Roma 12 febbraio 2013
La Filosofia
Con la canzone Voi che ‘ntendendo il terzo ciel movete il poeta Dante Alighieri si rivolge alle intelligenze del terzo cielo, di venere, per confessare l’intima battaglia fra il primo e il secondo amore (una battaglia che drammatizza la vicenda seguita alla morte di Beatrice e narrata nel libello giovanile). La battaglia viene spiegata come l’insorgere di un amore diverso, per una figura allegorica, la filosofia, che ora assorbe tutto l’impegno spirituale del poeta. Di qui la necessità di chiarire” il metodo della lettura allegorica”, che dante trae dalla tradizione esegetica dei testi biblici e dei testi mitologici della classicità. Tale lettura viene ridotta a quattro tipi fondamentali, a seconda dei sensi contenuti nel testo:
il senso letterale, che appare alla superficie delle scritture;
l’allegorico propriamente detto, contenuto anche nei miti classici, e riguardante le verità di ordine filosofico nascoste sotto il velo del racconto;
il senso morale,che si ricava dalle intenzioni edificanti di un testo, come in certi racconti esemplari e in certe parabole evangeliche;
il senso anagogico, che appartiene propriamente ai testi della rivelazione e nasconde sotto veli storici verità sopracelesti;
gli argomenti scientifici che Dante ha modo di esporre prendendo spunto dalla canzone riguardano soprattutto l’ordine del mondo visibile, perché su di esso ha competenza la scienza filosofica, e questa riconosce i suoi maestri nei sapienti dell’antichità, soprattutto in Aristotele, e nei suoi commentatori scolastici. Così a proposito di “cielo” Dante espone la teoria cosmologica dei dieci cieli comparando ciascun cielo alle arti e alle scienze coltivate dall’uomo: le sette arti liberali, più la fisica e la metafisica, l’etica e le scienze divine. Ma la “filosofia” tendeva ad assumere per Dante un ambito più vasto, tendeva cioè ad includere l’ordine delle cose sovrasensibili e quindi a diventare difficilmente comprensibile con gli strumenti a disposizione dell’uomo. Ciò si riflette da una canzone originariamente concepita come allegorica Amor che ne la mente mi ragiona verso l’esaltazione di una donna gentile dotata di bellezza sovrumana, di fronte alla quale il poeta non può che riconoscere il proprio limite. La difficoltà di sciogliere alcuni più sottili problemi di ordine filosofico, la difficoltà della filosofia quando affronta più alti veri, si traduce allegoricamente nella figurazione di una donna orgogliosa e irraggiungibile, ed è il problema stesso dei limiti umani di fronte alla verità.
A domani
LL