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DIARIO INTERIORE – La Mascherina – Covid-19 una nigredo collettiva – di Sara Teodori

Diario interiore del 13/03/2020 – Tempo di quarantena.

Sara Teodori - La maschrina - fotografia di Sara Teodori

 

La mascherina.

In questo momento storico è il bene più ricercato in assoluto.
Il Santo Graal degli anni duemila.
Tutti la vogliono, tutti la cercano disperatamente,
perché sembra possa essere l’unico mezzo per salvarci.
Ma salvarci da cosa?
Dal Covid-19 o da qualcosa di più profondo, di più radicato?

 La maschera è un simbolo antico, si pensa che fosse in origine un oggetto di difesa con lo scopo di atterrire il nemico. La maschera da guerra, del resto, si può ritenere logicamente derivata dalla pittura del viso e del corpo, la quale non può avere alcuno scopo se non quello di protezione magica. Come non pensare anche ad Halloween e alla tradizione di indossare una maschera spaventosa che allontani gli spiriti cattivi. E forse è questo che tentiamo di fare con le nostre mascherine, tentiamo di atterrire il virus, spaventandolo con la nostra maschera magica.

La Maschera è anche l’oggetto di potere di uno degli Dei/Archetipi più spaventoso dell’olimpo/inconscio collettivo: Ade, il re degli Inferi. La maschera di Ade gli donava l’invisibilità, attraverso la quale poteva esercitare il potere di spogliarsi della propria identità per assumerne diverse altre, così numerose che forse a conti fatti non ne aveva nessuna.  Il vantaggio di indossare di volta in volta una maschera diversa gli forniva l’opportunità di rendersi invisibile e di trasgredire alle regole poiché era consapevole che sarebbe rimasto impunito.  Ade conosce due grandi limiti: quello del tempo imposto dal padre Crono e quello dello spazio espresso simbolicamente dalla madre terra Rea. Essendo però figlio di questi limiti osa trascenderli soprattutto per quanto riguarda il luogo in cui era stato relegato.

E non è forse quello che facciamo noi oggi? La maschera ci sta permettendo di trascendere i limiti del tempo e dello spazio, non dobbiamo andare a lavoro, non dobbiamo uscire, abbiamo un tempo rubato in uno spazio definito su misura per noi, oro prezioso caduto dal cielo (o dagli inferi?) che possiamo utilizzare per fiorire, evolvere e guardare in faccia le nostre ombre.

Ad Ade è stato assegnato il compito di prendersi cura di ciò che viene represso ed occultato, dei segreti, delle vergogne, delle pulsioni oscure, delle emozioni negative, dei rimpianti e delle paure. E noi siamo qui, in pieno regno di Ade, a guardare dritte in faccia le nostre paure, con la nostra mascherina, tentando di allontanarle, tentando di esorcizzarle. E’ un occasione rara per l’umanità, l’occasione di portare a coscienza il marciume, di portare in luce l’occultato, di trasformarlo. Come alchimisti dell’anima, abbiamo la possibilità di affrontare insieme una nigredo collettiva, di morire a noi stessi e rinascere come gli esseri umani che siamo destinati ad essere. Non è un caso che tutto questo stia accadendo poco prima di Pasqua, in tempo di quaresima, in tempo di morte, in tempo di Ade. Se saremo in grado di affrontare collettivamente le nostre zone oscure sarà possibile avviare un globale processo di trasformazione e rinascita, realizzando una conoscenza più profonda di sé. Con grande sforzo ed impegno si possono intravvedere i contorni della ricostruzione della propria identità, della rettificazione e del risanamento. Quindi ritornando alla domanda iniziale, da cosa può salvarci la nostra mascherina per davvero? Da noi stessi, dai condizionamenti che abbiamo, dal bagaglio di sovrastrutture che non riusciamo a lasciare andare e dalla menzogna che ci raccontiamo ogni giorno. Ade attraverso la maschera perde la propria identità per assumere quella del Dio che rappresenta.

Ed è quello che possiamo fare anche noi,
indossare la maschera per perderla
e finalmente identificarci con il divino che è in noi.

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