365 giorni, Libroarbitrio

Il “Sensismo”

Roma 29 maggio 2013

Dalla lettura di ieri, in merito al filosofo Condillac e la sua teoria che tutte le facoltà umane derivano “tutte” dalla sensazione, abbiamo studiato che quest’ultimo  ha contribuito con i suoi studi  ad apportare una nuova visione della dottrina filosofica, questa dottrina è conosciuta con il nome di  sensismo.

Tale dottrina considera ogni contenuto della mente il prodotto, più o meno raffinato, della sensazione.

La conoscenza, in altri termini, si riduce al sentire e alle operazioni di trasformazione operate dalla mente sui contenuti della percezione.

Le capacità psicologiche che chiamiamo intelligenza, memoria, attenzione, giudizio, non richiedono la presenza di alcun particolare o specifico principio.

Dopo essere stato sostenuto nell’antichità dai sofisti, il Sensismo è stato modernamente riproposto da Telesio, Campanella  e soprattutto come stiamo leggendo da Condillac, che della dimostrazione di questo principio fece la ragione stessa del suo filosofare.

A domani

LL

 

Spunto di lettura:

Antologia di Filosofia
Demetra editore

365 giorni, Libroarbitrio

Condillac e “il saggio sull’origine della conoscenza”

Roma 28 maggio 2013

Etienne Bonnot, poi abate di Condillac, fu un rappresentante della cultura illuministica.

A metà del Settecento abbandonò gli interessi teologici per dedicarsi pienamente allo studio della filosofia.

Entra così in contatto con i maggiori esponenti del suo tempo: Diderot, Rousseau, D’Alembert, e nel 1746  scrisse Il saggio sull’origine della conoscenza, la sua opera più importante, in cui enunciò la celebre ipotesi della statua.

I suoi interessi per i fenomeni della sensazione lo portano, assieme a Berkeley e a Diderot, alla partecipazione su discussioni sorte a seguito dei primi interventi chirurgici di cataratta, che riproponevano in modo nuovo gli antichi problemi relativi alla visione.

Nel 1758 lo accusano di eresia e ateismo, per tale avvenimento si vede costretto ad abbandonare Parigi per stabilirsi a Parma. Durante il periodo “italiano”, durato dieci anni, lavora presso Ferdinando di Borbone, esercitando un notevole influsso sugli intellettuali italiani.

Tornato a Parigi, si ritira nella sua dimora, un castello di famiglia sulla Loira.

Questi saranno gli ultimi anni di studio,  approfondirà argomentazioni sulla scienza dell’economia, dell’agricola, della pedagogia e della logica.

A domani

LL