365 giorni, Libroarbitrio

“Non andartene docile in quella buona notte” Dylan Thomas

Vuoto cosmico

Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.

Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.

Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.

Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.

Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.

And you, my father, there on the sad height,
Curse, bless me now with your fierce tears, I pray.


Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.

Non andare docile in quella buona notte,
I vecchi brucino infervorati quando è prossima l’alba;
Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.

Benché i savi infine ammettano ch’era giusta la tenebra
Poiché le loro labbra nessun fulmine scagliarono
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli onesti, nell’onda ultima, urlando quanto fulgide
Le fragili opere potevano danzare in verdi anse
Infuriano, infuriano contro il morente bagliore.

I bruti che strinsero e cantarono il sole in volo,
E tardi appresero d’averne afflitto il corso,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.

Gli austeri, morenti, scorgendo con vista cieca
Che gli occhi infermi splendono e gioiscono come bolidi
Infuriano, infuriano contro il morente bagliore.

E tu, padre mio, là sulla triste altura, ti prego,
Condannami, o salvami, ora, con le tue fiere lacrime;
Non andare docile in quella buona notte.
Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.

Grazie all’amico scrittore Lollo che lo scorso ieri al cinematografo con la sua Bella ha scovato questi versi e me ne ha fatto dono, ed oggi qui per tutti noi !

365 giorni, Libroarbitrio

Dylan Thomas ” Il pagliaccio sulla luna”

Roma 11 dicembre 2013

Dylan Thomas

La mie lacrime sono come un quieto turbine
di petali da una certa magica rosa;
e tutto il mio dolore fluisce dalla fessura
di nevi e cieli dimenticati.

Penso che se toccassi la terra,
si sbriciolerebbe,
è così triste e bella,
così trepidamente simile a un sogno.

Poeta gallese, Dylan  Thomas nasce a Swansea nel 1914.
Pubblica la sua prima raccolta nel 1934, Diciotto poesie, con la quale ottiene un immediato riscontro di pubblico.
Questa prima prova poetica, nella potente visionarietà e nel linguaggio ricco di suggestioni metaforiche, rivela il profondo legame di Thomas con le tradizioni culturali celtiche intrise di magia e mistero.
Dal 1945 inizia la sua collaborazione con il Terzo Programma radiofonico della BBC, presso il quale ottiene un grande successo personale con la lettura dei suoi testi.
Nel 1950 viene invitato negli Stati Uniti  per un ciclo di conferenze e letture.
Due anni dopo è di nuovo a New York per discutere con Stravinskij sulla stesura di un libretto d’opera, ma viene colpito da un attacco di delirium tremens e muore all’età di trentanove anni a New York.
Oltre alle poesia giovanili citate, sono interessanti le  raccolte Venticinque poesie,  La mappa dell’amore, Morti e ingressi, in cui elementi visionari si intrecciano ai temi della sessualità, della morte e della religione.
Il divertente libro di racconti autobiografici Ritratto dell’artista da cucciolo è tra le migliori opere di narrativa di Dylan Thomas.

Di seguito quattro incipit di poesie dal tema Disperazione dell’essere :

Orecchi nelle piccole torri sentono
mani raspare alla porta
occhi negli abbaini vedono
le dita alle serrature.
Devo aprire o restare
solo fino al giorno della mia morte
non visto da occhi stranieri…

Troppo fiero per morire, avvilito e cieco morì
nella maniera più oscura, senza prendere commiato,
un freddo, gentile uomo, coraggioso nel suo bruciante orgoglio…

Sopraffatto dal sole, con una mente lacerata
mi soffermo sotto il confessionale di nuvole…

In me dieci paradossi compongono una verità…

A domani

Lié Larousse