365 giorni, Libroarbitrio

“La paura dell’inverno” Vicenc Llorca

Treccia Lié per E.G.

No, non dire alla foglia che si fermi:
deve venire l’inverno.
Ammucchia la legna, mangia e aspetta,
aspetta l’ora della neve.
Patire il freddo ti condurrà alla casa dell’anima,
ti farà ricordare
il calore di un corpo in un altro corpo,
e il valore della resurrezione.
Forse non credi che dietro l’onda
che muore contro lo scoglio
sta nascendo la forma di una spiaggia,
una baia, un porto?
Quel che rende così duro il morire
è ignorare per sempre la vita,
come un pianeta
traccia l’ellisse di una luce più grande.
Che temi? Forse il non avere occhi,
che ti sfugga l’intenzione
di possedere le cose,
smettere di creare nella creazione?
Allora, come un aedo,
recita il tempo
nel tempo delle sillabe e dei fatti.

tratto da Canto d’autunno
tradotto da Emilio Cocco

365 giorni, Libroarbitrio

Le Origini III

Roma 9 gennaio 2013

Gn 2,18

“Non è bene che l’uomo sia solo”

La seconda sezione di Gn 2, vuole esplorare la singolare comunione e incontro di nature tra l’uomo e la donna: la donna , e solo la donna, tra le creature è per l’uomo un alleato alla sua altezza, una compagnia che gli permette di uscire dalla solitudine. Prima di arrivare a tale esito, il narratore presenta un tentativo andato a vuoto :

“Dio, crea gli animali e li conduce all’uomo. Ma l’uomo non trova in essi un alleato degno di lui”

il bisogno di relazione dell’uomo non trova appagamento nel rapporto con gli animali, che pure hanno un alito di vita simile e sono stati formati dalla terra come l’uomo. Eppure essi mantengono un significato positivo per l’uomo, un significato che si manifesta nel dare loro un nome. L’uomo quindi è presentato come un saggio che, con un’attività squisitamente enciclopedica, dà il nome a tutti gli animali.

Nel racconto della creazione della donna, il colorito mitico è molto forte. Non si deve pensare ad ingenuità : con l’ allusione del simbolo, si vuole esprimere l’uguaglianza tra uomo e donna. Dio fa cadere sull’uomo un sonno che gli vieta di vedere il Creatore e di scorgere il segno divino mentre esso si compie. Poi gli estrae una “costola” : indizio prezioso per decifrare il collegamento culturale del nostro Autore. il perché sia stata scelta la costola va cercato infatti nella filologia e mitologia.

Risposta filologica di J.B. Pritchard: In sumerico il segno ideografico T, che originariamente era disegnato come una freccia, ha il valore semantico di “freccia, vivere, vita, vivente” e “costola”. 

Tale risposta filologica è sostenuta anche dalla mitologia: il mito a cui siamo rimandati è Enki e Ninhursag, un mito del paradiso, come lo aveva intitolato S.N.Kramer nei suoi studi sull’argomento, la donna nella genesi prende il posto  della dea Nin.Ti  (Signora della vita) del mito mesopotamico.

La reazione dell’uomo di fronte alla nuova creatura è espressa da un breve componimento lirico. E’ la prima citazione diretta di una parola pronunciata dall’uomo ed è una parola poetica:

La poesia è davvero la lingua madre del genere umano

La prima parte ( ritmo 2 : 2 : 2 accenti), esplosiva come un grido, esprima la gioiosa sorpresa di aver trovato un’alleata all’altezza e una consanguinea; La seconda parte ( ritmo 3 : 3 accenti), con solennità ed armonia, conferisce alla nuova creatura il suo nome.

Quasi a voler creare le basi del primo scritto romantico. A domani.

LL