Roma 23 giugno 2013
Sparire lontano, dissolvermi, e dimenticare
ciò che tu tra le foglie non hai mai conosciuto:
la stanchezza, la malattia, l’ansia qui,
dove l’uomo siede e ascolta lamenti
dove il tremito scuote i pochi, ultimi capelli grigi,
dove la giovinezza impallidisce
e come uno spettro si consuma e muore,
dove anche il pensare è riempirsi di pena
e regna la disperazione dalle ciglia di piombo,
dove la bellezza non può far brillare i suoi occhi
e l’amore nuovo non li piange oltre il domani.
Via!Via!Volerò da te,
non portato da Bacco e dai suoi leopardi,
ma sulle ali invisibili della poesia,
anche se lenta e dubbiosa la mente indugia:
con te, di certo, tenera è la notte
e forse la luna quale regina sta sul trono
con intorno la schiera delle fate stellate.
Ma qui non c’è alcuna luce,
se non quella che dal cielo le brezze hanno soffiato
attraverso verdeggianti oscurità
e tortuosi sentieri di muschio.
Non posso vedere i fiori ai miei piedi
e neppure il dolce incenso che pende sui rami,
ma nell’oscurità profumata intuisco ogni dolcezza
con cui il mese propizio arricchisce
l’erba, il bosco e l’albero da frutta selvatico,
il biancospino e la rosa canina di campagna,
le viole che presto appassiscono, sotto le foglie,
e la figlia più antica del mese di maggio:
il boccio di rosa muschiata, pieno di vino rugiadoso,
rifugio mormorante d’insetti nelle sere estive.
(…)
Tu non sei nato per morire, uccello immortale!
non ti calpestano generazioni d’affamati.
La tua voce, che sento in questa fugace notte,
già fu ascoltata da re e buffoni:
forse è lo stesso canto che una breccia aprì
nel triste cuore di Ruth, quando malata dio nostalgia
in lacrime restò nel campo straniero;
lo stesso canto che tante volte ha affascinato
magiche finestre aperte sulla schiuma
di mari pericolosi, in incantate terre deserte.
Deserte! Questa parola è come una campana
che da te mi riporta alla mia solitudine.
Addio! La fantasia non può più illudermi,
come si dice faccia quest’elfo ingannevole.
Addio, addio! Il tuo lamentoso canto si perde
oltre i prati, oltre il torrente quieto,
al di là del colle, e ora è sepolto
tra i boschi della vicina valle.
E’ stata una visione? Un sogno a occhi aperti?
Svanita è la musica: ” Sono sveglio o dormo?”
John Keats
da
Ode a un usignolo
A domani
LL