecchie un po’ a sventola. Proprio come un topo. Da quel momento in poi nessuno dei miei compagni avrebbe continuato a prendermi in giro. Sarei stato protetto da quel topo scaltro, che mi avrebbe aiutato a uscire dalle situazioni difficili, così come fece con gli alleati durante la guerra.

Nella vita reale mi chiamo Michele. Era nota la mia predilezione per le storie di Topolino. Collezionavo tutti i numeri del giornaletto e non permettevo a nessuno di toccarli. A forza di leggere le sue avventure lo sentivo parlare con accento americano. Con la fantasia mi insinuavo insieme a lui nelle riunioni dei grandi generali, impegnati a escogitare la strategia migliore per vincere il nemico. Entrambi facevamo un salto nel tempo, entravamo senza farci notare nelle stanze del potere. Nel decidere i dettagli dello sbarco, un generale amante dei fumetti raccontava ai suoi compagni il coraggio di un topo in divisa, presente su ogni manifesto di guerra, ricamato sui berretti dei marinai, disegnato sulle bombe pronte a essere sganciate. Questo topo conosciuto come Mickey Mouse, spiegava il generale, era scaltro e curioso, dotato di grandi orecchie per ascoltare quello che accadeva lontano. Teneva tutto sotto controllo. Per questo avrebbero utilizzato il suo nome in codice per dare il via alle operazioni di sbarco al largo delle coste francesi. Io e il topo in questione, nascosti tra i sogni e sotto il tavolo nella stanza della riunione, ci lasciammo trasportare fino all’oceano, mi vedevo tra i marines, ascoltavo i loro discorsi camerateschi, mi invaghivo dei più belli. E Topolino, rientrato nella sala del generale e sgattaiolando sotto il tavolo ovale, mi toccava le orecchie a sventola in gesto di amicizia e mi sussurrava con il suo inconfondibile accento americano: “sorcio, avrai fortuna nella vita”.

Cari miei followers 
l’autore Andrea Mauri
e la casa editrice AlterEgo
vi aspettano questa sera a Roma
nel quartiere San Lorenzo

al Baràbook
in via dei Piceni 23
dalle ore 19:30
per rinfrescarvi con un drink
e una nuova storia di scrittura contemporanea

Non mancate!

365 giorni, Libroarbitrio

“Speranza d’innamorato” Maffio Venier

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Ragazza mia, visetto bello e inzuccherato,
poiché ho saputo che verrete stasera,
son diventato bello e ho cambiato cera
tanto che sembro proprio una pesca sbucciata.

Sia lodato Amore, poiché il mio mezzanino,
il mio cortile, il mio orto, e il letto
potranno dire davvero:
“So che il nostro padrone è fortunato”.

Venite presto, caro il mio conforto,
e se troverete una scusa per non venire
domani sentirete dire:
“L’amico è morto”.

Il desiderio che ho di voi è tanto,
che se non veniste mi fareste un gran torto:
mi fareste restare col cuore infranto;
son tutto miele
da quando ho saputo di nuovo che voi, ragazza mia,
vi degnate di venire a casa mia.

 

365 giorni, Libroarbitrio

La celebrazione dell’ingegnosità e dell’intraprendenza: Robinson Crusoe

Roma 19 maggio 2013

Il romanzo s’ispira a un’avventura realmente vissuta da un marinaio inglese abbandonato su un’isola del Pacifico.

Il protagonista Robinson Crusoe, diciottenne smanioso di nuove esperienze, fugge da casa e s’imbarca su di una nave mercantile girando il mondo a caccia di avventure.

Dopo un primo naufragio, viene catturato da un pirata, ma grazie alle sue abilità riesce ad evadere e scappa in Brasile, dove fa il piantatore.

Attratto nuovamente dal mare, s’imbarca per la Guinea e fa nuovamente naufragio.

Approda fortunosamente su un’isoletta deserta alla foce del fiume Orinoco e qui l’ingegnoso Robinson riesce a procurarsi e a costruirsi tutto ciò che gli necessita per la propria sopravvivenza e per migliorare le proprie condizioni di vita.

Rimane in solitudine per venticinque anni, fino a quando non gli capita di salvare la vita ad un indigeno, sottraendolo alla ferocia di un gruppo di cannibali.

Robinson impone al selvaggio il nome di Venerdì e nel corso dei tre anni di convivenza lo educa alla mentalità e alle abitudini occidentali, facendone un abile servitore e fedele compagno.

Finalmente dopo ventotto anni  di vita selvaggia, Robinson viene riportato in patria da una nave di passaggio.

Fortuna?

Buona lettura a tutti!

A domani

LL

365 giorni, Libroarbitrio

Fra cronaca e favola: la costruzione del Decameron III

Roma 23 febbraio 2013

Temi delle novelle 

Gli argomenti delle giornate si dispongono infatti secondo un piano organico che dovrebbe illustrare gli aspetti della vita umana e le virtù dell’uomo. Quindi, tranne la prima e la nona giornata a tema libero, le altre sono disposte in considerazione dei temi rispettivi a coppie o in posizione isolata e di rilievo. La seconda e la terza giornata trattano rispettivamente della “fortuna”, che risolve talora in lieto fine, insperatamente, una situazione avversa, e dell’ “industria”, la virtù attiva cioè, che fa ottenere ciò che si è desiderato o perduto. La quarta e la quinta giornata trattano l’una degli amori miseramente finiti, l’altra degli amori felicemente riusciti dopo la sofferenza. La sesta giornata, in posizione quasi centrale, esalta   i  motti di spirito con i quali taluni si sono salvati dal pericolo o hanno respinto l’offesa. La settima e l’ottava narrano inganni e beffe, quelle tese dalle donne ai mariti, o quelle tese dagli uomini alle donne o ad altri uomini. La decima, che conclude il ciclo dopo la pausa della nona, è dedicata alla più nobile delle virtù, quella della magnanimità. Il senso morale dello schema è abbastanza evidente, se si pensa  che dal tema della fortuna, attraverso le virtù pratiche, la passione amorosa, l’ingegno visto nelle forme dell’intelligenza e dell’inganno, si giunge alla magnificazione di una nobile virtù, segno anch’essa di ingegno e di superiorità  umana. Ma lo schema ha una serie di altre corrispondenze, tra le quali non deve sfuggire che dalla prima novella, dedicata alla storia  di un divertente gaglioffo, Ser Ciappelletto, si giunge alla novella finale di Griselda, un’umile donna che seppe, con l’impiego della più saggia  virtù, rendersi degna della magnanimità del Marchese di Saluzzo e superare i limiti della sua condizione sociale.

A domani.

LL