365 giorni, Libroarbitrio

.la vita comunque. prefazione del poeta Er Pinto

Lié Larousse pic of .la vita comunque.

“Lié chiede un passaggio alla vita e questo passaggio, lungo o corto che sia, ci conduce sine dubio ad unico traguardo, ma mentre la poetessa gode di questo passaggio con la gioia di chi ne conosce veramente il valore, osserva la città, a volte la periferia e la poetica che si può trovare soltanto in alcuni bar, osserva i paesaggi, spia dalle finestre la vita degli altri e poi ci entra dentro, diventando parte di quella vita dove l’amore è ancora una volta la componente dominante. L’amore passionale, a volte malizioso. Osserva con realismo e la giusta dose di fantasia fino a trasformare una Libellula in una “Sìbellula” che vola aiutando tutti, dicendo sempre di Sì, perché aiutare gli altri ti rende una persona più bella, una persona “Sìbellula”. Un’altalena di sorrisi, di pianti, di notti proibite, di lingue sul collo e non solo lì, con la giusta leggerezza e la consapevolezza che tutto prima o poi finirà. Ma la fine per Lié non è mai una tragedia ma un gesto delicato difficile da trovare nella vita.

La vita è importante.
Viverla soprattutto.
La vita comunque. ”

Estratto dalla prefazione scritta per me scritta dal poeta Er Pinto , che stimo e ringrazio davvero di cuore.

 

.la vita comunque. da febbraio 2020 ovunque💣💥

Editore #BestsellerBooks – #WarnerBrosEntertainment
Autrice Lié Larousse
Curatore del libro Gianluca Pavia
Progetto fotografico Gabriele Ferramola

www.libroarbitrio.com

(Fotografia: autoritratto di ombra a muro su cavalcavia on the Portuense sunset)

#staytuned #stayduediripicca #lavitacomunque #autoriitaliani #editoriamericana
#streetpoetry #erpinto #liélarousse #gianlucapavia #book 

365 giorni, Libroarbitrio

SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla di Maria Luisa Garatti e Rubens Noviello – Recensione di Lié Larousse

SUA MAESTA' correre al di là della sclerosi multipla di Maria Luisa Garatti

Quanto spesso pensiamo alla libertà come qualcosa che ci manca?
Quanto spesso pensiamo alla felicità come quel momento della vita che non stiamo vivendo a pieno, o addirittura per niente?
Quanto spesso pensiamo all’amore come un’utopia, e quante volte crediamo che la loro mancanza nella nostra vita dipenda da colpe esterne alla nostra volontà, tipo: il lavoro che non ci piace ma che siamo obbligati a svolgere, al compagno o alla compagna che non ci capiscono e per i quali non ci sentiamo abbastanza, perciò noi, prima di tutti e tutto, quanto siamo liberi dai cliché della felicità per amarci?
Abbastanza da farci coraggio, seppur sia difficile, faticoso, al limite dell’impossibile, prendere un bel respiro, ed iniziare a correre verso la direzione, unicamente per noi, più giusta?

Ecco, questa è stata la scelta di Maria Luisa Garatti che con il suo libro – SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla – ci racconta di quanto la sua vita sia cambiata dal giorno in cui ha scoperto di essere affetta da Sua Maestà, nomignolo che decide di dare alla Sclerosi Multipla, ed è proprio da qui che inizia la sua storia, ma non della malattia in sé, ma della scelta di trasformare una malattia in un’opportunità di vita.

Mio fratello era un orologio svizzero. Parlava poco. Aveva una missione da compiere. All’ottavo km mi si indurirono le gambe e rallentai ansimando.
<<Ultimi due km, sorella. Dai che andiamo!>>
Il cartello dell’ultimo km mi rimise in moto. Volevo arrivare col sorriso e così quando entrai in Piazza della Loggia, sprintando con mio fratello per mano, mi sentii una regina. Come se avessi vinto la gara. Come se il mondo fosse stato risucchiato in quella piazza. Ci abbracciammo.
Come due amanti. 58’30, nemmeno un’ora.
<<Sono fiero di te!>>”

Questo libro/diario è una guida alla guarigione psicologica dalla sofferenza improvvisa di quando ci si scopre inaspettatamente deboli, indifesi, impotenti, perché colpiti da gravi patologie, e sicuramente i primi ad essere coinvolti sono coloro che compromessi dalla stessa malattia trovano un bagliore di speranza e fiducia in storie di vita vera come in Sua Maestà, ma perché non tutti quanti noi? troppo spesso adagiati a piangerci addosso senza uno “sclerato” motivo!

Ero consapevole che lo sport mi avrebbe condotta a esplorare i sentieri della mia anima, a scavare nel mio intimo.(…)Avevo sentito parlare spesso di come la vita può cambiare, di come tutto si può trasformare avendo la volontà per farlo. E, sinceramente, mi stavo rendendo conto di quanto fosse vero soprattutto pensando alla persona apatica, triste e vuota che ero stata e a quella che stavo diventando oggi. Il viaggio mi insegnò a cercare sempre nuovi stimoli dalle cose belle o brutte che la vita ci regala. Prendere ciò che arriva e trasformare tutto in nuova energia, nuove opportunità. La vita in fondo è fatta di possibilità, sta a noi coglierle.”

Maria Luisa Garatti ci insegna, con la sua esperienza diretta di vita con Sua Maestà, a cercare dentro di noi la volontà di cambiare i nostri soliti atteggiamenti, ed abitudini, che ci distruggono giorno dopo giorno rendendoci uomini e donne apatiche, atrofizzati in una vita che magari volevamo, ma che oggi non ci appartiene più, affrontando, vivendo ed accogliendo ogni emozione e sensazione, dalla più dolorosa a quella inaspettatamente buona. Quel che è certo è che non possiamo fingere di non sentire dolore, allora la Garatti ci invita a viverlo, imparando a riconoscerlo e poi a liberarcene, fino a farlo sparire, con la consapevolezza che magari tornerà, ma noi, a quel punto, sapremo affrontarlo.

Da avvocato a maratoneta, ha smesso le cure tradizionali abbracciando un nuovo stile di vita, da allora la patologia ha smesso di avanzare e lei pratica regolarmente sport:

Correre per sconfiggere il male.
Non scappare dal male, ma correrci dentro.
E vincerlo.
E vincere.”

Maria Luisa Garatti.jpg

Nel momento in cui uno si impegna a fondo,
anche la provvidenza allora si muove.
Infinite cose accadono per aiutarlo,
cose che altrimenti non sarebbero mai avvenute.
Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare,
incominciala!
L’audacia ha in sé genio, potere e magia.
Goethe 

SUA MAESTA’ correre al di là della sclerosi multipla
di Maria Luisa Garatti e Rubens Noviello
Marco Serra Tarantola Editore

Recensione di Lié Larousse 

365 giorni, Libroarbitrio

BUONA LA PRIMA – BLACK OUT a teatro! Gianluca Pavia al Flaiano con l’attore Caterpillar

E’ stato per l’autore Gianluca Pavia emozionante presentare il suo romanzo #BLACKOUT al teatro Flaiano nel cuore di Roma.
Con la sempre pirotecnica lettura di Caterpillar, aka Frank Pelta   divertito il pubblico ha indossato i panni di Nick, protagonista del romanzo,  un trentenne incline all’uso degli stupefacenti e vittima di improvvisi vuoti di memoria, con un presente difficile ed il sogno nel cassetto di scappare in Messico, alle prese con il trasporto pubblico e la sua fauna.

 

 

365 giorni, BLACKOUT, Libroarbitrio

GRAZIE AMICI LETTORI!

Black out Feltrinelli

Grazie a chi nel black weekend ha scelto #BLACKOUT.
Grazie a la Feltrinelli#feltrinelliromamarconi e a tutto lo staff per l’ospitalità.
Grazie a tutti voi che continuate a seguirci e sostenerci.
Presto altre novità!

Gianluca Pavia Lié Larousse DuediRipicca

 

365 giorni, Libroarbitrio

mickeymouse03- Andrea Mauri

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La chat mi conosce come mickeymouse03. È merito della Storia se ho scelto questo nick. Al liceo mi piacevano le lezioni sulla seconda guerra mondiale. La scintilla con Topolino scoccò quando mi imbattei in un libro che raccontava come persino Hitler trascorreva il tempo libero seguendo le avventure di Mickey Mouse. Era appassionato del cartone animato e non se ne perdeva nemmeno un episodio. In quello stesso libro scoprii inoltre che la parola d’ordine che avrebbe dato inizio allo sbarco in Normandia era proprio Mickey Mouse. Mi sentii orgoglioso di portare lo stesso nome di un animale che sarebbe passato alla storia. Rappresentava la mia rivincita. Per essere basso e con le orecchie un po’ a sventola. Proprio come un topo. Da quel momento in poi nessuno dei miei compagni avrebbe continuato a prendermi in giro. Sarei stato protetto da quel topo scaltro, che mi avrebbe aiutato a uscire dalle situazioni difficili, così come fece con gli alleati durante la guerra.

Nella vita reale mi chiamo Michele. Era nota la mia predilezione per le storie di Topolino. Collezionavo tutti i numeri del giornaletto e non permettevo a nessuno di toccarli. A forza di leggere le sue avventure lo sentivo parlare con accento americano. Con la fantasia mi insinuavo insieme a lui nelle riunioni dei grandi generali, impegnati a escogitare la strategia migliore per vincere il nemico. Entrambi facevamo un salto nel tempo, entravamo senza farci notare nelle stanze del potere. Nel decidere i dettagli dello sbarco, un generale amante dei fumetti raccontava ai suoi compagni il coraggio di un topo in divisa, presente su ogni manifesto di guerra, ricamato sui berretti dei marinai, disegnato sulle bombe pronte a essere sganciate. Questo topo conosciuto come Mickey Mouse, spiegava il generale, era scaltro e curioso, dotato di grandi orecchie per ascoltare quello che accadeva lontano. Teneva tutto sotto controllo. Per questo avrebbero utilizzato il suo nome in codice per dare il via alle operazioni di sbarco al largo delle coste francesi. Io e il topo in questione, nascosti tra i sogni e sotto il tavolo nella stanza della riunione, ci lasciammo trasportare fino all’oceano, mi vedevo tra i marines, ascoltavo i loro discorsi camerateschi, mi invaghivo dei più belli. E Topolino, rientrato nella sala del generale e sgattaiolando sotto il tavolo ovale, mi toccava le orecchie a sventola in gesto di amicizia e mi sussurrava con il suo inconfondibile accento americano: “sorcio, avrai fortuna nella vita”.

Cari miei followers 
l’autore Andrea Mauri
e la casa editrice AlterEgo
vi aspettano questa sera a Roma
nel quartiere San Lorenzo

al Baràbook
in via dei Piceni 23
dalle ore 19:30
per rinfrescarvi con un drink
e una nuova storia di scrittura contemporanea

Non mancate!

Libroarbitrio

John Keats e la nascita dell’amore più romantico della letteratura

Roma 3 giugno 2013

John Keats dipinto da Severn

Lentamente ci siamo lasciati alle spalle illustri personaggi dell’epoca illuministica per farci largo al futuro, un futuro appassionato e lussureggiante, l’ Ottocento.

Massimo esponente con il quale apriamo le danze è lui, l’amato nostro John Keats, rappresentante massimo del romanticismo inglese.

Ieri abbiamo letto Al Sonno, meravigliosa poesia, oggi leggiamo della sua vita.

Nato nel 1795 nel sobborgo londinese di Moorgate, primo di cinque figli, dopo pochi anni di un’infanzia felice Keats conosce presto la sventura, che lo accompagnerà sempre nel corso della sua breve vita: a otto anni perde il padre, morto per una caduta da cavallo, qualche anno dopo la madre, che lo lascia, con i fratelli, in custodia alla nonna.

Affidato poi dalla nonna a due tutori, Keats è costretto a interrompere gli studi, in cui pure eccelleva, e a lavorare come apprendista chirurgo, ma riesce ugualmente a dedicarsi con passione a vaste letture poetiche e alla scrittura.

Stringe amicizia con Leigh Hunt, editore e poeta, che nel 1817 gli pubblica il primo volume di poesie, intitolato semplicemente Poems.

Come se presentisse che non gli è concesso molto tempo, Keats scrive con intensità febbrile.

Per lavorare indisturbato alle sue opere si trasferisce sull’isola di Wight, e  nel frattempo cura con abnegazione l’amato fratello Thomas, affetto da tubercolosi.

Terminato il poema epico Endymion, Keats parte per un’escursione in Scozia e Irlanda accompagnato dall’amico Charles Brown, ma durante il viaggio avverte i sintomi dell’infezione da tubercolosi e deve interrompere il viaggio.

Al suo ritorno a casa lo aspettano giorni amari: le condizioni del fratello si sono molto aggravate, inoltre Endymion, al pari di Poems, viene stroncato dalla critica.

Nel 1818 il fratello muore, ma nasce uno degli amori più romantici della letteratura: nella casa dell’amico Brown, di cui è ospite a Londra, Keats conosce Fanny Brawne, giovane sarta e ricamatrice, e i due s’innamorano perdutamente.

Ma il poeta è troppo povero per potersi sposare, e la sua salute è minata.

E’ ora che il poeta parte per Roma, grazie a una colletta organizzata dai suoi amici letterati, nella speranza che il clima mediterraneo possa salvarlo dalla tubercolosi. Inizia così l’epistolario tra John e Fanny, nel quale un amore infiammato tenta di colmare la distanza geografica tra i due innamorati.

Non sono pochi i critici che ritengono le lettere d’amore che John indirizza a Fanny all’altezza della sua produzione poetica.

Eppure, la pubblicazione postuma di questa intensa corrispondenza amorosa provocò, nell’Inghilterra vittoriana, un vero e proprio scandalo.

Quindi nel 1820, dopo un burrascoso viaggio in nave, il poeta sbarca a Roma, dove ad accoglierlo c’è il fior fiore della letteratura inglese: Lord Byron, la scrittrice Mary Shelley, inventrice di Frankestein, e Percy Bysshe Shelley, fratello di Mary.

Ma anche a Roma gli inverni possono essere rigidi per chi vive in una soffitta gelida, e per di più si ciba solo di un’acciuga e di un pezzo di pane a causa di un’assurda dieta alla quale lo costringe il medico dopo aver sbagliato la facile diagnosi, e che gli procura atroci sofferenze e allucinazioni, accelerando la sua fine.

Assiste Keats negli ultimi giorni di vita l’amico pittore John Severn, che ci lascia un ritratto del poeta morente in cui mette in risalto l’ancora delicata , eterea bellezza.

Sulla sua lapide, come lui stesso volle, si legge:

Qui giace uno il cui nome fu scritto sull’acqua

A domani

LL