365 giorni, Libroarbitrio

Charles Bukowski per Carl Weissner “Il Brocco” tratto da conversazioni su di un’alata creatura

Bukowski

lei non fa per te, amico,
non è il tuo tipo
l’hanno annientata
l’hanno consumata
ha preso tutte le abitudini
sbagliate,
mi disse
tra una corsa e l’altra.

scommetterò sul cavallo
numero 4, gli dissi
be’, solo che mi
piacerebbe farle
risalire la corrente
puoi pure dire, salvarla.

non puoi salvarla, disse,
hai 55 anni, non hai il modo di fare.
scommetterò sul cavallo numero 6.
non sarai tu a
salvarla.

chi può salvarla? chiesi.
non credo che il 6 abbia delle
possibilità, mi piace il 4.

quella ha bisogno di qualcuno che la sbatta
al muro, disse,
che la prenda a calci in culo, le piacerebbe
un mondo. se ne starebbe a casa a
lavare i piatti.
il 6 ha delle buone
possibilità di vincere.

non sono bravo a picchiare le donne,
dissi.

scordatela allora, mi disse.

è dura, dissi.

si alzò e scommise sul 6
e io mi alzai e scommisi sul 4.
vinse il 5
per 3 lunghezze
dato 15 a 1.

ha i capelli rossi
come i fulmini del cielo,
dissi.

scordatela, mi disse.

stracciammo le ricevute
e fissammo il laghetto
al centro della pista.

sarebbe stato
un lungo pomeriggio
per tutti e due.

 

365 giorni, Libroarbitrio

Dal “Manifesto del futurismo”

Roma 22 settembre 2013

 

Le figaro 20 febbraio 1909

  1. Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.
  2. Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.
  3. La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità pensosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.
  4. Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova; la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall’alito esplosivo… un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia.
  5. Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta ideale attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.
  6. Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e munificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.
  7. Non v’è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all’uomo.
  8. Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto, poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.
  9. Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna.
  10. Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie, e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica e utilitaria.
  11. Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro, dal piacere o dalla sommossa: canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne; canteremo il vibrante fervore notturno degli arsenali e dei cantieri, incendiati da violente lune elettriche; le stazioni ingorde, divoratrici di serpi che fumano; le officine appese alle nuvole per i contorti fili dei loro fumi; i ponti simili a ginnasti giganti che scavalcano i fiumi, balenanti al sole con un luccichio di coltelli; i piroscafi avventurosi che fiutano l’orizzonte, e le locomotive dall’ampio petto, che scalpitano sulle rotaie, come enormi cavalli d’acciaio imbrigliati di tubi, e il volo scivolante degli aeroplani, la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta.

È dall’Italia che noi lanciamo per il mondo questo nostro manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il FUTURISMO perché vogliamo liberare questo paese dalla sua fetida cancrena di professori, d’archeologi, di ciceroni e d’antiquari. Già per troppo tempo l’Italia è stata un mercato di rigattieri. Noi vogliamo liberarla dagli innumerevoli musei che la coprono tutta di cimiteri.

Filippo Tommaso Marinetti

 

Potete leggerlo anche su:  Teoria e invenzione futurista, Mondadori, 1983

A domani

LL