
TORNEREMO – poesia di DuediRipicca – Lié Larousse – Gianluca Pavia

365 giorni
.quanto fa freddo oggi
calpestati di silenzio,
arrugginiti dall’ossigeno,
storta la luna sembra stanca,
e noi
abbiamo imbastito
scorciatoie ad ostacoli
e alla fine ci siamo dati
tante di quelle parole
dette per non dire
che dietro lenti scure
gli occhi lividi
baciati dal sole
pizzicano
ma non piangono
anche se hanno visto
che si può davvero perdere tutto
pur non avendo mai avuto
nulla.
.scorciatoie ad ostacoli. Lié Larousse
Auguro a tutte le persone che non hanno nulla o più nulla da festeggiare giorni sereni sempre, e che questi natalizi passino in fretta, e soprattutto indolore, così da poter tornare con un bel respiro alla vita di sempre.
Con amore Lié
-Signor Grinch le porto l’invito per fare il Mostro Allegro delle feste…lo so che lei odia il Natale, ma se fosse tutto un malinteso? Insomma anch’io ho dei dubbi sullo spirito natalizio…
VI AUGURO A TUTTI BUON NATALE!
Lié
Er ventiquattro, ‘na città piena de luci
tratteneva er fiato aspettanno er redentore,
regazzini a festa pieni de gioia e de fervore
pe’ na serata de magnate e piatti truci.
Se svejò de botto in un brutto vicoletto,
n’occhio nero er sangue sur petto,
‘no strano alone sur cavallo dei carzoni
pure ‘n sorcio lo guardava da ‘n cantone
co’ n’aria schifata, de disapprovazione…
Arzasse ‘n piedi fu un tripudio de dolori,
finta barba de lato e beretto rosso rincarcato,
e strambi ricordi: de fumo e bicchierate de liquori,
nun je riccontavano dove diavolo era stato,
solo i carci ricordava, de’ n’infame buttafori.
Se fece forza butannose pe’ strada,
a vedè l’ora fra poco doveva riattacare,
arrivò davanti ar centro commerciale
pieno de festoni e famije alla sfilata:
er principale l’aspettava lì all’entrata,
quanno lo vide co’ n’arai assai schifata
je fece “Fatte ‘na doccia e cambiete er costume,
che puzzi e fai schifo sei pieno de lordume!”
S’aritrovò da Babbo Natale arivestito,
su un trono, circondato da balocchi
‘na torma urlante in fila de marmocchi
e un mar de cranio a dir poco inferocito.
E mentre li regazzini accontentava
pensava alla paga della sera,
mezza fella per quer tipo de cariera:
l’unica cosa che su quer trono l’incollava
Era solo, senza nisuno: peggio de ‘n cane
ad aspettallo nessun cardo focolare,
solo du’ cartoni in croce e un freddo vento
a ricordaje ‘na bastarda vita in fallimento.
Così staccanno chiamò sora Carmela,
trent’anno d’onorata professione:
“Posso venì? C’ho sordi e abnegazione!”
Je disse senza ombra de cautela.
Carmela, la sera de Natale era da sola
arispose: “Vieni pure raggiugime ora!”
E s’incontrorno du anime rejette e sole
e fecero l’amore in silenzio, senza parole
come solo du pazzi disperati sanno fare,
che danno e prendono senza manco ringraziare
Babbo cadde poi addormentato,
dall’arcol, dalle botte e da troppo amore frastornato
russava come ‘n treno alla stazione,
solo je mancava lo sbruffo de vapore…
Carmela invece arimase aggrapata a quella panza,
come ‘na naufraga sur legno, in cerca de speranza,
che la solitudine è ‘na bestia brutta, de più a Natale
anche un po’ d’amore inaspettato può bastare.
Stette immobile quasi senza respirare,
speranno de dilatà quer momento all’infinito,
e in quer silenzio interiore, ancestrale,
se godeva l’attimo de pace conquistato
sapenno che quell’istante così ambito,
nun sarebbe più de tanto mai durato.
La vigilia der Natale era finita
‘na città stanca dai bagordi s’era assopita,
la luna irradiava un ber lucore,
e io nun ve so dì, se in quella sera tanto ambita,
Fra i cavalieri notai Petr Stepànovic, che montava, ancora piuttosto maldestramente, un puledro cosacco preso a nolo, e Nikolàj Vsèvolodovic, che, quando, di tanto in tanto, accettava di unirsi agli altri negli svaghi generali, aveva sempre un’aria discretamente allegra, anche se, come sempre, parlava poco e di rado.
“Tutto è ormai diventato così noioso,
che non è il caso di far cerimonie in fatto di divertimenti,
se la cosa è interessante”
Fedor Michailovic Dostoevskij 1869
(Dostoevskij in quell’anno aveva letto di una cellula terroristica che propugnava “la scienza della distruzione”.
Il risentimento lo spinse a scrivere un pamphlet contro quei “demoni”; ma il genio si ribellò al suo umore e Stavrogin si trasformò nel vero eroe del romanzo, il più grande nichilista della letteratura.
Aveva scritto il libro definitivo sulla vastità del male.
– Leonardo Colombati)
Roma 9 luglio 2013
Tra i temi prediletti del Romanticismo, la notte, con l’atmosfera rarefatta dei pleniluni, l’incanto dei silenzi, l’evocazione di immagini di sogno, oltre che in poesia fu ampiamente rappresentata anche in musica.
Mentre nel Settecento “notturne” erano dette per lo più le composizioni strumentali in più tempi, destinate ad una esecuzione notturna durante feste e trattenimenti, – ne è un celebre esempio Eine kleine Nachtmusik di Mozart-, nell’Ottocento furono così chiamate composizioni pianistiche di carattere melodico e sognante.
Se il pianista e compositore irlandese John Field è ritenuto l’inventore di questo genere musicale romantico, Fryderyk Chopin è senza dubbio il musicista che più di tutti fece dei Notturni un’altissima espressione d’arte.
A domani
LL
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