365 giorni, Libroarbitrio

Reminiscenze – Tudor Arghezi

Era lei - opera di Elisa Anfuso

Vengono, eccoli, sempre da soli
verso di me tutti i frantumi,
briciole slabbrate ed intere
di cose che stenti a capire.
Sono come li ho dimenticati
da quando si sono addormentati:
un vecchio cimitero di bambole.
Ora cominciano a muoversi,
a prendere corpo dall’ombra
e da un brusio come d’alveare,
e si ricompongono a poco a poco.
Zoccoli con aureola d’angelo,
frammenti di icone che serbano, a rimorso,
di benedizione una traccia e maledizione,
una lacrima fissata in pittura,
una mano ferita, uno sguardo,
a campane, pare, lontane,
e qualche pagina di libro.
Un coccio risuscita un’anfora rotta.
Stormisce anche l’edera morta
e a una a una, destandosi, le voci spente
mormorano pare e pare che ridano.
Mi vedo ora convitato alla Cena,
ora centurione nella persecuzione.
Provo di nuovo la camicia d’allora,
stretta, con una ferita d’allora,
e dimenticata
nel cuore del tempo, silenziosa.
E se porto la mano allo squarcio
di non so quale lotta,
mi scivola molle sul sangue.
Là si raccoglie
tutto ciò che da sé si aduna,
frammenti di scrittura e schegge di luna.
Non posso ingannarmi.
Il gelo mi brucia: un blocco d’argento,
e nella nebbia le dita
diventano sopra le unghie carbone di ghiaccio.

365 giorni, Libroarbitrio

Sole d’estate – Grazia Deledda

the wind knocked

e tra una foglia e l’altra
innumerevoli frutti piccoli e scarlatti,
che sembrano duri
e invece a mangiarli sono dolci e teneri,
d’una tenerezza un po’ resistente
che si prolunga,
che si fa succhiare,
si cede a poco a poco
per farsi meglio godere.
E’ l’albero delle giuggiole.

365 giorni, Libroarbitrio

“Febbre” Sylvia Plath

Paura? Cosa vuol dire?

L. abeille

Le lingue dell’Inferno
sono ottuse, ottuse come la tripla
lingua dell’ottuso, grasso Cerbero
che anela sulla porta. Incapace
di sanare leccandolo l’infiammato
tendine, il peccato, il peccato.
Sfrigola l’esca da fuoco
l’indelebile puzza
di candela soffocata!
Si srotolano, o amore, i bassi fumi
da me come le sciarpe di Isadora, ho terrore
che una mi accalappi, mi ancori alla ruota.

Amore mio, ho passato
tutta la notte annaspando
fra lenzuola grevi come il bacio d’un perverso.

Penso che sto sollevandomi
forse mi librerò –
I grani di ardente metallo volano e io, amore, io
sono una pura
Vergine d’acetilene
con una scorta di rose,
di baci, di cherubini
di tutto che esprimono queste rosee cose…

365 giorni, Libroarbitrio

“Mattino nella casa bruciata” Margaret Atwood

Surreal Katerina PlotnikovaTristi angeli di marmo
covano come galline
su nidi erbosi
dove nulla si schiude.

Gli angeli si potrebbero definire volgari
o spietati,
a seconda dell’angolazione della macchina fotografica

Ogni volta, naturalmente, raccolgo un fiore o due
e lo infilo nella Bibbia dell’albergo
come souvenir.

Sono umana anch’io, come te.

365 giorni, Libroarbitrio

“La Casa di Dio” Henrik Nordbrandt

Lié disegno 2008

“Avevo afferrato un lembo di Dio nel vuoto
ma la mia mano scivolò”
Matteo 9,20

<<Ana ‘al haqq>>, dicono i sufi:
<<Io sono Dio>>. E questo
è per loro il massimo riconoscimento,
perché Dio creò il Mondo
come un mondo di specchi
nel quale ammirare la propria bellezza.

Quando lo vedo consegnare
una delle sue solite spiritosaggini
in forma di <<News Week>>,
una vedova che fruga nei secchi della spazzatura
in cerca di qualcosa di commestibile
o un gattino
che i bambini di sei anni del paese
hanno abbandonato alla morte per inedia,
mi convinco che
Dio è un umorista, non un esteta.

E quando rido, la casa ride
dieci volte più forte
e continua a lungo dopo che io ho smesso.

Sei proprio una canaglia, Dio.
Rimani quello che sei.

365 giorni, Libroarbitrio

“Le relazioni pericolose” Laclos

Screen-Shot-12-05- Veleno

“Nel mio cammino,
tra la prudenza e la timidezza;
che, soprattutto, io,

possa temere un uomo al punto di non vedere altra salvezza che nella fuga?
No! Mai.
Bisogna vincere o perire.
Io voglio lui; lui vuole farlo sapere, ma non lo farà:
ecco in due parole il nostro romanzo.” 

365 giorni, Libroarbitrio

“Nuda ma dipinta” Luciano Folgore

Hielo Natalia Deprina

E questo lungo desiderio di godere
è una zattera di felci,
che mi trasporta, su liquidità verdi,
in un fresco pellegrinaggio
verso una città di alberi.
Ciglia socchiuse.
Lampada verde del sole.
La mia casa sarà d’ora di giunchi
e gli uomini saranno forse
piccoli fili d’erba
con goccioline di rugiada.

365 giorni, Libroarbitrio

un giorno come un altro – L.L.

passione

Opera pittorica di Roberto Ferri 

26 aprile

Sguardi che compaiono
da vicoli come cunicoli.
Mentre stanze segrete consumano
rimembranze di battaglie sconosciute.
E’ notte. E vorrei fosse presto giorno.
E’ giorno. E prego perché la notte accorra a proteggermi
oscurando. 

Dio. Non puoi salvare.
Nessuno. Da se stesso. Di se stesso.

Dio non risanerai mai i tuoi feriti.

I tuoi figli.
Io tua figlia.
Non puoi riparare un danno già compiuto da genitori egoisti, ex corrotti, persecutori, povertà, depressione o semplicemente squilibrio chimico.
Io.Non riesco ad annullare ferite psichiche, fasciare vecchie cicatrici, mandar via antichi lividi con un bacio. Non riesco a mandar via il dolore. Zittire le voci nella sua testa, nella mia, in quella della gente.
Non sarò mai in grado di salvare gli oppressori dall’opporsi a un mondo che hanno preso ad odiare. Troveranno sempre il modo di ricominciare da dove i prepotenti hanno lasciato perdere. Diventeranno loro i più prepotenti. Faranno diventare me il nemico. Io sono il nemico ora. E tu dove ti sei perso Dio? Non lo vedi che non ci riesco, che sola non ce la faccio? Non importa quanto sono convinta di aver fatto davvero ogni cosa in mio potere per dimostrare la mia indifferenza, e mentre agogno il tuo sconfinato sostegno per non morire, imparo che non potrò mai salvare un miserabile bastardo da se stesso.
E’ un muro di fuoco in continua espansione e nella sua scia si abbevera della mia acqua, si sta nutrendo di me, la mia energia, i colori stanno sbiadendo ad ogni sua sorsata, e alla fine ucciderà la mia anima.
Sarò nulla.
Non sarà soddisfatto finché non sarò miserabile quanto lui.
E a questo punto il disprezzo sarà un perpetuarsi dietro cancelli altrui, mosaici di celle senza serrature per la via d’uscita.
Una volta sconfinata lì sarà di fatto impossibile per me pattuire una tregua.
Non importa più l’età del tempo, né il male del tempo.
Non gli importa più nulla di nulla, se non.
Mangiarmi.
Spolparmi viva.
Tormentata.
Immobilizzata come un fermo immagine incrinato e intrappolato dentro un proiettore rotto.
Frustata dal suo vuoto spazio interiore d’occhi acidi al di là la tragedia, il mio stesso senso d’impotenza. Vicolo cieco. Aggrappare le mani attorno filo spinato, e percuoterlo percossa.
Infuriata per la colpa, per le stronzate idealizzate nelle mente.
Insistere resistendo alla lotta.
Inspira lentamente.
Voglia di tirare calci, schiacciargli la faccia, fracassargli la testa.
Espira.
Labbra gonfie. Le mie. Anche i denti mi fanno male.
Mi resta di succhiare caffeina e codeina da una cannuccia.
Si vaporizzeranno i lividi.
– Le ossessioni vanno uccise per farle sparire definitivamente – , m’ha sussurrato all’orecchio umettato dalla sua saliva.
Ora fisso fronde d’alberi. Platani. Appaiono molli. Riversi. Come salici ma senza pianto.
Intanto bisogna pregare per la resurrezione in un’anonima chiesetta.
Per la redenzione.
Un angelo tenebroso cadrà giù dal cielo per me.
Brillanti sogni compro messi in intossicazioni pericolose per la mia salute mentale boccioli selvatici bagnati d’acqua santa.
Amen.

L.L.

365 giorni, Libroarbitrio

“Se io fossi un angelo” Lucio Dalla

Se io fossi un angelo
chissà cosa farei
alto, biondo, invisibile
che bello che sarei
e che coraggio avrei
sfruttandomi al massimo
è chiaro che volerei
zingaro libero
tutto il mondo girerei
andrei in Afganistan
e più giù in Sudafrica
a parlare con l’America
e se non mi abbattono
anche coi russi parlerei
angelo se io fossi un angelo
con lo sguardo biblico li fisserei
vi do due ore, due ore al massimo
poi sulla testa vi piscerei
sui vostri traffici,
sui vostri dollari,
sulle vostre belle fabbriche
di missili, di missili
se io fossi un angelo,
non starei mai nelle processioni
nelle scatole dei presepi
starei seduto fumando una Marlboro
al dolce fresco delle siepi
sarei un buon angelo, parlerei con Dio
gli ubbidirei amandolo a modo mio
gli parlerei a modo mio e gli direi
“Cosa vuoi da me tu”
“I potenti che mascalzoni e tu cosa fai li perdoni”
ma allora sbagli anche tu
ma poi non parlerei più
un angelo non sarei più un angelo
se con un calcio mi buttano giù
al massimo sarei un diavolo
e francamente questo non mi va
ma poi l’inferno cos’è
a parte il caldo che fa
non è poi diverso da qui
perché io sento che, son sicuro che
io so che gli angeli sono milioni di milioni
e non li vedi nei cieli ma tra gli uomini
sono i più poveri e i più soli
quelli presi tra le reti
e se tra gli uomini nascesse ancora Dio
gli ubbidirei amandolo a modo mio
a modo mio…