365 giorni, Libroarbitrio

Poesia Seicentesca

Roma 1 aprile 2013

Le categorie assolute che interpretano tutto il presunto spirito di un’epoca sono sempre ingannevoli e, nella migliore delle ipotesi, possono tutt’al più definire e descrivere soltanto alcune forme di linguaggio, non la concreta opera né la singola personalità e nemmeno le precise tendenze storiche. Per la lirica, cioè per quel genere nel quale le forme letterarie hanno avuto un valore in un certo modo preminente e autonomo, spesso astratto se non vuoto, occorre precisare e stabilire alcune caratteristiche comuni di linguaggio. La linea che passa, pur modificandosi, attraverso il primo ed il secondo Seicento e attraverso la stessa contrapposizione di marinismo e di antimarinismo è quella del  concettismo, cioè di un sistema, di una combinazione, di un metodo di rapporti metaforici.

Non tutti gli scrittori del Seicento la seguono, ma tutti, e in particolar modo quelli che scrivono in versi, si pongono dinnanzi a questo problema.

Il concettismo è certo una componente nella quale non si risolve  tutta la lirica del Seicento e nondimeno questo riferimento, piuttosto che non un’analogia di valori culturali e morali, può, se non unire, avvicinare alcuni autori pure distinti come il Marino  e il Chiabrera.

A domani

LL