Roma 30 settembre 2013
Il filosofo , storico e critico letterario italiano Benedetto Croce visse come libero scrittore, senza neppure tentare la via dell’insegnamento accademico.
L’assenza di necessità materiali, il raggiunto prestigio internazionale e una indubbia quota di coraggio gli permisero di mantenersi indipendente nel ventennio fascista, durante il quale continuò a professare senza nascondere la sua fede liberale, finendo con il diventare un simbolo vivente delle aspirazioni democratiche del popolo italiano.
Questa insofferenza verso ogni intimidazione intellettuale portò alla rottura dell’amicizia con Giovanni Gentile, filosofo e ministro della Pubblica Istruzione durante la dittatura, cui seguì una lunga scia di polemiche.
Dopo l’iniziale interesse per una discussione critica del Marxismo, sotto l’influsso del filosofo hegelo-marxista Antonio Labriola, la riflessione di Croce si concentrò attorno alla nozione di Storicismo, tentando di approfondire in modo-critico la dottrina inaugurata da Hegel secondo cui l’intera realtà è riconducibile alla storia ed egli stesso disse: ” leggere Hegel è un dibattito con la mia propria coscienza”.
Questo approccio idealistico e tardo-hegeliano alla filosofia ebbe notevole influenza sulla cultura italiana nella prima metà del Novecento, ma a partire dal secondo dopoguerra perse progressivamente mordente e prestigio.
Fra le numerosissime opere vi ho segnalato queste:
Logica come scienza del concetto puro;
La filosofia di Giambattista Vico;
Saggio su Hegel;
Breviario di estetica;
La filosofia dello spirito;
La storia come pensiero e come azione;
A domani
LL
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