365 giorni, Libroarbitrio

Ponyo sulla scogliera 崖の上のポニョ Hayao Miyazaki

Su questa nostra magica terra vive Bambino
che sente in un libro l’odore più buono del mondo
che ama stare con i suoi mostri
che cresce dalle difficoltà
senza importarsi di quale strade prenderà
né il fine che sceglierà
per arrivare a raggiungere la sua libertà
perché ha quella sua forza stravagante
che lo rende capace di mescolarsi
alle musiche e alle genti del mondo
e divenire Eroe
PUNTO E BASTA!

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

La poesia eroicomica

Roma 13 aprile 2013

Arsero polemiche e si trascinarono a lungo discussioni sulla priorità della presunta invenzione del genere eroicomico. “Lo scherno degli dei” di Francesco Bracciolini fu pubblicato nel 1618, e “La secchia rapita” del Tassoni nel 1622, ma la prima stesura di essa in dieci canti  era già terminata nel 1615 e, manoscritta, era diffusa fra i letterati italiani. Il problema non ha oggi interesse tanto più è diversa la composizione e lo stesso dosaggio di eroico  e di comico nelle due opere.

MA il Bracciolini, a differenza del Tassoni, si cimentò ampiamente nell’uno e nell’altro genere, anzi, quasi disingannato, fece seguire al suo primo poema eroico, quello burlesco.

Nato a Pistoia nel 1566 fu segretario di due delle maggiori personalità ecclesiastiche dell’epoca, dal 1595 al 1602 del cardinal Federico Borromeo a Milano e a Roma del cardinal Maffeo Barberini, che seguì fino a Parigi. Tornato in patria nel 1605, vi rimase finché non credette opportuno tornare dall’antico suo protettore diventato papa nel 1623, per il quale scrisse il poema “Elezione di Urbano VIII”(1628) .

Riassunto pienamente nell’orbita barberiniana, tanto da ottenere di aggiungere al suo nome l’appellativo “dell’Api” e da essere fatto segretario del cardinale Antonio, fratello del pontefice, rimase a roma fino alla scomparsa di Urbano VIII. Morì in patria un anno dopo nel 1645.

Dal 1611, data della pubblicazione del primo poema del Bracciolini “La Croce racquistata”, al 1618 anno di stampa della prima stesura in dodici canti dello “Scherno degli dei” si va configurando nello scrittore, non tanto una crisi morale quanto un dispetto letterario.

Talvolta il linguaggio e persino certi episodi minori e amorosi si corrispondono dall’uno all’altro poema. Legato ad una tradizione toscana sospettosa della novità linguistica, già esperto nel superare difficoltà letterarie, come ha dimostrato nella pastorale “Amoroso sdegno” dove aveva usato undici metri diversi, egli cerca nel suo poetare piuttosto un fluido chiarimento e commento non solo alle vicende narrate ma alle stesse immagini che adopera.

A domani

LL

 

365 giorni, Libroarbitrio

Movimenti Ereticali II

Roma 28 gennaio 2013

Il Codice Cortese

Sul primato della sua funzione spirituale si reggeva il potere ecclesiastico. Le arti e i mestieri, il lavoro contadino non erano santificati in quanto tali, ma in quanto risultassero utili alla comunità sul piano strettamente materiale. In un caso soltanto c’era stata la santificazione di un’attività laica, nel caso della cavalleria: il cavaliere, il miles, in quanto combattente per la fede, veniva regolarmente investito e considerato capace di attingere la condizione del perfetto cristiano.  Ma il cavaliere faceva parte della grande feudalità e la sua santificazione s’inquadra in una concezione della società, che riserva alle attività cosiddette borghesi un ruolo secondario dal punto di vista morale e spirituale.

Un tentativo di attribuire all’uomo la capacità di attingere la perfezione morale e spirituale, al di fuori della investitura ecclesiastica, era stata la costituzione del cosiddetto codice cortese, ossia di quel modello di comportamento elaborato nelle corti feudali sul fondamento di una fusione fra l’etica cristiana e l’etica antica. Al centro di questo sistema etico è collocata la virtù della moderazione, della misura, che è insieme prudenza, saggezza e beneficenza, e su tutte domina la larghezza, la liberalità, la disposizione a donare il proprio cuore e le proprie sostanze. Sebbene i princìpi della società cortese fossero strettamente collegati con quelli religiosi, anche per la presenza centrale della istituzione della cavalleria ( il cavaliere è l’eroe forte e generoso, il modello della società cortese), essi tendono a porsi come autonomo modello di perfezione umana. Questo modello, che nella riflessione morale dei secoli successivi sarà presente anche in ambito borghese, è originariamente collegato col mondo della feudalità, della corte, non con quello della borghesia, che privilegia un altro genere di virtù fondato  sulla parsimonia.

A domani

LL