365 giorni, Libroarbitrio

“Mi lasciai andare” Costantino Kavafis

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Non mi contenni.
Quando labbra e pelle rammentano,
e alle mani pare di nuovo di toccare.
Mi lasciai andare fino in fondo.
Ai godimenti, per metà reali
e per metà erranti dentro il mio cervello,
mi lasciai andare nella notte chiara.
E per metà reali e per metà erranti dentro il mio cervello.
E bevvi vini forti,
di quelli che bevono i campioni del piacere.
E bevvi vini forti,
e mi lasciai andare,
per metà reale e per metà errante.

tratto da “75 Poesie inedite”,
1891, Alessandria d’Egitto

365 giorni, Libroarbitrio

La vita di Seneca (ultima parte)

Roma 17 marzo 2014

impero neroniano

Lucio Anneo Seneca nacque in Spagna, a Cardova, intorno al 4 a.C.; suo padre era quell’Anneo Seneca, detto il Retore, che scrisse un’opera di fondamentale importanza  per la conoscenza dell’oratoria romana al tempo di Augusto; la madre Elvia era donna colta e intelligente. A completare il quadro di questa famiglia, tanto significativa nell’ambito della cultura  romana, ricordiamo il poeta Lucano, nipote di Seneca, figlio di uno dei suoi due fratelli.
Venuto a Roma coi suoi ancora fanciullo Seneca si dedicò agli studi di retorica , ma ben presto fu attratto dalla filosofia, che divenne poi l’impegno costante della sua vita.
Colpito ancora giovane da una forma acuta d’asma per rimettersi soggiornò per qualche tempo da una zia materna in Egitto. Al suo ritorno (dopo un breve periodo di attività forense) entrò a far parte del Senato, ove suscitò l’ira di Caligola per aver parlato un po’ troppo liberamente, dichiarando la sua intenzione di ridare al Senato la dignità ormai persa da tempo.
Nel 41 d.C. , sotto l’impero di Claudio, fu vittima di un intrigo politico  e, coinvolto in uno scandalo, venne esiliato in Corsica, dove rimase per ben otto anni. Solo nel 49 la seconda moglie di Claudio, Agrippina, ottenne il richiamo dell’esule, allo scopo do affidargli l’educazione del giovane figlio Nerone.
Il filosofo si impegnò seriamente ad educare alla dignità d’animo il giovane e, quando questi divenne imperatore, affiancato da Burro, tentò di guidarlo nel governo in qualità di consigliere ufficiale. Ma ben presto il carattere ribelle del principe cominciò a sottrarsi alla benefica influenza politica e morale. Tant’è che dopo l’uccisione di Agrippina, Seneca sfiduciato e disgustato chiese all’imperatore il permesso di lasciare i suoi incarichi; ma ricevette un rifiuto.
Alla morte di Burro, però, adducendo motivi di salute, si ritirò definitivamente a vita privata, per dedicarsi agli studi e alla meditazione.
Nerone, non c’è dubbio, interpretò il ritiro di Seneca come una condanna del suo operato e del suo comportamento, e quando nel 65 venne sventata la congiura pisoniana, per vendicarsi, incluse nella lista dei congiurati il suo vecchio maestro e gli inviò l’ordine di uccidersi.
E Seneca, confortato dall’amore della moglie Paolina e dalla presenza degli amici, si diede la morte tagliandosi le vene. La dignità e la nobiltà dei suoi ultimi momenti, drammaticamente descritti da Tacito, coronano splendidamente la sua vita rivelando la profonda coerenza morale dell’uomo e mettendolo inequivocabilmente al di sopra di qualsiasi critica sul suo agire nel quotidiano.
Non fu certo facile per Seneca vivere senza errori e contraddizioni negli anni bui dell’impero neroniano; la sua opera  ci fa luce sulla sua vita interiore, i suoi travagli, le sue lotte, le sue conquiste, le sue disfatte: contiene insomma tutto il suo iter spirituale verso la saggezza, difficile e faticoso nella pesante atmosfera del momento.
I filosofi non cancellano gli errori e le debolezze umane, ma, come dice Seneca:
“fanno già molto per il solo fatto di concepire e dire cose oneste”.

A domani
Lié Larousse

365 giorni, Libroarbitrio

Gospel e Spiritual “Go Down, Moses!”

Roma 5 agosto 2013

Io vedo un nuovo giorno,

un nuovo giorno prossimo a spuntare,

quando le cupe nuvole se ne saranno tutte andate

e il sole splenderà sopra un mondo libero.

Io vedo un nuovo giorno,

un nuovo giorno che rapido si avvicina

quando gli uomini saranno tutti fratelli

e l’odio sarà finalmente sepolto.

Io vedo un uomo nuovo,

un uomo nuovo bene eretto,

testa alta e cuore fiero

e che di nulla ha paura.

Con il termine “Gospel”   si intende generalmente un canto con frasi ritmiche brevi, abbastanza vicino agli inni religiosi occidentali e quasi sempre riferito, come contenuto, al Nuovo Testamento.

Lo “Spiritual” invece è di solito caratterizzato da frasi  più lunghe  e i temi e i personaggi appartengono al Vecchio Testamento, come nel caso del famoso Go Down, Moses! qui di seguito:

Scendi Mosè!

Quando Israele era in terra d’Egitto,

lascia andare libero il mio popolo,

così duramente oppresso non poteva resistere,

lascia andare libero il mio popolo.

Scendi, Mosè, va laggiù in terra d’Egitto,

dì al vecchio Faraone

lascia andare libero il mio popolo.

Così parlò il Signore, il prode Mosè disse,

lascia andare libero il mio popolo.

I vostri nemici non potranno resistervi,

lascia andare libero il mio popolo,

e voi possederete la terra di Canaan,

lascia andare libero il mio popolo.

Non vi smarrirete nel deserto,

lascia andare libero il mio popolo,

con una candela accesa nei vostri petti,

lascia andare libero il mio popolo.

A domani

LL