Roma 4 giugno 2013
L’età napoleonica costituì per l’Italia il culmine delle esperienze politiche e culturali del ‘700.
L’assolutismo illuminato dei sovrani di Milano, Napoli, Firenze e Parma aveva consentito l’attuazione di riforme politiche, economiche, amministrative e giuridiche di fondamentale importanza, e per di più tali riforme erano state realizzate da Italiani sia pure sotto l’influsso culturale francese e il governo di principi stranieri.
Si trattò in pratica di un primo esperimento di vita politica libera dalle costrizioni dei regimi assoluti, attuato e vissuto dalla nostra borghesia più aperta e intelligente, che rifletté i suoi benefici anche sui ceti popolari.
Il movimento riformatore fu accompagnato da un parallelo sviluppo culturale che alimentò nel nostro paese uno sviluppo di pensiero originale ed autonomo talora di risonanza europea e un fervore di studi spesso rivolti alla soluzione dei problemi politici, economici e sociali.
Infine, accanto alla diffusione della cultura più strettamente illuministica, in quel tempo si diffuse anche in Italia la letteratura che ad essa si accompagnò in Francia e in Inghilterra, già ricca di fermenti preromantici, sentimentali e libertati.
Il periodo napoleonico accentuò il processo di maturazione civile e quindi anche culturale e letterario del nostro paese aprendo le porte al movimento intellettuale e culturale chiamato romanticismo, in esso si rappresenta il nuovo spirito nazionalistico e patriottico, l’esaltazione della libertà innalzata a valore assoluto , il culto del nostro passato come celebrazione di una nostra aristocrazia spirituale su tutti gli altri popoli.
A domani
LL