365 giorni, Libroarbitrio

Pezzi di allora – Andreas Finottis

Rick Genest

In certe cose ci si perde e ci si ritrova
contemporaneamente,
si perde quello che si è diventati
e si ritrova quello che si era.

Sono cose non cose queste.

Sono attimi eterni ma sfuggenti
che restano dentro
durando per tutta la vita
nascosti, poi appaiono all’improvviso.

Ogni tanto ne vedo qualcuno
appare, scompare,
evanescente
fantasma della mente
ricordi, sono quel pezzo di tempo
con tutto il contorno
odori, sapori, rumori
sensazioni, pensieri
c’è tutto e mi porta dentro
questa bolla di spazio/tempo
estasiandomi
per sparire all’improvviso
per lasciarmi
deluso
frastornato
nel 2016
cercando
di trovare ancora
quei fantasmi.

Li cerco, nei vecchi bar
tra sentieri di terra battuta verso i boschi
lungo i fossi tra il gracidare delle rane
negli angoli dimenticati dei parchi pubblici
e in ogni luogo in cui vedo un filo
che parte dalla realtà
per allontanarsi verso il sogno.

365 giorni, Libroarbitrio

Il tempo bambino – Simona Baldelli

Warwick Goble water babies

“In camera ho trovato questo.” Gli mostrò un pupazzo di stoffa, dal quale pendevano tristemente  i fili di alcune cucitrice slabbrate. “E’ tuo?” gli chiese.
Era l’orsacchiotto che gli aveva dato la bambina nel parco. “No” le risposte.
“E’ di quell’altra?”
“Nemmeno.”
Lei lasciò cadere a terra il pupazzo.  “Ti piacciono le bambine, vero?”
La domanda era semplice e diretta. Fece un passo in dietro. “Mi piaci tu, Regina.”
“Io pensavo di essere l’unica.” La voce di lei era piena di profonda tristezza.
“Ma tu sei unica te lo giuro.”
Sollevò una mano. “Non fa niente, tanto lo so che non è così” e prese a girare per la stanza.
La piccola figura si confuse fra le ombre dei mobili dello studio . L’unica cosa che riusciva a distinguere era la macchia scura dei capelli. Aveva ragione lei, era davvero minuta per la sua età . Vista di spalle gli ricordava moltissimo la bambina della pubblicità , scesa finalmente dallo schermo e giunta in quella stanza, alla ricerca della carta igienica soffice. Oppure avrebbe potuto essere la strabica, o la bambina del parco che gli aveva regalato l’orsacchiotto. Cercò nella penombra la sagoma del pupazzo. Era rimasto accanto lo stipite, lo lambiva una lingua di luce che si insinuava da sotto la porta. Aveva la pancina all’aria, ed i fili penzolanti erano una ragnatela che lo imprigionava al suolo. Sembrava chiedergli di essere salvato. Era lo stesso gioco che faceva da piccolo. Adagiava il fantoccio a terra, fingeva di legarlo con lo spago che penzolava dalle cuciture e poi si accucciava sul letto. Aspettava ore intere che qualcuno venisse a liberarlo o a portare via il prigioniero, come aveva letto in un libro che c’era un uomo che viaggiava attraverso il mondo diventando di volta in volta grande come un gigante o più minuscolo di un bambino.
Ma né grandi né piccoli venivano a soccorrerlo.

 

365 giorni, Libroarbitrio

L’altro. Io stesso – Jorge Luis Borges

lo stendino di farfalle

Con cosa posso trattenerti?
Ti offro povere strade, tramonti disperati, la luna dei laceri sobborghi.
Ti offro l’amarezza di un uomo che ha guardato a lungo, molto a lungo, la luna solitaria.
Ti offro i miei antenati, i miei morti, i fantasmi che i vivi hanno onorato oggi col bronzo.
Ti offro ogni intuizione racchiusa nei miei libri e quanta virilità o buon umore ha la mia vita.
Ti offro la lealtà di un uomo che non fu mai leale.
Ti offro la mia essenza, salvata non so come, quel centro del cuore che non tratta parole, non traffica coi sogni e non è mai toccato dal tempo, dalla gioia o dalle avversità.
Ti offro il ricordo di una rosa gialla vista anni fa al tramonto, prima che tu nascessi.
Ti offro spiegazioni di te stessa, teorie su di te, notizie vere e sorprendenti al tuo riguardo.
Ti posso dare la mia solitudine, le mie tenebre, la fame del mio cuore; cerco di allettarti con l’incertezza, il pericolo, la sconfitta.

365 giorni, Libroarbitrio

“Origami” Tan Taigi

The quiet forest - El bosque silencioso by Cruz Vicente

Le stelle
a una a una
nel cielo freddo della sera
si affacciano.

Al di là del valico
una città fortificata
e stormi di aquiloni.

Senso di debolezza,
un lampo luminoso:
dalle barche giungono voci
di fantasmi che chiamano.

365 giorni, Libroarbitrio

La rossina di Guillaume Apollinaire

guerriero-del-cielo-evid

Eccomi di fronte a tutti un uomo pieno di senno
Che conosce la vita e della morte quanto può conoscere un vivo
Che ha provato le croci e le delizie dell’amore
Che qualche volta è riuscito a imporre le sue idee
Che conosce parecchie lingue
Che i suoi viaggetti li ha fatti
Che ha visto la guerra in Artiglieria e in Fanteria Ferito al capo trapanato al cloroformio
Che ha perso i migliori amici nella spaventosa lotta
Io so di vecchio e di nuovo quanto delle due cose insieme può saperne un solo uomo
E senza preoccuparmi oggi di questa guerra
Fra noi e per noi amici miei
Giudico la lunga disputa fra Tradizione e Invenzione
                 Fra Ordine e Avventura

Noi vogliamo donarvi vasti e strani domini
Dove il mistero in fiore s’offra a chi vorrà coglierlo
Là ci saranno fuochi nuovi e colori mai visti
Mille imponderabili fantasmi
Cui bisogna dare realtà
Vogliamo esplorare la bontà terra sterminata dove tutto tace
Ci sarà anche il tempo che puoi scacciare o far tornare
Pietà per noi che combattiamo sempre alle frontiere dell’illimitato e dell’avvenire
Pietà per i nostri errori pietà per i nostri peccati
Ecco venir l’estate la violenta stagione
E in me la giovinezza è morta con la primavera
O Sole è giunto il tempo dell’ardente Ragione
E io aspetto
Per non lasciarla più la forma dolce e nobile
Presa da lei perch’io la ami solamente
Viene e m’attira come il ferro e la calamita
                D’una rossa adorabile
                Ha il volto seducente

Sono i capelli oro lionato
Un bel lampo prolungato
O quella fiamma che inorgoglisce
La rosa tea quando appassisce
Ma ridete ridete di me
Uomini di dovunque specie gente di qua
Ché ci son tante cose che non oso dire 
Tante cose che non mi lasceresti dire
Abbiate pietà di me